Sardegna e Campania a rischio cementificazione

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Il Wwf lancia un allarme poiché la sommatoria dei piani regionali rischia di essere peggiore di quella ipotizzata dal Governo

Nello scontro istituzionale con il Governo, bloccando la proposta del «piano Casa» avanzata dal Presidente Berlusconi, sembra che le Regioni si siano accorte di avere un potere che non esercitavano. Ecco così che tutte le Regioni hanno normato, o stanno normando, propri piani casa (o sedicenti tali) che consentono aumenti di cubature.

Il Wwf lancia un allarme poiché la sommatoria di tutti questi piani rischia di essere peggiore di quella (improponibile) inizialmente ipotizzata dal Governo: infatti molte Regioni non si sono limitata alle case, ma hanno consentito interventi anche sulle strutture edilizie artigianali ed industriali.

È il caso del Piemonte e della Lombardia, dove il premio di cubatura viene consentito anche ai capannoni. In Lombardia poi viene autorizzato il recupero e riutilizzo a scopo residenziale delle volumetrie abbandonate anche se con diversa destinazione di uso. Ma a preoccupare il Wwf oggi sono i territori di Sardegna e Campania a rischio cemento.

«L’effetto domino che si sta verificando sta portando le regioni ben oltre il concetto di “piano casa” e a breve assisteremo ad un significativo aumento non solo delle costruzioni, ma anche della densità abitativa di alcune zone delle nostre città senza che in via preventiva ci si sia preoccupati di adeguare standard urbanistici quali verde pubblico e servizi e senza che si sia provveduto ad un potenziamento mirato dei servizi di trasporto pubblico – ha dichiarato Gaetano Benedetto, co-direttore del Wwf Italia -. Tra le Regioni che si apprestano ad approvare nuove norme in questo settore, quelle che ci preoccupano maggiormente sono due. La Campania, dove è forte il rischio di speculazioni e deregulation nella pianificazione edilizia in conseguenza del piano casa in discussione in questi giorni in Consiglio regionale, si presta così a versare nuovo cemento sul proprio territorio già martoriato.

«Anche la Sardegna apre una nuova stagione edilizia e viene da chiedersi se gli incendi di questi giorni, nell’ignoranza della norma che vieta per 10 anni ogni costruzione sui terreni percorsi dal fuoco, non abbiano a che fare con questa aria che si respira. Il tutto sta avvenendo senza coordinamento alcuno da parte dello Stato che sembra, aver rinunciato ancora una volta al proprio ruolo di coordinamento e di indirizzo. Vale la pena ricordare che il “governo del territorio” e con esso l’urbanistica non è materia esclusiva delle Regioni, ma “concorrente”. La competenza dunque non esclude lo Stato che, se c’è, farebbe bene a battere un colpo».

Caso Sardegna: arriva l’abuso «fai da te»

In Sardegna il cosiddetto piano casa si inserisce in una proposta complessiva di revisione del Piano paesaggistico regionale che impediva di edificare entro i 2.000 metri dal mare. La legge è molto articolata, anche per diverse categorie (residenze, strutture turistico alberghiere, strutture agricole ecc.), ma con poche eccezioni (centri storici e case sparse entro i 300 mt dal mare) consente un aumento del 20% dell’esistente che, nel caso di strutture uni o bi familiari può essere realizzato non solo sopraelevando, ma anche costruendo corpi separati.

Gli edifici entro i 300 metri dal mare possono avere un aumento solo del 10%. Si può arrivare al 30% di aumento se si garantisce un risparmio energetico del 15% rispetto alle prescrizioni regionali, oppure se se gli edifici vengono abbattuti e ricostruiti.

Se si abbattono edifici entro i 300 metri dal mare e se si ricostruiscono all’interno è previsto un premio di cubatura del 40% che arriva al 45% se si garantisce un risparmio energetico del 20%. Ma quello che preoccupa è la semplificazione delle procedure. La maggior parte degli interventi potrà essere fatta con autocertificazione con una semplice Dichiarazione inizio attività, ma molte sono le opere che necessitano solo di una comunicazione senza rilascio di alcun permesso: movimenti di terra per attività agricole e zootecniche, serre stagionali senza muratura, opere temporanee sino a 90 gg, pavimentazione degli spazi esterni anche per aree sosta, impianti funzionali all’efficienza energetica.

Caso Campania: pianificazione urbanistica addio

Peggiori, se possibile, le previste norme in Campania che vorrebbero introdurre nella normativa regionale una totale deregolamentazione alle leggi vigenti in materia di urbanistica: giovedì ci sarà il voto in aula regionale.

Il valore delle aree industriali dismesse è triplicato in pochi giorni, a riprova che gli speculatori si stanno già muovendo. Il disegno di legge infatti, superando di slancio i già discutibili contenuti dell’accordo Stato-Regioni, introduce una vera e propria liberalizzazione a tempo indeterminato delle destinazioni d’uso, consentendo tout court la trasformazione in abitazioni delle strutture produttive anche se funzionanti. Questo costituisce pertanto un allettante invito alla cessazione anticipata delle poche manifatture ancora attive, alla faccia del «rilancio economico».

Tutto questo in deroga alla pianificazione comunale, dando per intero l’iniziativa ai privati, lasciando i Sindaci, cui pure la Costituzione e le leggi conferiscono il potere di disciplinare l’uso del suolo, spettatori impotenti. Il piano inoltre premierebbe chi ha compiuto abusi. Gli abusivi che hanno condonato quanto costruito, ampliano considerando anche le superfici abusive; e quelli che non hanno condonato ancora finiscono per avere una doppia premialità: corsia preferenziale per il condono e superficie condonata considerata ai fini dell’ampliamento.

E come aggravante tutto questo anche nella zona rossa del Vesuvio e nelle aree tutelate dai piani paesaggistici.

La prima vittima illustre della deregulation sarebbe il piano regolatore di Napoli che ha il merito di aver affidato saldamente alla mano pubblica la regia del recupero delle aree industriali dismesse, risparmiando per ora alla città un nuovo sacco edilizio.

Unica nota positiva prevista è che sia per gli interventi di ampliamento sia per gli interventi di sostituzione edilizia il disegno di legge prevede che essi potranno essere effettuati a condizione che si usino tecniche costruttive che garantiscano prestazioni energetico- ambientali.

Resta da capire per i nuovi carichi insediativi in un territorio già sofferente e congestionato, chi provvederà agli standard, al verde, agli spazi e attrezzature pubbliche. Su tutti questi aspetti il discusso provvedimento campano tace, lasciando questi oneri in capo alle generazioni che verranno.

(Fonte Wwf)