«Graffiti puliti» in città

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Utilizzando la superficie sporca di marciapiedi e muri cittadini, e l’acqua nebulizzata ad alta pressione, si ottengono dei veri e propri cartelloni pubblicitari

Un gruppo di ragazzi di Rimini ha deciso di portare in Italia per la prima volta un’idea proveniente dell’Olanda, i «Green graffiti», per attuare un modo diverso di fare campagne pubblicitarie che possano essere più attente all’ambiente.

L’idea dei «Graffiti puliti» nasce dal semplice passare con un dito su una superficie impolverata ottenendo così un disegno.

Se si sostituisce la superficie impolverata con quella sporca dei nostri marciapiedi e dei muri cittadini e si sostituisce al dito dell’acqua nebulizzata ad alta pressione, si ottengono dei veri e propri disegni puliti sulle superfici sporche delle nostre città.

Ed è proprio così che  si possono creare le più svariate campagne pubblicitarie per effetto del contrasto tra superficie la sporca e quella pulita dopo il passaggio della stessa acqua ad alta pressione.

Gli obiettivi

Il gruppo riminese afferma che con questo progetto vorrebbe ridurre il più possibile l’inquinamento derivante dal continuo ed indiscriminato utilizzo dei tradizionali mezzi di outdoor advertising, deleteri spesso per il decoro delle città.

I principali vantaggi di questo metodo sarebbero: un migliore utilizzo delle risorse ambientali, città più pulite ed un risparmio consistente per clienti e pubblica amministrazione.  «Abbiamo la grande opportunità di far comprendere che il marketing può essere portatore di principi eco sostenibili e che dalle piccole cose è possibile creare una mentalità differente per il bene comune» hanno dichiarato.

In molti paesi come Olanda, Germania, Stati Uniti, Inghilterra, ecc.. questa forma di comunicazione è in forte crescita, soprattutto perché, oltre alla sua innovatività nel catturare l’attenzione dei passanti, consente ai committenti di avere un’immagine più «pulita» nei confronti della società in cui sono inseriti.

Con questo metodo l’acqua verrebbe depurata in modo da restituirla alle falde acquifere addirittura più pulita di quella prelevata. Al contrario della maggior parte delle aziende che ridona alle falde acqua più inquinata di quella prelevata.

Inoltre si prevede un uso medio di 7 litri per disegno; mentre secondo calcoli del team di studio del prof. Hoekstra dell’universtità di Twente (nonché uno dei maggiori esperti europei in materia di risorse idriche), lo spreco di acqua virtuale per un cartellone va dai 110 ai 450 litri.

L’acqua virtuale

Il concetto è stato indrodotto per la prima volta nel 2002 durante il Summit mondiale per lo Sviluppo sostenibile (Wssd) e non è altro che un concetto che mira a quantificare l’esatto utilizzo di acqua per la produzione ed il commercio di ogni bene usato nella nostra vita. Grazie agli studi del prof. Hoekstra (finanziati dall’Unesco) si è così potuto valutare come un singolo hamburger per esempio porti con se un bagaglio di 2400 litri d’acqua virtuale per la sua produzione.

La compensazione idrica e il «Green adds Blue»

Il gruppo Green graffiti al fine di compensare l’acqua che comunque utilizza (seppur restituendola più pulita) è diventata una delle prime società europee ad aderire a politiche di compensazione idrica e non solo ambientale.

Il programma in questione è denominato «Green adds Blue» ed è stato appositamente studiato per Green graffiti. Compensazione idrica significa restituire il volume di acqua utilizzato in Italia in zone del mondo a scarsità idrica. Per questo Green graffiti ha creato una vera e propria pertnership con l’Ong Brasiliana As-Pta che si occupa della costruzione di cisterne di irrigazione necessarie all’economia del nord-est del paese.

Certamente non si nasconde il fatto che si tratta di business, ma onestamente si può essere trasparenti negli affari ed è possibile essere businessman avendo un approccio differente, reinvestendo sulla comunità e cercando di non spolpare le risorse sia economiche che ambientali.

(Fonte Green graffiti)