Quale energia per i campi conviene

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Il 74% dei Comuni italiani produce energia da fonti rinnovabili. A Vegetalia AgroEnergie, il 19 marzo, un convegno sull’utilizzo del suolo agricolo

Il 74% dei Comuni italiani (circa 6.000) ha installato almeno un impianto per l’energia pulita nel proprio territorio. E, in questo contesto, lo sviluppo delle agroenergie, nel 2009, ha avuto, nel nostro Paese, una notevole impennata. Proprio le Amministrazioni comunali si stanno dimostrando protagoniste nel business della produzione di energia verde: il 7,3% dei Comuni italiani ha installato sui propri edifici (scuole, ospedali, biblioteche, sedi amministrative, etc.) impianti per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. Il territorio più virtuoso da questo punto di vista è la Lombardia, che riunisce il 32% dei «Comuni verdi», seguita da Emilia-Romagna (10,5%) e Friuli Venezia Giulia (9,1%), secondo i dati dello studio «I Comuni Italiani 2009» di Cittalia, la fondazione Anci ricerche.

Confagricoltura, Anci, CremonaFiere e Legambiente, in questi giorni, hanno fatto il punto sugli sviluppi del settore, in vista della VII edizione di Vegetalia, il Salone delle fonti rinnovabili che si terrà a Cremona dal 19-21 marzo 2010, dove le tre organizzazioni inviteranno i Comuni ad aggiornarsi sulle opportunità offerte dall’energia verde in un convegno che si concentrerà, in particolare, sull’utilizzo del suolo agricolo.

Anci considera positivamente le azioni intraprese da molti Comuni italiani negli ultimi anni che stanno dando un contributo importante alla corsa nazionale per il raggiungimento degli obiettivi posti dall’Unione europea in tema di energia da fonti rinnovabili. Le amministrazioni che sanno guardare avanti hanno infatti capito che la produzione di energia pulita, fondamentale per migliorare la qualità di vita dei nostri cittadini, può avere anche ricadute economiche positive sui territori.

Per Legambiente le agroenergie sono una grande opportunità per l’ambiente e per l’autonomia energetica dei nostri territori ma sono legate indissolubilmente all’uso del suolo, e quindi alla produzione di cibo, alla fertilità dei terreni e alla qualità delle acque. Per questo il loro sviluppo va pianificato a livello locale con accordi di filiera con le aziende agricole del territorio, altrimenti si rischia di fare danni. Lo sviluppo delle energie rinnovabili sui suoli agricoli italiani è senza dubbio un fatto di estrema importanza; il problema è che questo sviluppo oggi avviene con incentivi destinati al mondo agricolo ma spesso senza alcun rapporto con l’agricoltura e le risorse del territorio.

L’agricoltura può infatti dare un contributo fondamentale per lo sviluppo della produzione di energia da fonti rinnovabili. È tuttavia necessario che le aziende acquisiscano un profondo know how su questo tema e tengano ben presente che la produzione di energia deve essere un’integrazione del reddito aziendale, e non costituire il core-business di un’impresa agricola. In questo senso Vegetalia AgroEnergie può rappresentare uno strumento utile e professionale per capire come entrare in questo settore, a chi conviene, e con quali investimenti e rese.

Confagricoltura ed il mondo agricolo vogliono partecipare attivamente allo sviluppo della green economy, promuovendo un modello di produzione di energia da piccoli-medi impianti di cogenerazione e/o alimentati con fonti rinnovabili, ben integrati nelle reti nazionali di distribuzione di energia. Si tratta di un modello di microgenerazione distribuita che ha già trovato applicazione nelle aziende agricole di Confagricoltura, e che ha ancora ampi margini di sviluppo. Le agroenergie, compresi i biocarburanti, possono dare un rilevante contributo alla tutela dell’ambiente, all’integrazione del reddito agricolo ed alla creazione di sistemi produttivi intersettoriali con industria e artigianato.

L’attuale sistema nazionale di tariffe per le rinnovabili favorisce, infatti, l’occupazione di suolo da parte di imprenditori che agricoli non sono, con una preoccupante lievitazione dei prezzi dei terreni, e col ricorso, nel caso delle agroenergie, a materie prime di paesi lontani, a partire dall’olio di palma, senza alcuna garanzia di sostenibilità dei metodi di coltivazione adottati. Temi, questi, che interessano gran parte del territorio nazionale e migliaia di imprese agricole e amministrazioni locali, perché l’agricoltura giocherà senza dubbio un ruolo fondamentale nella lotta ai cambiamenti climatici.

(Fonte Legambiente)