Il crisantemo fa buon… latte

263
Tempo di lettura: 2 minuti

L’Istituto per il sistema produzione animale in ambiente mediterraneo del Cnr di Sassari ha individuato nuove interessanti proprietà di una varietà della pianta, che la rendono particolarmente adatta come specie da pascolo e coltura per l’agricoltura biologica

Da sempre avvolto da un’aurea di superstizione dura a scomparire, fiore un po’ melanconico, «gloria dell’autunno» secondo Confucio, il crisantemo sembra aver finalmente trovato la strada per la propria rivincita.
Pianta erbacea diffusa negli incolti e ritenuta infestante per varie colture, il crisantemo (Chrysanthemum coronarium L.) sembra invece possedere interessanti caratteristiche come specie da pascolo.
«Il crisantemo – afferma Leonardo Sulas dell’Istituto per il sistema produzione animale in ambiente mediterraneo (Ispaam) del Consiglio nazionale delle ricerche di Sassari – risulta particolarmente apprezzato dagli ovini, con influenza positiva sulla produzione di latte. Sottoposto a pascolamento è in grado di ricacciare prontamente e fornire foraggio di buona qualità anche in tarda primavera quando il valore nutritivo di gran parte delle foraggere tradizionali, sia coltivate sia spontanee, decresce più rapidamente. Inoltre, è stata dimostrata la possibilità di conservazione del foraggio di crisantemo attraverso insilamento (una tecnica che si realizza per acidificazione della massa vegetale ad opera di microrganismi anaerobi) delle sue abbondanti produzioni primaverili. La messa a punto di una nuova tecnica di raccolta meccanica del seme permetterà di coltivare il crisantemo, garantendo così la valorizzazione di una specie promettente per molteplici finalità d’impiego, che rappresenta quasi l’ideotipo di pianta ad uso multiplo».
Originario del bacino del Mediterraneo, in Oriente il fiore nazionale giapponese, è simbolo di pace, nobiltà e lunga vita, nonché ingrediente largamente utilizzato in cucina per l’aroma particolare e per le proprietà antiossidanti, nel nostro Paese, invece, è sempre stato poco apprezzato per la macabra connotazione che ha assunto nella nostra cultura. Si tratta però di un disprezzo ingiustificato.
«Alcune specie del genere Chrysanthemum – prosegue Sulas – sono studiate per le proprietà insetticide, attribuibili alle piretrine e ad altri composti chimici contenuti nei fiori e nella parte aerea della pianta, la cui attività si esplica prevalentemente per contatto, agendo sul sistema nervoso centrale e periferico degli insetti. Ricerche su oli essenziali estratti da ?C. coronarium? hanno messo in evidenza anche proprietà antifungine molto marcate. La necessità di sistemi di produzione maggiormente rispettosi dell’ambiente e l’esigenza di un’agricoltura sempre più multifunzionale richiedono l’impiego di specie vegetali più versatili, al fine di soddisfare nel contempo esigenze diversificate e non solo produttive, come la difesa del suolo dall’erosione idrica, il controllo di infestanti e parassiti senza l’uso di pesticidi, il ripristino ambientale di siti degradati e inquinati o la produzione di biomassa in filiere bioenergetiche».
Il crisantemo rappresenta, quindi, un esempio interessante e concreto di pianta ben adattata, in grado di svolgere molte delle funzioni attualmente richieste, prima fra tutte quella di coltura interessante per l’agricoltura biologica.

(Fonte Cnr)
(01 Novembre 2006)