L’eredità del paesaggio

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La mostra rappresenta anche una sorta di passaggio di consegne tra una generazione di fotografi e l’altra, un testimone che i maestri consegnano ai giovani artisti

Lucca Comics & Games 2021, il festival ecologico

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Il festival si aggiudica il bollino «Zero Waste Italy» anche per l’edizione 2021. Sempre più «ecofriendly» grazie anche ai bicchieri riutilizzabili. Durante il festival si terrà l’incontro «Art, Waste & Tokens – Arte, ambiente & NFT» con Rossano Ercolini di Zero Waste Italy e il fumettista Lorenzo Ceccotti in arte Lrnz

Rifiuti urbani e sviluppo locale

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di Elisa Bignante, Katia Bouc e Simona Guida, edizione

Pagine: 0 | Costo ?: 0.00

Lo sviluppo locale, la cooperazione decentrata e la gestione dei rifiuti urbani sono tre ambiti di studio e di riflessione, nonché di attuazione e sperimentazione di pratiche e di politiche, che negli ultimi anni hanno visto crescere il proprio peso sia in termini di rilevanza sociale che di riflessione teorica e metodologica e di ricerca di nuovi approcci operativi.
Al crocevia di questi campi tematici si colloca la recente pubblicazione «Rifiuti urbani e sviluppo locale», a cura di Elisa Bignante, Katia Bouc e Simona Guida con la supervisione scientifica del prof. Egidio Dansero dell’Università di Torino.
L’idea nasce a partire dal progetto di cooperazione decentrata «Da rifiuto a risorsa» che, avviato nel 2001 dalla Città di Torino, coinvolge amministrazioni, associazioni, Ong, scuole e Università in Italia, Senegal e Burkina Faso con l’obiettivo di affrontare la complessa questione della gestione dei rifiuti urbani.
La problematica dei rifiuti viene affrontata nel testo intrecciando diversi tipi di saperi: quello «tecnico» dei cooperanti, quello «pratico» delle popolazioni locali che vivono quotidianamente il territorio e quello «scientifico» del mondo accademico. Il volume raccoglie, infatti, in un’ottica di sviluppo locale i contributi di cooperanti e volontari di Ong italiane che operano in Senegal e Burkina Faso, che conoscono «Da rifiuto a risorsa» e le sue declinazioni operative più da vicino, e le riflessioni di esponenti del mondo universitario italiano, senegalese e burkinabé che affrontano la problematica della gestione dei rifiuti urbani nei rispettivi paesi.
Il percorso seguito si sviluppa su due assi: il primo propone una riflessione più generale sui significati e sui ruoli della cooperazione decentrata, sulle teorie e prassi dello sviluppo locale al Nord e al Sud del mondo e sulla gestione dei rifiuti in ambito urbano in Senegal, Burkina Faso e Italia. Il secondo asse esamina obiettivi, contenuti, approcci operativi e riflessioni sul progetto di cooperazione decentrata «Da rifiuto a risorsa».
Il tentativo è di trattare questi temi in maniera integrata, evidenziando le interrelazioni tra i diversi campi, confrontando le ecologie e le politiche urbane attuate nei contesti analizzati ed esplorando il coinvolgimento dei cittadini nella gestione dei rifiuti urbani e nella loro possibile trasformazione in risorse per lo sviluppo. In questo senso il progetto «Da rifiuto a risorsa» diventa il campo di confronto sul quale esaminare come far dialogare cooperazione decentrata e sviluppo locale nel trattare una tematica delicata come quella della gestione dei rifiuti urbani.
E’ un’iniziativa realizzata all’interno del progetto «Da rifiuto a risorsa», finanziato da Città di Torino, Regione Piemonte e Città di Chieri, in collaborazione con le Ong Cisv, Mais, Lvia di Torino.
E’ possibile ordinare il libro presso il Cisv di Torino (tel. 0112625526, cisvcoop@libero.it).
Il libro è in distribuzione gratuita salvo il pagamento delle spese di spedizione.

(Fonte El Barrio)

Sisma, sbagliati i calcoli sulla pericolosità

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Il metodo attuale «è una pura invenzione numerica che nulla ha a che fare con quanto è noto della Fisica della Terra, le sue dinamiche, le sue leggi e le sue sporadicità. Pertanto, la conseguenza logica ineludibile è che tale metodo è errato ed ingannevole, e che non dovrebbe essere usato per classificare sismicamente gli edifici. Si tratta di una gigantesca montatura che non ha nulla a che fare con quanto la Scienza della Terra è oggi in condizioni di poter dire anche se furbescamente al “periodo di ritorno” è stato sostituito il “tempo di ritorno”»

Più rispetto per la parola libertà

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֎ Stiamo assistendo alla parte conclusiva della fine della nostra civiltà. Troppe guerre, tanta violenza e la fine di valori fondamentali come quello della vita, della dignità dell’uomo e del nostro pianeta. Il ruolo delle multinazionali ֎

Sei anni di Mosaico Verde, 211 aree verdi riqualificate

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(Adnkronos) – Oltre 330mila piante messe a dimora, 211 aree verdi riqualificate, ripristino dei boschi, tutela della biodiversità: una somma di interventi in grado di generare un beneficio economico e sociale complessivo del valore di oltre 1 milione e 700mila euro per ogni anno di vita degli impianti arborei ed arbustivi messi a dimora. Sono alcuni dei dati presentati nel corso dell’evento ‘Ecosistema Mosaico’ tenutosi a Roma il 16 maggio, appuntamento dedicato al sesto compleanno di Mosaico Verde, la campagna nazionale per la forestazione di aree verdi, il recupero degli ecosistemi e la rigenerazione ambientale, promossa da AzzeroCO2 e Legambiente. L’evento rientra nel calendario degli appuntamenti del Festival dello Sviluppo sostenibile 2024, promosso da Asvis.  Il convegno è stato anche l’occasione per illustrare la visione ecosistemica della Campagna, che spazia dalla rigenerazione dei boschi e delle aree verdi urbane alla tutela e al restauro dei diversi habitat naturali, mantenendo sempre l’attenzione sulle specificità dei singoli territori e coinvolgendo nel progetto tutti i portatori di interesse (istituzioni, associazioni, comitati locali, dipendenti, residenti). Sono finora 50 le aziende che hanno scelto di sostenere Mosaico Verde, integrandola nelle proprie strategie di Responsabilità Sociale d’Impresa. Le imprese oggi riconoscono infatti che dare contributi concreti e mirati per contrastare i cambiamenti climatici e riqualificare i territori non solo è fondamentale per la salute del pianeta, ma anche imprescindibile se si desidera migliorare e consolidare il rapporto con i propri stakeholder.  “In un contesto globale segnato da sfide ambientali sempre più urgenti, la tutela della biodiversità e degli ecosistemi emerge come una fondamentale linea di difesa. La loro perdita si traduce, infatti, sia in una crisi ecologica senza pari sia in un rischio diretto per il benessere della collettività. In questi sei anni, la campagna ha tracciato un percorso che l’ha portata dall’essere un ambizioso progetto di riforestazione ad un modello integrato di tutela e valorizzazione degli ecosistemi. Grazie alle aziende che hanno creduto in questo progetto, abbiamo riqualificato più di 3,3 milioni di mq di aree verdi, con il coinvolgimento di oltre 122 Comuni e 32 Enti Parco in 17 differenti regioni italiane: ogni intervento è unico, ma sostiene un obiettivo comune di resilienza e sostenibilità”, ha dichiarato Sandro Scollato, amministratore delegato di AzzeroCO2 , società fondata da Legambiente e Kyoto Club e che quest’anno festeggia i suoi primi vent’anni di attività.  All’evento ha partecipato Ilaria Capua, virologa e saggista di fama internazionale, docente alla Johns Hopkins University Sais Europe. Il suo intervento focalizzato sul tema ‘Salute circolare: un modo di pensare’ ha messo in luce come ‘Salute Circolare’ sia un approccio sistemico che si basa sul paradigma One Health, riconoscendo, in aggiunta, la necessità di uno sforzo di convergenza multidisciplinare che vada al di là della dimensione biomedica della salute. ‘Salute circolare’ utilizza gli obiettivi di sviluppo sostenibile come strumenti di implementazione ed i Big data come fonte di nuove informazioni.  Di fronte alle cifre allarmanti fornite dall’Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services (Ipbes), che indica come circa il 75% dell’ambiente terrestre e il 66% di quello marino siano stati significativamente alterati dall’azione umana, è più che mai impellente agire per una protezione efficace della biodiversità. L’obiettivo di Mosaico Verde è proprio quello di sostenere i territori nel preservare gli ecosistemi minacciati, prevenire gli incendi e proteggere i paesaggi ripristinando l’equilibrio naturale. Preservare gli ecosistemi vuol dire infatti anche proteggere da minacce, figlie dei cambiamenti climatici, le piante e i coltivi autoctoni, che subiscono oggi attacchi da agenti parassitari o che sono stati colpiti da malattie che mettono a rischio intere colture secolari.  Ne è un esempio l’iniziativa portata avanti in Puglia in collaborazione con Unaprol e che sostiene un progetto sperimentale che mira a rafforzare la resistenza degli ulivi monumentali, grazie ad innesti con varietà più resistenti al batterio Xylella Fastidiosa.  Allo stesso modo, aumentare gli sforzi per prevenire gli incendi e proteggere i paesaggi colpiti è fondamentale per salvaguardare la ricchezza ecosistemica italiana. Nel solo 2023, dal 15 giugno al 15 settembre, numerosi incendi boschivi hanno devastato quasi 75.000 ettari di territorio in Italia, 11.000 dei quali erano coperti da ecosistemi forestali (Dati Ispra). Questi dati evidenziano quanto sia cruciale non solo prevenire tali calamità, ma anche dedicarsi alla rigenerazione delle aree colpite: ne sono un esempio gli interventi realizzati in Sardegna, nella regione del Montiferro.  “Albero dopo albero siamo arrivati alla sesta edizione di Mosaico Verde – ha dichiarato Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – Una campagna che si rivela, di anno in anno, essere un potente alleato nel contrasto alla crisi climatica che minaccia sempre di più i nostri territori, la biodiversità e gli habitat, rubandoci il futuro. Oltre 330mila piante messe a dimora in tutta Italia in questi anni di impegno e attivismo, che hanno permesso di recuperare il verde delle nostre città, ripristinare spazi di socialità, ricreare oasi naturali di biodiversità e proteggere la ricchezza ecosistemica italiana. Un lavoro incredibile, che ha sostenuto anche il progetto europeo Life Terra di cui Legambiente è l’unica referente italiana, e che ci dimostra che l’unione fa la forza se il nemico da battere è la crisi climatica e l’obiettivo è un futuro sostenibile, più equo e giusto”. —sostenibilitawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Hidrowar. Geopolitica dell’acqua tra guerra e cooperazione

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di M. Rusca, M. Simoncelli, edizione Ediesse

Pagine: 232 | Costo ?: 12.00

Il libro ricostruisce con carte, grafici e tabelle, il quadro dei problemi e delle tensioni nel mondo in relazione alla gestione della risorsa acqua.
Al centro dell’ attenzione sono sia la dimensione locale, con una precisa analisi delle aree interessate da tali emergenze e le differenti risposte ad esse fornite, sia le dinamiche internazionali, con un’analisi del quadro globale con le sue articolate problematiche gestionali.
Le più antiche civiltà sono nate proprio nelle zone più ricche d’acqua e per essa, e il suo diritto al controllo e alla navigazione, la storia annovera conflitti antichissimi.
Anche in età moderna vi sono state controversie dapprima risolte con la forza, poi mediante una serie di accordi internazionali volti all’individuazione di «acque territoriali».
Ma oggi pare che non sia più l’acqua salata l’oggetto delle frequenti contese internazionali, bensì quella dolce. Per bere, per cucinare, per l’agricoltura e per lavarsi l’intera umanità ha bisogno di una quantità immensa di un bene che in alcuni territori è limitatamente disponibile. Le stime dell’Onu per il 2025 prevedono un aumento delle aree dove l’acqua sarà sempre più scarsa: una vasta fascia che abbraccerà l’Africa del nord, tutta l’area del Medio Oriente, Turchia compresa, sino a raggiungere il subcontinente indiano. Il surriscaldamento del pianeta e l’incremento demografico ne fanno una risorsa sempre più rara e preziosa nonostante oceani, mari, laghi e fiumi ricoprano la Terra per 360.700.000 kmq, di cui però solo una minima parte è utilizzabile per le necessità vitali dell’uomo. La risorsa acqua sta quindi diventando così preziosa e fondamentale per la vita dei popoli e degli Stati che suscita tensioni e guerre che minacciano sempre più di turbare un ordine politico internazionale già sufficientemente instabile.
Già oggi s’intravedono i primi segni di tali conflitti. Dall’Eufrate al Nilo, dal lago Ciad al fiume Senegal sino al sud est asiatico e all’America Latina, per non parlare di altre guerre troppo presto finite nel dimenticatoio, il mondo è percorso da dispute e da scontri sull’uso e sui costi della risorsa acqua.
Gli autori forniscono con questo testo un validissimo strumento di analisi e documentazione a macro e microlivello, nel tentativo di una conoscenza adeguata delle complesse questioni internazionali della risorsa acqua, fonte primaria della vita sul nostro pianeta.

Claudio Mundo

(01 marzo 2005)

Proteggere il David, sarà la volta buona?

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La sua fragilità è stata appurata da studi e più volte sostenuta anche con interrogazioni, ora, dopo le scosse nell’area fiorentina, si fa più pressante. Franceschini ha assicurato l’intervento del ministero

Si fa presto a dire… Biodiversità

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Tempo di lettura: 2 minuti Secondo uno studio italo-finlandese curato da ricercatori del Cnr e del Finnish Museum of Natural History, l’interesse mediatico verso il tema della conservazione della natura spinge, in molti casi, a […]

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Gli animali misteriosi intorno a noi

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L’ultimo lavoro di Franco Tassi con foto, documenti, racconti. Si può arricciare il naso finché si vuole ma dopo le scoperte della zebra a pois oppure del Saylyugem, l’orso che si credeva estinto, c’è poco da scherzare ed è anche da tenere presente che si va affermando un filone di ricerca archeologica basata sull’interpretazione dei miti e delle leggende

I cambiamenti climatici influenzano le disuguaglianze di genere, come e quanto?

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(Adnkronos) – I cambiamenti climatici non sono solo un fenomeno astratto che influisce sulle temperature globali e sui livelli del mare, sono un terremoto sociale che scuote le fondamenta delle comunità più vulnerabili, tra cui le donne rurali, le fasce povere della popolazione e gli anziani. Questi gruppi, già marginalizzati dalla società, subiscono un impatto sproporzionato dalle condizioni meteorologiche estreme e dalle variazioni climatiche, come sottolinea un nuovo rapporto dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Alimentazione e l'Agricoltura (FAO). Il rapporto, intitolato 'Unjust Climate' (Il Clima Ingiusto), rivela una realtà agghiacciante: ogni anno, nei paesi a basso e medio reddito, le famiglie a guida femminile nelle zone rurali subiscono perdite finanziarie nettamente maggiori rispetto ai nuclei familiari con uomini capofamiglia. Questa disparità è evidente, con le famiglie guidate dalle donne che perdono mediamente l'8% in più del reddito a causa dello stress termico e il 3% in più a causa delle inondazioni rispetto ai loro omologhi maschili. In termini monetari, questo si traduce in una perdita pro capite di 83 dollari per lo stress termico e di 35 dollari per le inondazioni, rappresentando un totale di 37 miliardi e 16 miliardi di dollari rispettivamente in tutti i paesi a basso e medio reddito. E se le temperature medie dovessero aumentare anche solo di 1°C, queste donne subirebbero una perdita del reddito totale del 34% superiore rispetto agli uomini. Ma le conseguenze non si fermano qui. Lo studio indica che le barriere socio-economiche, come l'accesso limitato alle risorse e ai servizi, aggravano ulteriormente la vulnerabilità delle popolazioni rurali. Le donne si trovano spesso a fare i conti con norme e politiche discriminatorie che sovraccaricano loro di responsabilità domestiche e di cura, limitano i loro diritti alla terra e ostacolano il loro accesso a informazioni, risorse finanziarie e tecnologie cruciali. Gli anziani, d'altra parte, si trovano spesso senza opportunità di lavoro al di fuori dell'ambito agricolo, rendendo i loro redditi ancora più vulnerabili agli eventi climatici estremi. E quando queste condizioni meteorologiche avversate si manifestano, le famiglie rurali impoverite sono costrette a strategie di sopravvivenza inadeguate, come la vendita del bestiame e la riduzione dei flussi di reddito, che non fanno che acuire la loro vulnerabilità a lungo termine. Ma cosa stanno facendo i governi per affrontare questa crisi? Il rapporto rivela un quadro preoccupante: solo una piccola percentuale delle azioni per il clima proposte menziona specificamente le donne, gli anziani o le comunità rurali. Eppure, l'urgenza di rispondere a queste sfide è più grande che mai. Analogamente, una parte esigua dei finanziamenti per il clima tracciati nel 2017-2018 è stata destinata alle misure di adattamento ai cambiamenti climatici, con una percentuale ancora inferiore destinata all'agricoltura, alla silvicoltura e ad altri investimenti legati all'agricoltura, mentre solo una frazione minima ha raggiunto i piccoli produttori. Le politiche agricole attuali non affrontano adeguatamente le sfide della parità di genere e dell'emancipazione femminile, specialmente in relazione ai cambiamenti climatici. Un'analisi delle politiche agricole in 68 paesi a basso e medio reddito ha rivelato che la maggior parte di esse non considera il legame tra condizione femminile e cambiamenti climatici. Il rapporto esorta quindi a investire in politiche e programmi che comprendano la complessità delle vulnerabilità climatiche delle popolazioni rurali e affrontino le loro specifiche difficoltà, inclusi l'accesso limitato alle risorse produttive. Raccomanda inoltre di creare sinergie tra programmi di protezione sociale e servizi di consulenza per incoraggiare l'adattamento e compensare gli agricoltori per le perdite subite. Sono necessarie anche metodologie trasformative di genere che sfidino direttamente le norme discriminatorie e permettano alle donne di partecipare attivamente alle decisioni economiche che influenzano la loro vita. Queste azioni possono contribuire a ridurre le forme di discriminazione radicate che spesso limitano il coinvolgimento delle donne nelle decisioni economiche. L'analisi sottolinea la necessità di interventi mirati che consentano alle varie popolazioni rurali di adattarsi ai cambiamenti climatici. Questo richiede un impegno politico e finanziario più significativo a livello globale e nazionale, con un'enfasi particolare sull'inclusione e sulla resilienza nelle politiche climatiche. —sostenibilitawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

L’umbra de la sira

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Fernando Rausa, Edizioni Atena

Il canto selvatico

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֎«Il canto selvatico» è il libro più celebre di Sigurd F. Olson, uno dei principali scrittori naturalisti del Ventesimo secolo ed erede ideale di H. D. Thoreau e John Muir, che si è battuto per tutta la vita per la protezione della natura selvaggia ed è stato insignito della John Burroughs Medal, la più alta onorificenza nel campo della letteratura naturalistica e ambientale֎

A qualcuno piace caldo. Errori e leggende sul clima che cambia

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di Stefano Caserini, edizione Ambiente

Pagine: 352 | Costo ?: 20.00

«Una guerra di religione», «una banale ideologia secolare», «la più grande mistificazione degli ultimi 15 anni», «pura speculazione metafisica sconfessata dai fatti reali»: così si esprime chi nega l’esistenza del riscaldamento globale. Sull’altro fronte, messaggi come «caos clima», «clima impazzito», «10 anni per fermare i disastri del clima» contribuiscono a sostenere la visione catastrofista del problema. In questi termini, sembra che la questione «clima che cambia» si risolva nell’opposizione tra due schieramenti un po’ ottusi. L’obiettivo di «A qualcuno piace caldo» è di riportare il dibattito nei termini di una discussione scientifica corretta ed equilibrata.

«Questo libro non è un trattato sulla climatologia del pianeta ? afferma l’autore, Stefano Caserini ? scritto per spiegare lo stato della conoscenza sui cambiamenti climatici o le azioni intraprese a livello internazionale per contrastarli. Non vuole esserlo. Non è neppure un libro sulle azioni, grandi o piccole, da intraprendere per dare il proprio contributo quotidiano per limitare le emissioni di gas climalteranti». Il volume vuole invece provare a spiegare i cambiamenti climatici a partire dalle «ragioni» di chi sostiene che il problema non esiste, permettendoci di verificare se le affermazioni dei negazionisti, a volte clamorose e in certi casi comiche, reggono il confronto con l’approfondimento scientifico più rigoroso.

Commentando il volume, Luca Mercalli, il noto meteorologo di «Che tempo che fa», ha affermato: «Sul clima nessuno ha la verità in tasca, ma almeno qui si fa piazza pulita delle bugie». Da Giuliano Ferrara a Franco Battaglia, dal ministero dell’Ambiente al Vaticano, sono molti i soggetti che entrano nel mirino, imparziale e «spietato», di Stefano Caserini. Macchie solari, correnti oceaniche, vulcani e digestione dei moscerini: una dopo l’altra, le teorie «alternative» proposte per minimizzare l’apporto dell’uomo al riscaldamento globale vengono smentite senza appello.

Come tutti i volumi della collana Saggistica e Manuali, anche «A qualcuno piace caldo. Errori e leggende sul clima che cambia» è a Impatto Zero. Tutte le emissioni di anidride carbonica generate dalla sua produzione, stampa e distribuzione sono compensate con la tutela di una foresta in crescita in Costa Rica, la cui superficie è calcolata grazie al procedimento scientifico di Impatto Zero.

STEFANO CASERINI, docente di Fenomeni di Inquinamento al Politecnico di Milano, svolge da anni attività di ricerca nel settore dell’inquinamento dell’aria e dei cambiamenti climatici. È consulente di enti pubblici e privati per la redazione degli inventari delle emissioni in atmosfera e per l’impostazione delle politiche di riduzione. Ha collaborato alla revisione del Quarto Rapporto Ipcc, Terzo Gruppo di Lavoro, ed è autore di numerose pubblicazioni scientifiche nel settore dell’inquinamento dell’aria e della gestione dei rifiuti.

(Fonte Edizioni Ambiente)

I bambini delle elementari costruiranno la città ideale

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Quinta edizione del concorso «Vincifrusco» ideato da Rilegno, il Consorzio che si occupa di raccolta, recupero e riciclo del legno, rivolto alle classi 3°, 4° e 5° elementare di tutta Italia

Piccola lezione sul clima

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di Emanuel Kerry, edizione il Mulino

Pagine: 100 | Costo ?: 9.00

Disponiamo di una serie storica di dati, non messi più in discussione neppure dagli scettici, che ci dicono che siamo in presenza di un cambiamento del clima: lo testimoniano l’aumento della concentrazione dei gas serra nell’atmosfera e della temperatura media del pianeta, la crescita del livello dei mari e la diminuzione dell’estensione dei ghiacciai dell’Artico.
La maggioranza degli scienziati ritiene che le cause siano, in buona parte, di natura antropica e che le conseguenze, in assenza di un’inversione di rotta, potrebbero essere drammatiche.
Quello che risulta più difficile da stabilire e sul quale c’è ancora discussione sono i tempi, i ritmi e l’entità del riscaldamento globale. In questa magistrale lezione, tenuta, con uno stile pacato e amichevole, da uno dei più autorevoli esperti in materia, ci sono tutti gli elementi essenziali della questione: che cosa sappiamo del clima di oggi e di ieri, quanto sono attendibili i modelli previsionali di cui disponiamo, come gli scienziati sono giunti a isolare il fattore umano dalla naturale variabilità climatica, gli aspetti negativi del sensazionalismo mediatico e di una certa strumentalizzazione politica, la necessità del cambiamento a fronte di un pericolo reale.

Indice del volume

Prefazione di Franco Prodi
I. Il mito della stabilità naturale
II. La fisica dell’effetto serra
III. Perché il problema del clima è un problema difficile
IV. Determinare l’influenza dell’uomo
V. Le conseguenze
VI. La scienza e i media
VII. La politica del cambiamento climatico globale
Postfazione di Judith A. Layzer e William R. Moomaw.

L’Autore

Kerry Emanuel è professore di Scienze dell’atmosfera al Massachussets Institute of Technology di Cambridge (Mass.). Esperto di uragani, ha pubblicato numerosi contributi scientifici tra cui: «Divine Wind. The History and Science of Hurricanes» Oxford University Press 2005.

Che c’era prima di Machu Picchu

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Tempo di lettura: 3 minuti Da un letto di un torrente venne trasformato in cava, poi in piazza, fino a diventare il capolavoro dell’architettura Inca che tutto il mondo conosce. È quanto scoperto, mediante tecniche […]

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La natura della Majella

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Dal 1° al 21 agosto la mostra di Morena Antonucci

Lo sviluppo sostenibile stimola le aree interne del Pollino

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Le aree interne stanno vivendo una entusiasmante storia di recupero e di rilancio in molte realtà territoriali d’Italia. Sono al centro di vitali interessi culturali, sociali ed economici, tanto da diventare, in alcuni casi, importante riferimento per politiche di sviluppo sostenibile. La Strategia nazionale per le Aree interne nell’area sud della Basilicata

Il mare intorno a noi

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Opportuna è l’iniziativa dell’editore Piano B di ristampare, dopo quasi 60 anni, il libro di Rachel Carson. Un lavoro che appare come un faro dimenticato di un isola sconosciuta