Trento, il Comune paga chi andrà al lavoro in bici

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(Adnkronos) – Pedalare per andare al lavoro non è mai stato così piacevole quanto a Trento. Il capoluogo del Trentino-Alto Adige, infatti, ha deciso di sperimentare una forma di mobilità più sostenibile incentivando economicamente dipendenti pubblici, privati e studenti. ‘Bike to work’ è il nome del progetto che vede coinvolti 150 dipendenti comunali che riceveranno 25 centesimi per ogni chilometro percorso. Il programma sperimentale vuole incentivare l’utilizzo della bicicletta per percorsi quotidiani come il tragitto dalla propria abitazione al posto di lavoro. Lo scopo è quello di individuare le strade che necessitano di un intervento, per adeguarle alla mobilità dolce. Tra gli obiettivi, anche quello di ridurre l’inquinamento e la congestione di macchine nelle ore più critiche del traffico. Ai dipendenti che si recheranno a lavoro con una bici saranno assegnati dei bonus, come uno sconto sull’abbonamento ai mezzi. Un’applicazione traccerà il percorso svolto. L’importo massimo sarà di 2 euro giornalieri e 20 euro al mese. Una classifica dei ciclisti sancirà ulteriori premi. I primi sette classificati otterranno un premio da 20 a 50 euro.  La sperimentazione avrà una durata di sei mesi in modo tale da monitorare le strade con il maggior flusso di bici, per fasce orarie e periodo dell’anno, e renderle più sicure alla mobilità dolce.  “Per l’iniziativa sono stati stanziati 36 mila euro: una parte di questi saranno utilizzati per affidare ad un operatore esterno la realizzazione e la gestione del sistema dedicato al monitoraggio e alla certificazione dei chilometri percorsi, invece l’altra parte per l’erogazione dei premi economici”, si legge nella nota comunale di presentazione dell’iniziativa.  Come riportato su Repubblica, inoltre, avrebbero già aderito 798 dipendenti del Comune (oltre il 70%), mentre sono 32 le aziende private che hanno predisposto il piano spostamenti casa-lavoro: 18 di loro hanno siglato un accordo con l'amministrazione. Si tratta quindi di un progetto che ha coinvolto 9mila lavoratori e i 15.761 studenti dell'Università di Trento, partner dell'iniziativa. —sostenibilitawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

La Primavera dei diritti a Bari

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Una grande rassegna internazionale che si svilupperà attraverso concerti, spettacoli teatrali e di danza, performance, lezioni sui diritti, meeting, video, percorsi gastronomici, mostre e tanto altro

I lavori del futuro secondo Linkedin: il Sustainability specialist, chi è e cosa fa

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(Adnkronos) – ‘Sustainability specialist’ è uno dei nuovi lavori più richiesti al momento. A confermarlo è la piattaforma LinkedIn che ha reso nota una classifica relativa alle 15 professioni “del futuro” e sulle quali si sta spingendo molto in direzione di nuove competenze e attitudini. Posizionata al quarto posto, la professione di ‘Sustainability specialist’ è una delle professioni con un alto tasso di donne occupate e che nelle grandi città come Milano e Roma è tra le più ricercate.  I sustainability specialist creano, supervisionano e implementano strategie volte al raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità delle organizzazioni. Richiesti dall’Unione europea, tali obiettivi sono al centro di una sfida che vede interessi privati e pubblici, sociali, umanitari, in gioco.  Le competenze necessarie prevedono principalmente la rendicontazione di sostenibilità, la capacità di posizionarsi in un contesto di consulenza volto ad uno sviluppo sostenibile delle pratiche aziendali e del core business di una realtà piccola o grande che sia.  Secondo quanto riportato da LinkedIn, in merito, i settori più rappresentati sono quelli relativi alla ‘Consulenza di servizi aziendali, ‘Produzione di macchinari’, ‘Fabbricazione di mezzi di trasporto’. La distribuzione per genere vede impiegate per un 65% le donne e per il restante 35% gli uomini. Per raggiungere un livello di appetibilità da parte delle aziende, è richiesto al sustainability specialist almeno un grado di competenza medio, pari a 2,8 anni in ruoli precedenti analoghi e affini.  Si tratta di ruoli che comprendono il project management, la consulenza ambientale, l’analisi del business. La possibilità di lavorare da remoto è alquanto bassa. LinkedIn riporta quasi un 5%.  Questa posizione lavorativa è la dimostrazione di un mutamento in corso nel mondo del lavoro. Da come e dove svolgiamo la nostra attività alle competenze necessarie per avere una marcia in più. Le skills sono cambiate, le metodologie e gli obiettivi anche. Complice di questo cambiamento è l’automazione e l’intelligenza artificiale.  “Con il 61% dei professionisti italiani in cerca di una nuova occupazione nel 2024, il nuovo anno rappresenta un’opportunità per un nuovo inizio – si legge nella nota LinkedIn -. È qui che entra in gioco l’elenco dei lavori in crescita, che utilizza i dati esclusivi di LinkedIn per classificare le 15 occupazioni in più rapida ascesa negli ultimi cinque anni. La classifica svela le tendenze che definiscono il futuro della forza lavoro e ti offre informazioni utili sulle nuove opportunità, che tu voglia cambiare professione, rientrare a lavoro o investire in competenze per rendere la tua carriera pronta alle sfide del futuro”.  La classifica:  —sostenibilitawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Africa, un tributo per immagini

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Per la prima volta in Europa le fotografie di Carol Beckwith e Angela Fisher

«Colours at the end of the world» conquista l’Ecovisionfestival 2009

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Il film di Ale Corte si aggiudica i 20mila euro del Gran Premio Fondazione Banco di Sicilia – Ecovisionfestival 2009

Recuperare sul Gargano i luoghi della biodiversità

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Una storia che si svolge in un piccolo triangolo di terra e in un arco temporale lunghissimo; una storia che riguarda cedri e limoni, i primi pomi citrini che abbia mai conosciuto l’Europa prorompendo con la scoperta di un arancio amaro prima e poi dolce, che non pochi grattacapi ha provocato per le scienze naturali, soprattutto la botanica

>>> Scaricate qui il volume (Pdf) <<<

Quando la vita finisce. La sostenibilità morale dell’eutanasia

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di James Rachels, edizione Sonda

Pagine: 262 | Costo ?: 18.00

Scritto dal filosofo americano James Rachels «Quando la vita finisce» è un testo che Armando Massarenti che ne firma la presentazione, definisce «una pietra miliare della letteratura in difesa dell’eutanasia».
È un saggio ricco di casi che interpellano direttamente la coscienza di ciascun lettore.
Siamo posti dinanzi a una serie di questioni morali e nascono dubbi e domande, la prima, la più radicale è cos’è vita? Prima di parlare del divieto di uccidere bisogna domandarci cosa intendiamo con la parola «vita». Rachels offre un’argomentazione che chiarisce il suo punto di vista, lasciamolo parlare: «esiste una differenza tra avere una vita e semplicemente essere vivi… essere vivi, in senso biologico, è relativamente poco importante. La nostra vita, al contrario, è immensamente importante: è la somma delle nostre aspirazioni, decisioni, attività, progetti e relazioni umane».
Secondo l’autore «la distinzione tra essere vivi e avere una vita non è stata presa nella debita considerazione né nella tradizione orientale né in quella occidentale». Egli offre anche una reinterpretazione del concetto di sacralità della vita che, secondo lui, dovrebbe essere inteso come «protezione delle vite in senso biografico, e non puramente della vita in senso biologico».
Ci viene proposto, tra i tanti, il caso drammatico di un malato terminale(pag. 52) Matthew Donnelly.
Mentre l’autore racconta la vicenda di Donnelly si pone e ci pone delle domande.
Questa storia è emblematica e riporta alla mente il film «Million dollar baby» di Clint Eastwood.
Cosa faremmo noi di fronte ad una persona cara che ci chiede di metter fine alle sue atroci sofferenze?
Secondo la morale tradizionale cristiana nessuno può «impersonare Dio» e decidere di mettere la parola fine all’esistenza di un uomo. Però come acutamente osservava nel 1700 David Hume «Se disporre della vita umana fosse una prerogativa peculiare dell’Onnipotente, al punto che per gli uomini disporre della propria vita fosse un’usurpazione dei suoi diritti, sarebbe ugualmente criminoso salvare o preservare la vita». Alle parole del filosofo si aggiungono quelle dell’autore: «Se togliere la vita è proibito perché solo Dio ha il diritto di determinare quanto una persona vivrà, allora anche salvare la vita dovrebbe essere proibito per la stessa ragione. Dovremmo quindi abolire la pratica della medicina».
La filosofia morale deve, secondo Rachels, riflettere su questioni etiche pratiche, aiutare a «pensare in modo concreto». In questo libro infatti ci sono argomentazioni, confutazioni che conducono a ragionare su un tema complesso e delicato come quello dell’eutanasia. C’è differenza tra eutanasia attiva e passiva? Esistono dei casi in cui la proibizione di uccidere può essere sospesa? Come dev’essere giudicato chi uccide per pietà?
Sono domande che forse tutti si sono posti dinanzi ad un caso che ci ha toccato profondamente, la vicenda di Piergiorgio Welby, inchiodato sul suo letto dalla distrofia muscolare progressiva.
Di fronte a queste storie la coscienza rimette in discussione i principi morali in cui crede.
La collettività s’interroga: possiamo togliere la vita intenzionalmente? Cosa s’intende per accanimento terapeutico? È moralmente condannabile chi «stacca la spina»? Chi ha il diritto di condannare… a vita qualcuno che esercitando il libero arbitrio chiede nel pieno delle sue facoltà d’interrompere l’esperienza terrena? Cosa è giusto? Cosa c’è di naturale in una vita mantenuta dalle protesi tecnologiche?
Nella nostra società non esiste una cultura della morte, così quando questa irrompe nelle nostre vite ha un impatto disorientante. Il libro di James Rachels esamina le opinioni tradizionali, le analizza e ne mette in luce le crepe logiche. È un libro che ci riguarda tutti.
Abbiamo tutti la tentazione di chiudere gli occhi di fronte al «corpo in pena» ma non può farlo una società che voglia chiamarsi civile, non possiamo continuare a girare lo sguardo altrove, lo stesso Welby, nel suo libro «Lasciatemi morire» chiama la morte «la grande assente» e rivela un suo desiderio: «Vorrei che i sogni perduti o abbandonati al mattino vicino al dentifricio, o quelli traditi per vigliaccheria o per calcolo cinico o per timore degli altri, ritrovassero la strada e rimanessero al mio fianco per farmi compagnia. E vorrei morire all’alba insieme a loro».

(Margherita De Napoli)

Un mondo in pericolo

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Le api di Markus Imhoof in corsa per salvare il pianeta. Il documentario distribuito da Officine Ubu. «Se un giorno le api spariranno, l’estinzione del genere umano seguirà quattro anni più tardi», disse Albert Einstein

Ma la Terrà sopravviverà all’uomo

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È nei momenti più scuri e incerti della storia dell’uomo, nel buio di un’alba ancora non sorta in cui uomini che resteranno sconosciuti stanno già costruendo il futuro mentre altri, in un eterno gioco duale che tiene in vita l’universo, stanno pensando come distruggerlo

«Nessuno mi troverà», un film su Majorana

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«Insieme a Fermi, Majorana diede un contributo rilevante alle applicazioni della Fisica quantistica nella descrizione della struttura della materia e della fisica delle particelle. In linea con l’eccentricità del suo personaggio, alcune sue idee portarono alla conclusione dell’esistenza di particelle elementari, i fermioni di Majorana, alle quali si continua a dare la caccia»

Clima: istruzioni per l’uso. I fenomeni, gli effetti, le strategie

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di Vincenzo Ferrara e Alessandro Farruggia, edizione Edizioni Ambiente

Pagine: 320 | Costo ?: 20.00

C’è chi del cambiamento climatico ha una percezione molto precisa e si sta da tempo attrezzando per farvi fronte: ma non sono i governi e nemmeno i «soliti ambientalisti», bensì le grandi compagnie di assicurazione che, nell’esponenziale crescita dei danni provocati dai fenomeni atmosferici estremi, vedono un fattore destabilizzante per i propri bilanci.
Per l’opinione pubblica il cambiamento del clima rimane un rumore di fondo di questo inizio millennio, che ricompare appena piove un po’ troppo o fa troppo caldo. Oppure quando una città del «nostro» mondo, cioè quello più ricco e avanzato, viene devastata da un uragano.
A ricomporre il quadro, questo libro affronta la «questione clima» a partire dalla comprensione del tema: che cosa è il clima? Che cosa viene definito come «sistema climatico»?
Quali sono la dimensione reale e l’orizzonte temporale dei rischi la cui origine viene fatta risalire alle mutazioni del clima?
E di che cosa si discute a livello internazionale? E l’Italia, a che punto è? Ci meritiamo le bacchettate della UE?
Questo libro è diviso in tre parti. Nella prima vengono dati gli elementi di base del clima, ovvero di tutte le cause che determinano, condizionano e regolano la macchina climatica. La seconda parte è dedicata all’evoluzione del clima, ovvero ai cambiamenti provocati dall’uomo e alle risposte da parte dell’atmosfera, dell’acqua e del mondo vivente. Nella parte finale del libro vengono commentate le strategie in atto e quelle da avviare: di che cosa si discute a livello internazionale, quali sono gli organismi responsabili delle politiche globali e quali le linee d’azione promosse. Ciascun lettore può intraprendere il suo viaggio nel sistema climatico cominciando dalla parte che più gli interessa, perché ognuna delle tre parti contiene gli elementi necessari e sufficienti a una lettura chiara ed esaustiva.
Vincenzo Ferrara, nato a Taranto nel 1947, è laureato in fisica e specializzato in fisica dell’atmosfera. Dopo aver lavorato al servizio meteo dell’Aeronautica, nel 1975 è entrato all’Enea dove ha lavorato nel settore clima, di cui è diventato poi responsabile. Dal 1990 ha partecipato ai negoziati internazionali sul clima come membro della delegazione italiana; è stato Focal Point nazionale dell’Ipcc dal 1992 al 2006. Autore o coautore di una cinquantina di pubblicazioni scientifiche, è stato designato dal ministero dell’Ambiente come coordinatore della seconda Conferenza nazionale sul clima che si terrà nell’autunno 2007.

Alessandro Farruggia, nato a Prato nel 1962, è giornalista professionista presso la redazione romana dei quotidiani «Il Resto del Carlino», «La Nazione» e «Il giorno»; si occupa prevalentemente di ambiente ed esteri. Dalle fine degli anni 80 ha seguito le principali conferenze internazionali sulle tematiche ambientali. Ha partecipato a due spedizioni del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (Pnra); per i reportage scritti in occasione dell’ultima, nel 2006 ha vinto il Premio Saint Vincent di Giornalismo.

Nulla da perdere a provare le illusioni?

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E invece ci sono illusioni che fanno danni, per questo bisogna impegnarsi perché non passi il falso messaggio che esiste una medicina (ufficiale) che cinicamente si disinteressa all’uomo ed una medicina «altra» che propone ricette originali e quasi sempre «incomprese», soluzioni straordinarie a volte semplici come bere un bicchiere d’acqua, terapie che tengano conto del moto dei pianeti o della congiunzione fra le stelle

Medicina darwiniana

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di di Fabio Zampieri, edizione Mattioli 1885

Pagine: 160 | Costo ?: 12.00

Frutto di tre anni di ricerca, questo saggio storico-teorico vuole analizzare il fenomeno contemporaneo della medicina darwiniana e ricostruire le sue radici storiche, analizzando anche un periodo storico precedente, definito del “darwinismo medico” e caratterizzato da un utilizzo più marcatamente
ideologico delle tematiche darwiniane in medicina. Darwinismo medico e medicina darwiniana si occuparono in genere delle stesse trematiche, che si riducono essenzialmente a tre: studio della predisposizione genetica alle malattia, concetto di malattie della civiltà, evoluzione delle malattie infettive. Pur essendo un testo di storia, assume un valore particolarmente attuale: attraverso la teoria darwiniana si può recuperare un’idea dell’individualità come frutto della storia evolutiva, riscoprendo l’importanza
della reazione dell’individuo rispetto alle malattie e ai prodotti chimici.
www.mattioli1885.com/novità

Capitalismo 3.0, la versione che salverà capitalismo e ambiente

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di Peter Barnes, edizione Università Bocconi

Pagine: 176 | Costo ?: 16.00

Il nostro sistema economico, adatto a gestire l’ambiente settecentesco, in cui il capitale era scarso e la natura abbondante, oggi distrugge l’ambiente, allarga la forbice tra ricchi e poveri, tanto che negli Stati Uniti il 5% della popolazione possiede più beni del restante 95%, e non crea felicità. Peter Barnes, un imprenditore sociale, nel suo Capitalismo 3.0. Il pianeta patrimonio di tutti (con interventi di Giulia Maria Crespi e Mario Monti, Università Bocconi editore, 2007, 176 pagine, 16 euro) assimila il sistema economico al sistema operativo di un computer, che detta le regole di coordinamento tra le sue parti, e sostiene che per uscire dal vicolo cieco in cui ci siamo cacciati non serva un altro sistema, ma un upgrading di quello capitalista, che faccia rientrare nell’equazione i commons, ovvero il patrimonio comune costituito da ambiente, legami sociali e cultura.

Negli anni 50, sostiene Barnes, si è assistito al passaggio dal capitalismo della scarsità (la versione 1.0) a quello dell’abbondanza (2.0), in cui la crescita non è più condizionata dalla limitatezza delle risorse, ma dalle capacità di assorbimento del mercato, che deve perciò essere stimolato al consumo. In entrambe le versioni ai commons viene assegnato un valore pari a zero e le imprese, seguendo le istruzioni di un sistema operativo che impone la massimizzazione dei profitti, cercano da un lato di appropriarsene (acquisendo diritti di sfruttamento minerario, per esempio, o di disboscamento) e, dall’altro, di scaricare su di essi parte dei loro costi (ciò che gli economisti definiscono esternalità negative, come l’inquinamento, generato da qualcuno ma nocivo per tutti). Un caso forse meno intuitivo, ma altrettanto significativo, è lo sfruttamento dei commons culturali: la Walt Disney trae dal patrimonio comune il materiale necessario a realizzare cartoni animati come Biancaneve, Pinocchio o Aladdin, ma poi li protegge con un copyright che può raggiungere i 95 anni. «Il rispetto dell’ambiente e del patrimonio comune non è nello stato di natura del capitalismo – scrive Mario Monti nella prefazione – così come non è nel suo stato di natura la concorrenza. Sono però, entrambi, obiettivi da perseguire e possibili da raggiungere senza snaturare il capitalismo».

Barnes ritiene che la salvaguardia dei beni comuni abbia senso economico (una volta esauriti, nessuno potrà più utilizzarli) e morale (abbiamo un dovere nei riguardi delle generazioni future) e propone di creare una serie di trust che si impegnino a gestirli in un’ottica di lungo periodo emettendo e vendendo, ma comunque limitando, diritti d’utilizzo e di creazione di esternalità. Gli introiti dei trust dovrebbero essere suddivisi tra tutti i cittadini sul modello di quanto accade con l’Alaska permanent fund, che suddivide tra i residenti i benefici dell’estrazione del petrolio nello stato. In questo modo le imprese, pur sottoposte a qualche vincolo in più, non dovrebbero rinunciare alla massimizzazione del profitto; ai cittadini sarebbe assicurato un reddito minimo universale che garantirebbe l’affrancamento dal bisogno e, con i beni comuni, sarebbero salvaguardati anche i diritti delle generazioni future, delle specie animali e delle comunità. Un libro… un bene! Alla pubblicazione del libro è collegata un’iniziativa di salvaguardia dei commons, in collaborazione tra Egea e Fai, il Fondo per l’ambiente italiano presieduto da Giulia Maria Crespi, che firma una breve presentazione del libro. Ogni copia venduta contribuirà al recupero di un bene comune, ambientale e culturale attraverso la devoluzione di un euro al Fai.

(Fonte Ufficio Stampa Università Bocconi)

I colori profondi del Mediterraneo

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Sono 900 i punti di immersione e 50 le campagne oceanografiche condotte, dal 2007 in poi, dai ricercatori dell’Ispra, per arrivare a selezionare le 90 fotografie più rappresentative di questi ambienti marini profondi, raccontate e spiegate nelle 165 pagine di questo volume di pregio

Gli edifici in pietra

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di Norberto Tubi ? Maria Pia Silvia, edizione EsseLibri Simone

Pagine: 452 | Costo ?: 35.00

Un armonico legame tra edificio e ambiente circostante è quanto di più rispettoso l’uomo possa fare nei confronti della natura. Oggi l’attenzione verso l’attività di recupero dell’edilizia collinare, costituita da pregevoli esempi di edifici in pietra, è volta a progetti di ripristino sia come soluzioni adattabili per l’uso adeguato e il rispetto dell’esistente, sia come materia da elaborare per l’esecuzione del nuovo, cercando di non accantonare mai i riferimenti culturali.
Il volume fornisce indicazioni utilizzabili nelle diverse fasi di intervento (anche grazie all’ausilio di figure volte a facilitare il percorso delle analisi), allo scopo di segnalare tecniche e materiali praticabili per condurre operazioni progettuali ed esecutive compatibili con la qualità dei valori ecologici e culturali. Particolare attenzione viene data al rilevamento e all’analisi dei dettagli costruttivi di funzionamento dell’edificio e d’impiego dei materiali: sono presentate con maggiore pregnanza le tecniche e le tecnologie costruttive in sinergia con i funzionamenti, per ottenere buoni adattamenti alle condizioni climatiche e geografiche dei luoghi.
I tipi edilizi che si ritrovano sono il risultato di un filtraggio e di una selezione durati per molti secoli. Lo sforzo dell’uomo era teso all’ottenimento di un microclima interno ottimale, che gli permettesse di difendersi dalle condizioni esterne negative e in eccesso.

Giovanni Panza

(05 Luglio 2003)

La rete dell’economia solidale travolge la Puglia

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Il tredicesimo incontro nazionale dell’Economia Solidale ha ospitato a Monopoli circa 400 operatori provenienti da tutta Italia. Centinaia anche i curiosi che hanno partecipato alla Fiera degli attori solidali che ha animato il lungomare della città pugliese

Rinascere per caso

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Marco Santochi, Felici Editore

Le meraviglie e le ferite di Madre Terra

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I fotografi del National Geographic tornano al Palazzo delle Esposizioni di Roma, dal 7 febbraio al 29 marzo

L’arte del camminare

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Luca Gianotti – Ediciclo Editore