Qualità dell’aria e misure per il miglioramento a Monaco di Baviera

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La Maddalena, foto di A. Perrini
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Mentre si preparano rigide misure dal 1° ottobre stop alle auto Euro 0 ed Euro 1

Ospite gradito della conferenza/assemblea annuale dell’Alleanza per il Clima Italia il 28 febbraio a Verona sarà Joachim Lorenz, assessore all’ambiente e alla sanità del Comune di Monaco di Baviera, metropoli di grande attrazione e di forte crescita economica. L’assessore Lorenz ha saputo nell’ultimo decennio attuare una politica ambientale e di salvaguardia del clima per molti aspetti esemplare che gli ha fatto guadagnare la stima e il rispetto di tutte le frazioni del governo locale, del settore economico, delle cittadine e dei cittadini e delle associazioni ambientaliste. Monaco è un caso studio di particolare interesse per la conferenza del 28 febbraio per i suoi problemi consistenti di qualità dell’aria causati principalmente dalla sua collocazione pre-alpina. Alleanza per il Clima, nella sua ultima newsletter, ha anticipato alcuni elementi del contributo di Joachim Lorenz nell’intervista, realizzata a cura di Karl-Ludwig Schibel, che pubblichiamo.
Joachim Lorenz Laureato in geografia ed economia e commercio è dal 1993 assessore del comune di Monaco con delega alla Sanità e all’Ambiente. E’ membro della commissione ambiente dell’associazione nazionale dei comuni tedeschi e vice presidente di Climate Alliance/Klima Bündnis rete europea di oltre 1.400 città ed enti territoriali che si impegnano per la protezione del clima a livello locale.

Come Assessore per la Sanità e l’Ambiente lei non è molto contento della qualità dell’aria a Monaco. Perché?
Abbiamo dei problemi consistenti con le sostanze inquinanti per le quali sono stabiliti valori limite a livello dell’Unione Europea. Attualmente il problema principale è quello delle polveri fini, ma dal 2010 ci saranno i nuovi parametri per il biossido di azoto e con questi avremo problemi ancora maggiori a restare entro i parametri europei.

Monaco, per la qualità dell’aria, è messa in qualche modo peggio di altre città?
Abbiamo avuto in una delle nostre centraline di rilevamento i valori più alti in assoluto in Germania e con un distacco considerevole dagli altri valori rilevati. Però si può dire che c’è nelle città della Germania del sud come Monaco, Augsburg e Stoccarda, un trend generale al superamento dei valori limite più alti delle polveri sottili che non in altre città. Questo non ha solo a che vedere con il grande traffico, ma anche con le condizioni meteorologiche di questa parte del paese. Similmente all’Italia del nord troviamo situazioni meteorologiche di inversione dove c’è un basso tasso di ricambio dell’aria e quindi i carichi delle sostanze nocive permangono per più tempo localmente che in territori con una migliore ventilazione e quindi migliore ricambio dell’aria.

Vale a dire che l’aria che rimane più tempo per i cittadini deve essere trattata con più cura?
Proprio così.

Per migliorare la qualità dell’aria i due campi principali di azione sono gli impianti e il traffico. Quali strategie vengono messe in atto sugli impianti per migliorare la qualità dell’aria in modo sostenibile?
Abbiamo da più di 20 anni rilevamenti estesi dello stato esistente, vale a dire catasti delle emissioni, e possiamo per questo indicare con grande precisione da dove nascono le sostanze inquinanti dell’aria. Con gli impianti stazionari abbiamo ottenuto grandi miglioramenti, in particolare con quelli grandi a causa della legislazione tedesca in materia in vigore dalla metà degli anni 80. Il problema è più o meno risolto o diciamo sotto controllo, continuiamo ad avere un problema con i piccoli impianti di combustione nelle case private che purtroppo, va detto, negli ultimi anni hanno registrato un trend decisamente in salita. Il problema maggiore viene dai camini tradizionali che oggi vengono istallati sempre di più. Con questi abbiamo non solo un grande carico di polveri sottili ma anche altre sostanze nocive. Fatto è che le domande per poter istallare un camino tradizionale sono raddoppiate di anno in anno. Per affrontare questa situazione abbiamo imposto valori limite comunali dimezzando i valori ammissibili rispetto a 3 anni fa. Questo non ha comunque modificato il trend di crescita dei camini. Noi speriamo che il Governo Federale stabilirà a livello nazionale nuovi regolamenti e nuovi valori.

Esistono controlli in questo campo?
Abbiamo come Comune un accordo con gli spazzacamini quindi una situazione molto ben controllabile. A Monaco esistono 90 distretti degli spazzacamini e in ognuno c’è un responsabile che risponde a noi come comune. Con loro abbiamo stabilito accordi che prevedono prima della messa in funzione dei camini un collaudo dei gas di scarico e anche un controllo sull’istallazione medesima. Non possiamo impedire nuovi impianti ma possiamo solo fare controlli serrati e imporre valori limite più severi possibili. Chiaramente preferiremmo, nelle zone dove esistono reti energetiche di approvvigionamento, nello specifico reti di metano o teleriscaldamento, incentivare anche finanziariamente l’allaccio alla rete pubblica, all’interno di un programma di promozione del risparmio energetico in modo da creare uno stimolo a favore di queste fonti energetiche.

I grandi impianti, in particolare gli inceneritori dei rifiuti, che contributo danno all’inquinamento atmosferico?
Naturalmente ogni singolo impianto contribuisce all’inquinamento atmosferico. Abbiamo due grandi siti con centrali e inceneritori, uno nel nord di Monaco, proprio ai confini del comune, e uno nella Valle dell’Isar. Proprio questi ultimi, trovandosi in zone con scarso ricambio dell’aria, presentano i problemi più grandi. Questi impianti hanno visto perciò in continuo delle ristrutturazioni e quello nella Valle dell’Isar è stato ristrutturato completamente due anni fa con valori di emissioni attuali tra l’80 e il 90% sotto i valori ammissibili a livello nazionale. Questo naturalmente non significa che non emettono sostanze nocive. Quello che si può dire è che questi impianti sono stati ottimizzati per quanto riguarda lo stato dell’arte tecnico.

L’altro campo è il traffico. Quali misure prende il Comune di Monaco per abbassare le emissioni?
Nel traffico noi vediamo il nostro problema più grande. Siamo riusciti a mantenere a un livello stabile il volume del traffico, il numero di chilometri percorsi nel territorio urbano è quasi invariato. Il problema è, e così sarà anche in molte altre città, che il mercato delle automobili cresce verso veicoli sempre più potenti. Il miglioramento tecnologico per la riduzione delle emissioni viene vanificato dalle dimensioni sempre maggiori dei veicoli acquistati. Questo significa che la quota delle emissioni del traffico rispetto a quelle complessive è addirittura leggermente aumentata. Un altro problema è che il traffico dei mezzi pesanti è aumentato, mentre quello delle auto private, come dicevo, è rimasto stabile. Stiamo parlando del traffico delle merci a lunga percorrenza e non solo del trasporto locale.

Ha speranze per un miglioramento di questa situazione con l’introduzione della zona di divieto di transito per i mezzi pesanti nel territorio del Comune di Monaco?
Questo divieto di circolazione, che ancora è in fase di accordi finali con il governo provinciale con il coinvolgimento dei comuni limitrofi, interesserà il raccordo anulare di Monaco, dove oggi stiamo parlando di circa 140.000 veicoli al giorno. La speranza sarebbe di raggiungere una riduzione significativa di circa il 10%.

Questo è sicuramente un valore significativo anche se comporta solo uno spostamento.
Sì, stiamo parlando di uno spostamento sul raccordo autostradale esterno.

E il divieto di accesso ai veicoli ad alte emissioni di sostanze nocive?
Il Consiglio comunale ha delibato di introdurre limiti di accesso dal 1° ottobre del 2007 a tutti i veicoli che sono categorizzati sotto l’Euro 2, quindi Euro 1 ed Euro 0, e a tutti i veicoli a benzina senza catalizzatore regolato o senza catalizzatore.

E quali sono altre misure previste in una prospettiva a medio e lungo termine per una mobilità sostenibile?
Principalmente cercheremo di rendere ancora più incisive ed efficaci le misure che abbiamo già preso come la gestione dello spazio dei parcheggi. Stiamo parlando fattualmente di un tipo di road pricing che applichiamo a tutto il territorio all’interno del raccordo anulare. Non ci sono più spazi gratuiti per il parcheggio se non si è residenti, e questi ultimi pagano una tassa annuale che però non è molto alta. All’interno del raccordo anulare – un sesto del territorio urbano con un terzo della popolazione e un 40% dei posti di lavoro – tutti quelli che entreranno dovranno pagare. Ci aspettiamo che questo si ripercuoterà a favore dei mezzi pubblici. Inoltre rafforzeremo ulteriormente il completamento della rete delle piste ciclabili. Abbiamo attualmente circa 800 chilometri accanto alle strade e vogliamo aumentare questa quota fino alla fine del decennio ad almeno 1.000 chilometri.

Come viene percepito il problema della qualità dell’aria nella cittadinanza? Ci sono comitati civici intorno a questo tema, sia contro le misure restrittive sia contro le sostanze inquinanti?
Sicuramente nell’avanguardia del movimento per il miglioramento della qualità dell’aria c’è il Bund (gli Amici della Terra in Germania) con altri gruppi più piccoli. Il Bund ha trovato un cittadino che abita in prossimità del raccordo anulare che ha presentato ricorso per un miglioramento della qualità dell’aria. A metà del 2006 ha avuto in seconda istanza un giudizio a suo favore. Il Tribunale ha costatato che per il Comune di Monaco è adeguato, giustificabile ed efficace istituire una zona ambientale con divieti di accesso per specifici veicoli. Questo era anche per noi un bel passo in avanti perché abbiamo un giudizio del Tribunale più alto in materia che ci sostiene, siamo quindi obbligati ad agire a causa della qualità dell’aria.

Possiamo quindi dire che i comitati civici affiancano e sostengono un’amministrazione comunale ambientalmente sensibile?
Per noi le iniziative e i comitati civici hanno un ruolo molto positivo e portiamo avanti uno stretto dialogo. Partecipano alle nostre presentazioni pubbliche, contribuiscono a una presa di posizione, fanno proposte di miglioramento. Tutto questo è molto costruttivo. Un problema sono le associazioni degli industriali che non si oppongono in via di principio alle zone ambientali ma chiedono numerose eccezioni per il traffico commerciale. Questo ha soprattutto a che vedere con le piccole imprese, gli artigiani, il commercio a dettaglio. Purtroppo non possiamo in nessun modo rispondere positivamente a queste domande perché sono proprio queste piccole imprese, con i loro camioncini, spesso veicoli vecchi di 12/15 anni, che contribuiscono a una quota consistente delle emissioni di sostanze nocive. Non possiamo fare eccezioni così ampie come richiesto da Camera di Commercio, Associazione degli industriali ed altre associazioni di categoria. L’Associazione degli automobilisti Adac ha un ruolo positivo e un ruolo negativo e sono entrambi molto visibili. In linea di principio è a favore di una zona ambientale però pretende eccezioni molto generose per i residenti che anche a loro non possiamo dare nella forma richiesta. Stiamo quindi portando avanti trattative con l’Adac, un dialogo molto costruttivo, meno critico di quello con le associazioni dell’industria e del commercio.

Il rapporto tra inquinamento atmosferico e cambiamenti climatici gioca un ruolo nell’agire dell’amministrazione e nella percezione pubblica?
Nell’attività della pubblica amministrazione questo nesso è molto importante perché i veicoli con alti valori di emissioni di sostanze nocive a livello locale hanno anche un alto consumo di carburante e quindi di emissioni di CO2. Questo argomento non fa immediatamente parte del nostro ragionamento perché dobbiamo temere che la nostra autorità di controllo l’avrebbe qualificato estraneo alla materia. Però all’interno dell’amministrazione e anche tra le associazioni ambientaliste questo legame ha un ruolo molto importante perché sosteniamo che con una modernizzazione accelerata del parco veicoli arriviamo anche ad una riduzione del consumo dei carburanti. In questo contesto è anche interessante che i due grandi produttori di veicoli a Monaco, la Bmw per le automobili, la Man per i camion, non hanno nessun problema con la zona ambientale. Anzi sono molto a favore perché chiaramente si aspettano una spinta all’acquisto di nuovi veicoli e addirittura in modo autonomo promuovono pubblicamente argomenti a favore del clima, il che chiaramente è molto ambiguo perché in questo momento è l’industria automobilistica tedesca che si oppone ferocemente alle linee guida della Commissione Europea per limitare le emissioni di CO2 per il singolo veicolo. Quindi il ruolo dell’industria automobilistica è ambiguo ma noi e le associazioni ambientaliste attribuiamo una grande importanza a questo nesso tra inquinamento atmosferico e protezione del clima.

Monaco viene considerata in campo ambientale una delle città all’avanguardia. Da dove prende le linee guida per la sua politica e quale ruolo ha la collaborazione con delle reti di città come per esempio l’Alleanza per il Clima o Energie Cités?
Monaco ha elaborato già a metà degli anni 90 un programma molto ambizioso per la protezione del clima anche coinvolgendo le aziende municipalizzate. La municipalizzata per l’energia elettrica è al 100% di proprietà del Comune e quindi può essere coinvolta nella formulazione di strategie e obiettivi. Abbiamo la fortuna che dall’inizio degli anni 90 abbiamo una maggioranza stabile molto favorevole alla protezione del clima e che in tutte le frazioni esiste una percezione molto positiva della collaborazione nelle reti europee. Il mio assessorato ogni anno nella Commissione Ambiente fornisce un rapporto sulle attività del Comune a livello europeo, soprattutto Alleanza per il Clima, Energie Cités e l’associazione delle grandi città Eurocities, dove però l’ambiente è solo una parte piccola. Le attività europee vengono viste molto positivamente a prescindere dall’appartenenza politica dei singoli consiglieri comunali. Ci si aspetta che attraverso lo scambio e lo studio di casi di best practice da altre città nascono stimoli per la nostra realtà. Non siamo dell’opinione che qui a Monaco stiamo già praticando tutto il possibile, ci sono tante cose che possiamo ancora imparare da altre città.
(08 Febbraio 2007)