Non ci sono carte geologiche del 60% dell’Italia

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Il progetto «Carg» prevedeva l’esecuzione di 652 fogli, completi di sezioni, note illustrative e banca dati digitale. Ad oggi sono terminati o in fase di realizzazione 255 fogli. Privo di una legge specifica e adeguati finanziamenti, il tutto rischia di bloccarsi

Ed è in occasione dell’anniversario dei 150° dell’unità d’Italia che l’Accademia nazionale dei Lincei ha mostrato, a gran voce, ad interlocutori quali, la Presidenza della Repubblica, il Governo, il ministro dell’Ambiente, la Conferenza Stato-Regioni e l’opinione pubblica, il compito essenziale che il rilievo geologico del territorio nazionale, la cartografia geologica di base, le ricerche correlate e le loro applicazioni hanno avuto e devono continuare ad avere in un paese moderno che voglia affrontare in modo corretto ed efficace le complesse difficoltà poste dallo sviluppo sostenibile e dalla tutela dell’ambiente, in un territorio soggetto a varie situazioni critiche, evidenti o potenziali.

Facendo un po’ di storia sull’evoluzione del concetto di bisogno nell’utilizzare informazioni geologiche attendibili che potessero dare informazioni chiare per programmazioni sull’intero territorio nazionale, si ricorda che, nel lontano 1962, fu istituito l’ufficio geologico, poi diventato servizio geologico nazionale (Sgn, attualmente presso l’Ispra), il quale avviò i lavori di programmazione e realizzazione della carta geologica d’Italia. Quest’ultima era alla scala 1:100.000 e fu di fondamentale importanza per un primo quadro completo dell’assetto geologico del territorio nazionale, da cui partire per valutarne le diverse caratteristiche e per definire i criteri della necessaria interazione tra uomo e paesaggio.

Successivamente, negli anni 80, si ebbe l’esigenza di avere una visione più attenta del territorio nazionale, necessità che comportava lo sviluppo di carte geologiche nazionali a una scala più raffinata (1:50.000), carte basate su rilievi di estremo dettaglio (1:10.000), necessari per affrontare con maggiore efficacia i rischi geologici incombenti (idrogeologico, sismico e vulcanico) e le calamità naturali, aggravate dall’aumento della popolazione e da un rapporto non sempre maturo e responsabile dell’uomo nei confronti di un ambiente continuamente mortificato e al servizio di scelte scellerate e a volte senza controllo, mascherate da risultanze non sempre immediate e dirette (insediamenti inopportuni, uso intensivo del suolo per l’industria e le infrastrutture, ecc). Il progetto «Carg», acronimo di CARtografia Geologica e Geotematica, basato sulla stretta collaborazione tra Stato (Ispra-Sgn) e Regioni, ha coinvolto oltre 60 strutture tra enti territoriali, istituti del Cnr e dipartimenti universitari. Esso prevedeva l’esecuzione di 652 fogli, completi di sezioni, note illustrative e banca dati digitale.

Ad oggi sono terminati o in fase di realizzazione 255 fogli, ma rimane ancora scoperto circa il 60% del territorio nazionale e vi sono comprovati segnali che il progetto, privo di una legge specifica e di adeguati finanziamenti, si stia bloccando. Ed è proprio dall’analisi di questa condizione che l’Accademia dei Lincei ha invitato le Autorità competenti a rilanciare il Progetto Carg e le ricerche correlate. Il rilevamento geologico e le sue risultanze messe su carta, sono la base per far fronte alle diverse calamità naturali che affliggono il nostro Paese e delle quali, soprattutto ultimamente, stiamo, purtroppo, riscontrando evidenze. Per di più, oltre che fornire lo strumento di base per un’attenta manutenzione ordinaria e straordinaria del territorio e permettere, conseguentemente, una vigile azione di prevenzione dei rischi per persone e cose, la ricerca geologica resta fondamentale per scoprire ed utilizzare in modo consono le risorse idriche, minerarie ed energetiche del nostro Paese.

In definitiva, investire nella ricerca geologica è necessario, perché il nostro territorio merita di essere conosciuto e rispettato e perché noi meritiamo di vivere nella fiducia che lo stesso non ci si rivolti contro; e allora diamo parola ai geologi e quest’ultimi siano degni di tale nome.