Dovrà essere definito un programma di misure per la riduzione delle emissioni di CO2 del trasporto marittimo internazionale. È l’unico grande settore ad essere rimasto escluso dalle normative di controllo delle emissioni di CO2 varate dall’Unione europea e dai principali paesi industrializzati. Dal 1997 le emissioni di CO2 in questo settore sono cresciute del 100%
Oggi a Londra è iniziata la riunione del Mepc59 (Comitato marittimo per la protezione dell’ambiente) dell’Imo (Organizzazione marittima internazionale), che si concluderà domani.
Sarà l’ultima occasione per l’Imo per definire un programma di misure per la riduzione delle emissioni di CO2 del trasporto marittimo internazionale, come richiesto dal protocollo di Kyoto, prima della cruciale Conferenza Onu di Copenhagen di dicembre prossimo.
Le associazioni ambientaliste, Amici della terra Italia, Marevivo, Wwf Italia, tracciano un bilancio ed evidenziano alcune proiezioni particolarmente preoccupanti:
– Nei 12 anni ormai trascorsi da quando il protocollo di Kyoto è stato varato dall’Onu, l’Imo non è riuscita a realizzare nemmeno una misura per la riduzione delle emissioni di gas serra del trasporto marittimo internazionale.
– Questo settore è l’unico grande settore ad essere rimasto escluso dalle normative di controllo delle emissioni di CO2 varate dall’Unione europea e dai principali paesi industrializzati. Anche l’aviazione (nazionale e internazionale) è stata di recente inclusa nello Schema comunitario di commercio delle emissioni (Ets).
– Dal 1997, le emissioni di CO2 del trasporto marittimo internazionale sono cresciute del 100% e oggi ammontano a 870 milioni di tonnellate l’anno, pari al 2,7% del totale delle emissioni globali di CO2.
– Questa cifra equivale a circa il doppio delle emissioni di CO2 della sola Italia.
– Se il trasporto marittimo internazionale continuasse a rimanere privo di strumenti di controllo delle emissioni, il suo contributo al totale delle emissioni previste per il 2020 potrebbe raddoppiare.
La proiezione al 2050 del più recente studio svolto dalla stessa Imo evidenzia che il contributo del trasporto marittimo potrebbe raggiungere addirittura il 50% del tetto globale di emissioni di CO2 necessario per contenere gli impatti climatici entro quelli prevedibili con una crescita della temperatura media del pianeta di 2°C rispetto all’epoca preindustriale. Percentuale insostenibile perché il trasporto marittimo è solo uno dei settori di attività che contribuiscono alla globalità delle emissioni di gas serra(1).
– Al recente G8, i maggiori paesi industrializzati, fra cui l’Italia, hanno convenuto sulla necessità di evitare una crescita della temperatura media del pianeta superiore a 2°C e a questo scopo si sono impegnati insieme agli altri paesi industrializzati a ridurre le emissioni di gas serra dell’80% e oltre entro il 2050.
Alla luce di questi fatti, è evidente che questa riunione dell’Imo è l’ultima occasione perché il trasporto marittimo internazionale assuma degli impegni a medio e lungo termine di riduzione delle emissioni di CO2, prima che le regole del protocollo di Kyoto siano modificate ed aggiornate dalla Conferenza di Copenhagen per il periodo successivo al 2020.
Gianni Guerrieri, responsabile di Marevivo per i rapporti internazionali dichiara: «in caso d’inerzia da parte dell’Imo, vi è la concreta possibilità che la Conferenza Onu di Copenaghen esautori l’Imo dal mandato politico che gli è stato finora assegnato, relegandolo ad un ruolo esclusivamente tecnico. Inoltre vi è un forte rischio che le emissioni