L’albero di Natale se proprio deve essere vero che sia… di vivaio

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La pianta da addobbare sarebbe un abete, secondo un’iconografia che si è sempre più consolidata negli ultimi decenni. Ma pochi sanno che l’abete è una tradizione che viene da lontano, da paesi in cui il clima freddo (nord Europa o Stati Uniti) favorisce questo tipo di pianta. Ma non è l’unica alternativa. Corbezzoli e agrifogli, agrumi e cipressi sono le piante che hanno più possibilità di sopravvivere allo stress del Natale

Gli alberi di Natale saranno moltissimi anche quest’anno nelle nostre case, saranno colorati e assolutamente scintillanti. Entrano nei nostri appartamenti in questi giorni, insieme a splendidi sentimenti e a tanti regali.
La consuetudine di addobbare l’albero di Natale oggi appartiene a tutti, ma la tradizione in Italia si è consolidata soltanto nel primo dopoguerra. Sembra che il primo abete addobbato sia stato quello della Regina Margherita di Savoia nel Quirinale e che solo dopo la ripresa economica degli anni 50 la tradizione si sia largamente diffusa nella società italiana. Abeti o piante alternative al classico albero di Natale, rappresentano per molti un simbolo importante: d’incontro, di riconciliazione, di felicità, di amore. Ma se il simbolo del Natale è rappresentato dall’abete, molte altre varietà di piante hanno acquistato valore e trovato un loro spazio durante le feste natalizie negli ultimi anni. Gli agrumi, i lecci, i corbezzoli e gli agrifogli, sono alberi che con più facilità sopravvivono in pianura e che più facilmente dopo le vacanze natalizie possono essere ripiantati nei giardini delle nostre case.
Proprio negli ultimi anni in alcune città si è affermata la tendenza di addobbare nelle piazze alberi di specie diverse. Ricordiamo in proposito Palermo, in cui negli anni precedenti sono stati installati nel centro della città alberi di agrumi addobbati con luci e decorazioni colorate. Anche il comune di Roma ha suggerito negli anni passati di piantare specie di piante alternative all’abete come il cedro, il corbezzolo o il melograno che, se conservati i loro apparati radicali, dopo le feste possono essere ripiantati nei parchi romani. Ma ancora magnolie e cipressi a spirale, oltre a stelle di Natale, palme nane e alberi d’arance sono stati i protagonisti degli ultimi anni a Natale in molte città italiane e anche nelle nostre case.
L’atmosfera natalizia è però legata anche alla magia delle fiabe, è per questo che ci piace ricordare proprio questa che parla di boschi, di luci e di un bambino smarrito nel bosco durante la notte di Natale. Il bambino si era recato nel bosco a prendere bacche per adornare la tavola di Natale, ma colto dall’oscurità e dalla neve era stato costretto a trovare riparo sotto un abete e lì si era addormentato. L’abete intenerito aveva fatto scendere i propri rami fino a terra per proteggere e riscaldare il piccolo dal freddo della notte. La mattina del giorno successivo, il 25 dicembre, i genitori lo avevano ritrovato, ancora addormentato ai piedi dell’abete e avevano visto che sull’albero, per la gelata notturna, si erano formate delle stalattiti e delle grosse gocce di brina che al sole sfavillavano di una luce multicolore. L’albero che aveva salvato il piccolo divenne da quel giorno il simbolo di Natale.
L’abete da salotto è un’usanza per la verità importata dal nord e dai paesi anglosassoni, ma ormai da tanti anni si è inserito benissimo nel clima natalizio italiano, insieme al presepe, agli addobbi, ai panettoni e torroni. Spesso è anche un segno del calore familiare e un posto insostituibile per i bambini sotto cui trovare gli amati regali. Al di là delle considerazioni sulle vere radici cristiane del Natale, suggeriamo però un po’ di attenzione. L’albero è bello, ma spesso si rischia di fare danni all’ambiente.
La corsa all’abete deve sottostare ad alcune regole pratiche, che possono evitare il disboscamento e il danneggiamento delle nostre foreste. Ecco allora alcuni pratici consigli per l’acquisto, la conservazione e l’eventuale recupero della pianta; poche ma assolutamente indispensabili le regole da seguire, secondo il Corpo Forestale dello Stato, per la cura dei nostri alberi di Natale. Gli alberi che andranno ad abbellire le nostre case dovranno avere il certificato di provenienza dal vivaio autorizzato. L’invito è quello di comprare l’albero in un vivaio, solo così potremo essere sicuri di utilizzare piante provenienti da una normale attività agricola di tipo vivaistico che occupa stagionalmente oltre mille aziende agricole per oltre 10mila addetti. Il certificato di provenienza degli abeti servirà inoltre ad evitare l’inquinamento genetico dei boschi con specie «aliene». È il caso per esempio di varietà come la normandiana, dai rami che sembrano spruzzati di neve: è una specie di sicuro effetto ornamentale, ma estranea alle varietà nostrane. L’identificazione di queste specie è frutto di attenti controlli effettuati dal Corpo Forestale dello Stato che da anni contrasta il fenomeno degli abeti abusivi.
Sicuri al cento per cento, invece, sono le piante con la zolla e le radici che provengono tutte da vivai. Per quanto riguarda i «cimali», gli abeti senza radici sostenuti dalla classica croce di legno, facciamo attenzione al fatto che siano il frutto di diradamenti forestali autorizzati.
Ma se la presenza del certificato di provenienza consente di lasciare intatte le piante selvatiche delle nostre foreste, non riesce a salvaguardarle completamente. Infatti durante le feste vengono appesantite dagli addobbi natalizi e sottoposte allo stress di temperature elevate, terricci inadatti e aria secca da termosifoni. Anche in questo caso è consigliabile evitare per gli addobbi sostanze che intaccano la superficie dei rami e delle foglie come la neve artificiale e le bombolette d’oro e d’argento, le radici della pianta devono essere costantemente umide durante il periodo di permanenza in casa.
Per il dopo Natale facciamo attenzione a ripiantare gli alberi di Natale nei nostri giardini. Il consiglio del Corpo Forestale dello Stato è di controllare la specie della pianta visto che molti abeti, soprattutto i più economici, vengono importati dal nord e dall’est dell’Europa. Ma anche se sono di ottima qualità ripiantarli a feste concluse è un’operazione a rischio di fallimento. Il 90 per cento degli alberi di Natale infatti non riesce a sopravvivere dopo le feste a causa di condizioni climatiche inappropriate per la specie. Gli abeti hanno bisogno di una determinata altitudine, oltre i 1.000 metri e di zone fitoclimatiche particolari: piantarli nel giardino di casa o sul terrazzo potrebbe provocare un’inutile sofferenza a queste piante già stressate dal caldo, dagli addobbi e dalla mancanza di luce. Inoltre l’improbabile operazione di recupero dell’abete potrebbe provocare una sorta di inquinamento genetico danneggiando nel lungo periodo le specie autoctone. Si ricorda, infine, che in molti comuni, soprattutto quelli del nord o delle aree montuose, dopo le feste si organizza il recupero delle piante. L’effettivo recupero è molto difficile, in quanto le piante già stressate dalla permanenza nelle case e con apparati radicali molto ridotti, molto spesso sono praticamente morte. Difficile anche l’individuazione delle aree idonee per la forestazione che i comuni mettono a disposizione. Degli alberi ormai morti viene utilizzato il legno, mentre le piante sopravvissute vengono trasportate in luoghi idonei al loro attecchimento.

(Fonte Newsletter Corpo forestale dello Stato)
(10 Dicembre 2005)