Fusione – Il nucleare senza scorie

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La ricerca europea sulla fusione si fa al Centro Enea di Frascati. Domani il progetto sarà illustrato nel dettaglio

Clima, energia, nascita e sviluppo dell’universo, problemi e temi della ricerca. Di questo si parla nella Settimana della Scienza, in corso a Frascati fino a sabato prossimo. A organizzare l’evento che culmina domani, nella Notte europea di ricercatori, è l’associazione Frascati Scienza, cui aderiscono i sette grandi enti scientifici italiani (Asi, Cnr, Enea, Esa-Esrin, Inaf, Infn, Ingv), le tre università romane e il Comune di Frascati. Tra le iniziative in corso, laboratori scientifici in piazza, spettacoli, scienza vissuta. Ma anche confronto con i grandi temi dell’attualità, a partire da quello della ricerca di alternative energetiche valide alle fonti fossili.

Nei laboratori di Frascati (il più grande polo europeo della scienza per numero di ricercatori) si stanno conducendo ricerche di punta sulla fusione nucleare nel centro Enea dove in particolare si sta sviluppando il progetto Fast. Un progetto di grande ambizione di cui si sta discutendo in tutta Europa, che potrebbe portare a un salto decisivo nel campo dell’energia, eliminando i maggiori inconvenienti della fissione nucleare, quello della richiesta di sicurezza e della gestione delle scorie.

Fondere l’atomo invece di spezzarlo. Imbrigliare le reazioni che alimentano il sole e le stelle producendo energia che non aumenta le emissioni di gas serra. È questo l’obiettivo Fast, così come lo ha spiegato Giuseppe Mazzitelli. Il progetto, all’attenzione della Comunità europea, nasce dall’Associazione italiana Enea-Euratom, come esperimento di supporto allo sviluppo del più ampio programma mondiale Iter, la vera e propria sperimentazione complessiva che darà luogo a Demo, la prima centrale in grado di produrre energia dalla fusione dell’atomo. Niente scorie, niente depositi, né pericolose fuoruscite inquinanti: in questo processo nucleare non ci sono reazioni a catena da controllare. La data della possibile svolta è fissata per il 2028, anno in cui questo tipo di tecnologia potrebbe essere resa disponibile per la costruzione di vere e proprie centrali. Fast è un progetto del valore di 320 milioni di euro, un terzo dei quali erogati attraverso fondi comunitari.

«La fusione – ricorda Mazzitelli – risolve in buona parte anche il problema del combustibile necessario per far andare una centrale. È infatti possibile ottenere reazioni di fusione con atomi leggeri, il deuterio e il trizio. Il primo è presente nell’ambiente: in ogni metro cubo di acqua se ne trovano 35 grammi. In meno di 3.000 tonnellate di acqua di mare è presente, quindi, una quantità di questo combustibile sufficiente a far funzionare una centrale a fusione da 1 GW per un anno. Al contrario il trizio è un elemento raro in natura, ma offre il vantaggio di poter essere prodotto artificialmente in una centrale a fusione partendo dal litio, uno dei metalli leggeri più abbondanti sulla crosta terrestre. Con 150 chili di trizio (corrispondenti a 10 tonnellate di litio) si potrebbe alimentare per 365 giorni una centrale da 1 GW».

L’Enea avrà il compito di portare avanti questo nuovo esperimento, che affronterà le questioni tecnico/scientifiche legate alla fisica e alle altissime temperature necessarie per la fusione dei nuclei atomici: tra 100 e150 milioni di gradi. Fast è un progetto che prevede la realizzazione, in sei anni, di una grande infrastruttura di ricerca che entrerà in funzione anticipatamente e si affiancherà a Iter, il progetto mondiale sulla fusione situato a Cadarache in Francia. L’obiettivo è quello di anticipare il disegno del Reattore dimostrativo (Demo) e in parallelo preparare un adeguato programma sullo sviluppo dei materiali. Questo avviene nonostante le difficoltà operative dovute al ridimensionamento di mezzi e strutture, e la forte competitività tra Associazioni europee. La macchina verrà realizzata nei laboratori di Frascati.

(Fonte Enea)