Messa a punto dall’Istituto per l’ambiente marino costiero (Iamc) del Cnr di Napoli, l’università dell’Insubria e l’Apat-Ispra di Roma. Il nuovo metodo di classificazione risulta particolarmente opportuno per i sismi con intensità maggiori o uguali al X grado
L’Istituto per l’ambiente marino costiero (Iamc) del Cnr di Napoli, l’università dell’Insubria e l’Apat-Ispra di Roma hanno messo a punto una nuova scala dell’intensità sismica: Esi 2007. Un grande passo in avanti, nella definizione del rischio sismico ora valutato dall’istituzione di una nuova, innovativa scala: la Esi (Environmental sismic intensity scale) 2007.
Scopo principale e obiettivo da raggiungere è quello di fornire un quadro più esaustivo del fenomeno sismico e leggere l’intensità di un sisma esclusivamente sulla base degli effetti provocati sull’ambiente fisico.
Grandi protagonisti, hanno messo a punto il nuovo metodo; tra questi spiccano istituti, comunque tutti italiani, come l’Istituto per l’ambiente marino costiero (Iamc) del Cnr di Napoli, l’università dell’Insubria e l’Apat-Ispra di Roma. Mai come in questo particolare momento storico, si è interessati a tematiche di natura ambientale, fortemente legate a fenomeni devastanti quali scosse sismiche.
Il motivo è che l’uomo risulta impotente e destinato a non poter contrastare queste forze naturali di eccezionale intensità, con conseguente maggiore vulnerabilità di reazione di quest’ultimo. Non ci lasciano indifferenti avvenimenti come quelli che recentemente hanno sconvolto varie zone del mondo: Haiti, Cile e Turchia. L’intensità risulta a tutt’oggi la misura più importante per la definizione di un sisma pur non essendo l’unica.
In risposta a questo, il mondo della ricerca reagisce offrendo strumenti sempre più adeguati e attenti a focalizzare l’obiettivo in maniera opportuna. Ma come è strutturata la nuova scala Esi 2007?
È ordinata in dodici gradi, come le scale macrosismiche classiche ma si basa, a differenza delle storiche scale sismiche, che basano il grado di intensità sugli effetti prodotti sull’uomo, sulle strutture antropiche e solo marginalmente sull’ambiente naturale, che rappresenta, invece, un determinante fattore di valutazione, sulla classificazione, quantificazione e misurazione di numerosi aspetti geologici, tettonici, idrologici, geomorfologici e botanici, differenziando effetti secondari quali fratturazioni, liquefazioni, frane, variazioni idrologiche e chimico-fisiche delle acque, tsunami, scuotimento degli alberi, ed effetti primari.
Il nuovo metodo di classificazione risulta particolarmente opportuno per i sismi con intensità maggiori o uguali al X grado, quando cioè la gran parte delle strutture risulta distrutta o irrimediabilmente danneggiata e, di conseguenza, gli effetti sul terreno divengono le uniche testimonianze con valore diagnostico.
Esi 2007, verrà utilizzata come strumento di studio nell’ambito del «Progetto di rete interuniversitaria italo-centroamericana nell’analisi e valutazioni delle pericolosità naturali (2010-11)». Un altro grande risultato ottenuto dalla ricerca italiana, corteggiata in tutto il mondo e sempre pronta a dare lustro all’Italia e a fornire strumenti che possano dare alla collettività internazionale la speranza nella ricerca e nei suoi risultati, da spendere per il conseguimento di una vita migliore per tutti.