Nucleare, blackout fra istituzioni e cittadini

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Perché, nonostante un motivato documento che esprimeva parere contrario al programma per la gestione dei rifiuti radioattivi, né la Regione né i Comuni abbiano inteso avvisare la cittadinanza che era in corso l’attività di individuazione dei siti da destinare a Deposito nazionale?

Deposito Nazionale per i rifiuti radioattivi: quanto è vero che presidenti di Regioni ed amministratori locali non ne sapessero nulla prima del 5 gennaio scorso? E quindi chi c’era in Conferenza Unificata Stato-Regioni-Autonomie locali quando si è discusso lo schema di decreto del presidente del Consiglio dei ministri di approvazione del programma nazionale per la gestione del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi? E chi ha sottoscritto il documento con cui unanimemente le Regioni hanno espresso parere negativo sullo stesso programma?

Era il 1° agosto del 2019, il governo Conte giallo-verde era agli sgoccioli e la pandemia non era all’orizzonte. La Conferenza Unificata, presieduta dal ministro per gli Affari regionali, la leghista Erika Stefani, ha in esame il decreto, prima citato, proposto dal ministero per lo Sviluppo economico e dal ministero dell’Ambiente e l’allegato, il programma, appunto, è composto da 57 pagine. Le Regioni e l’Anci avevano chiesto ed ottenuto una settimana in più per analizzarlo anche perché lì dentro si affrontava la questione relativa alla procedura di localizzazione del deposito nazionale per i rifiuti radioattivi. Alla fine della seduta, la Conferenza ha espresso il parere, obbligatorio ma non vincolante, con la contrarietà unanime delle Regioni e con l’assenso dell’Anci e dell’Upi subordinato al recepimento di alcuni emendamenti.

Le motivazioni con cui le Regioni hanno espresso il dissenso si leggono nell’allegato «A» al parere. È stato contestato che i rilievi formulati in sede di Valutazione ambientale strategica (Vas) del programma non fossero state accolte e che «il Programma nel suo complesso presenta forti elementi di incoerenza, nella misura in cui non fornisce alcuna risposta in merito alle modalità con cui garantire il raggiungimento dell’obiettivo n. 4 del Programma, ovvero quello di localizzare, costruire ed esercire il Deposito nazionale destinato ad accogliere i rifiuti radioattivi generati nel territorio nazionale […]».

Inoltre le Regioni hanno lamentato che «i forti ritardi nella conduzione di tale processo, che vede come attività propedeutica la redazione della Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (Cnapi), sembrerebbero precludere il rispetto delle tempistiche indicate nel Programma per la realizzazione ed entrata in esercizio del Deposito nazionale, fatto che comporterebbe tutta una serie di conseguenze per la gestione dei rifiuti radioattivi a livello nazionale».

Sempre le Regioni hanno evidenziato che «la Vas del Programma non ha affrontato gli aspetti relativi alla localizzazione del sito in quanto oggetto di altro procedimento» e che «la prevista attivazione di una procedura di Via è rinviata ad un momento successivo a quello dell’individuazione del sito destinato ad accogliere i rifiuti radioattivi».

Varie altre criticità sono state rilevate nel documento delle Regioni ed in quello dell’Anci, sempre in ordine alla formazione della Cnapi ed all’individuazione del sito di Deposito nazionale. Sta di fatto che Conte ha firmato il Dpcm di approvazione del programma poi pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’11 dicembre 2019.

Le Regioni e le Autonomie locali sapevano, quindi, che, come scritto nel programma, si stava lavorando all’individuazione dei siti per ospitare il Deposito nazionale tanto da chiedere che tale azione fosse parte integrante del programma stesso. Ci si chiede, quindi, se da agosto 2019, oppure da dicembre 2019, la Regione Puglia e le Autonomie locali pugliesi abbiano incalzato il governo e Sogin per collaborare nella definizione della Cnapi dei cui lavori in corso erano evidentemente a conoscenza. E ci si chiede pure perché, nonostante un motivato documento che esprimeva parere contrario al programma per la gestione dei rifiuti radioattivi, né la Regione né i Comuni abbiano inteso avvisare la cittadinanza che era in corso l’attività di individuazione dei siti da destinare a Deposito nazionale.

 

Fabio Modesti