Contro il nucleare in Lombardia

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«Se a Formigoni interessa davvero la salvaguardia dell’ambiente possiamo rassicurarlo: il nucleare è pericoloso e non darà alcun contributo alla riduzione dei gas serra entro il 2020»

Alcuni attivisti di Greenpeace questa mattina davanti al Pirellone di Milano hanno portato finti fusti di scorie radioattive per chiedere al presidente della regione Lombardia, Roberto Formigoni, una presa di posizione chiara sul nucleare.

«Prima di chiedere al Governo di trasferire alla regione Lombardia le competenze in materia di ambiente, Formigoni dovrebbe avere la grazia di spiegarci se intende lanciare la Lombardia nell’incubo del nucleare, o verso un futuro energetico pulito, sicuro e in grado di garantire più posti di lavoro e meno emissioni», afferma Francesco Tedesco, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace.

Con la Legge 99/2009, che riporta il nucleare in Italia, il Governo ha deciso infatti di scavalcare le competenze regionali in materia di energia e governo del territorio. Undici regioni hanno recentemente presentato ricorso alla Corte Costituzionale in quanto la legge è palesemente in contrasto con quanto stabilito dal titolo V della Costituzione. Tra queste manca all’appello la regione Lombardia, che potrebbe ospitare uno o più reattori sul suo territorio. Oggi è in discussione al Consiglio regionale lombardo una mozione sul tema nucleare.

Nel giugno 2008 Formigoni aveva dichiarato che «ogni discorso sulla localizzazione in Lombardia di eventuali centrali è del tutto prematuro». Otto mesi dopo, nel febbraio 2009, ci ripensava affermando di essere «favorevole alla decisione del Governo, perché il nucleare libera il paese dalla dipendenza dal gas e dal petrolio».

«Non si possono prendere in giro i cittadini su temi così importanti come il nucleare. Se a Formigoni interessa davvero la salvaguardia dell’ambiente possiamo rassicurarlo: il nucleare è pericoloso e non darà alcun contributo alla riduzione dei gas serra entro il 2020 – osserva Tedesco -. Chiediamo a Formigoni di esprimersi contro il nucleare, o di affrontare adesso il peso politico di questa scelta».

Dopo sessant’anni spesi inutilmente nella ricerca, il nucleare rimane una fonte rischiosa, costosa e non si è trovato alcun modo per gestire in sicurezza le scorie radioattive. Quando gli impianti giungeranno a fine vita, i costi delle scorie e dello smantellamento saranno scaricati sulle spalle dei contribuenti e dello Stato. Fonti rinnovabili e misure di efficienza energetica sono mature e potranno fornire l’88% del fabbisogno energetico europeo al 2050, senza i costi e i rischi del nucleare.

Il rapporto «Working for the Climate» sviluppato da Greenpeace ed Erec (il Consiglio europeo per l’energia rinnovabile) mostra che puntare su rinnovabili ed efficienza in Italia permetterebbe di raggiungere almeno 100mila occupati diretti al 2030. A questi andrebbero aggiunti i lavoratori dell’indotto, valutabili nello stesso ordine di grandezza.

(Fonte Greenpeace)