Puglia masochista, il Piano casa non tutela il territorio

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Non è la prima volta che il Consiglio regionale pugliese legifera in contrasto con le norme di tutela paesaggistica ed ambientale. Come le modifiche alla legge regionale sul turismo rurale, le norme per l’istituzione del parco regionale di Costa Ripagnola nonché parte di quelle relative al revamping degli impianti di produzione energetica da fonti rinnovabili. E quando si è arrivati in giudizio davanti alla Consulta, la Puglia ha avuto sempre la peggio

La Regione Puglia rischia di instaurare un nuovo conflitto con lo Stato ed ancora con il ministero per i Beni culturali (Mibact); la norma che proroga il Piano casa (che Piano non è), inserita nella legge regionale di bilancio 2021, violerebbe le disposizioni di tutela del territorio contenute nel vigente Piano paesaggistico (Pptr) approvato d’intesa con lo stesso Ministero.

La sensazione del comune cittadino è che ci sia da parte del Consiglio regionale pugliese una sorta di coazione a ripetere in tema di edilizia in rapporto alle norme di tutela del paesaggio. Il Mibact, vedremo se il governo confermerà, imputa alla Regione di utilizzare la proroga dell’efficacia della legge del 2009 «straordinaria e urgente» a sostegno dell’attività edilizia e per il miglioramento della qualità del patrimonio edilizio residenziale (cioè il «Piano casa») come un grimaldello per scardinare il Pptr.

Consentendo di intervenire con aumenti di volumetrie anche in aree sottoposte a vincolo paesaggistico individuate mediante una semplice deliberazione di Consiglio comunale, la legge pugliese «introduce invece una modifica unilaterale della disciplina di tutela prevista dal Pptr e dalle sue Nta [norme tecniche di attuazione, N.d.R.], la cui revisione può avvenire esclusivamente nel rispetto dei presupposti e delle modalità previsti dall’articolo 3 dell’Accordo di copianificazione, sottoscritto congiuntamente con questo Ministero il 16 gennaio 2015, ai sensi dell’articolo 143, comma 2, del Codice di settore».

Non è la prima volta, dicevamo, che il Consiglio regionale pugliese legifera in contrasto con le norme di tutela paesaggistica ed ambientale. Si ricordano, tra le ultime, le modifiche alla legge regionale sul turismo rurale, le norme per l’istituzione del parco regionale di Costa Ripagnola nonché parte di quelle relative al revamping degli impianti di produzione energetica da fonti rinnovabili. Quando si è arrivati in giudizio davanti alla Consulta, la Puglia ha avuto sempre la peggio. Ed è bene rammentare che le sentenze della Corte Costituzionale hanno effetto retroattivo, fatte salve eventuali limitazioni che a tale effetto la Corte vorrà dare.

A leggere la nota con la quale il Mibact ha chiesto al Governo l’impugnazione della norma regionale, appare evidente che lo stesso Ministero abbia agito più che tardivamente perché questa è solo l’ultima di una lunga serie di norme analoghe. Ma la tardività probabilmente non avrà rilievo in un eventuale giudizio. Di più, le precedenti proroghe hanno anche allargato a dismisura le maglie di intervento del Piano casa arrivando a determinare stabili misure urbanistiche che però agiscono al di fuori di qualsiasi pianificazione.

Una tendenza alla deroga urbanistica che viene da lontano e che determina zero trasparenza e danni certi al territorio. Tanto più che ad oggi non esiste alcun monitoraggio sugli effetti prodotti dal cosiddetto Piano casa pur se la stessa legge prescrive che ogni anno «i Comuni approvano un rapporto sullo stato di attuazione delle presente legge all’interno del territorio comunale e lo trasmettono alla Regione».

Tale modo di procedere espone i Comuni al rilascio di assensi viziati in balìa di scelte al di fuori di ogni pianificazione e, quindi, della partecipazione pubblica alle scelte urbanistiche mentre la Regione neanche valuta gli impatti che la propria legislazione determina.

Cosa resta da fare al Consiglio regionale per evitare un’altra brutta figura? Cancellare del tutto quella che è divenuta una pessima legge che produce interventi al di fuori di qualsiasi pianificazione; facilitare l’adeguamento dei piani urbanistici alle norme di tutela paesaggistica ed ambientale premiando, con le norme di piano, gli interventi sul patrimonio edilizio esistente; accompagnare i Comuni in un percorso virtuoso di risanamento urbanistico per fermare il consumo di suolo.

Fuori da questo vi è confusione e poca trasparenza a spregio di quanto avviene, nella gestione del territorio, nei Paesi di tradizione liberale.

 

Fabio Modesti