Ancora scempio di olivi secolari

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Non può essere una legge o una sanzione che trasforma la cultura individuale. Serve ben altro… un qualcosa che parta da lontano… diciamo dalle scuole elementari. E intanto siamo qui a fronteggiare danni senza fine

«Un’altra esecuzione a morte di olivi secolari. A Pozzovivo, a Mola di Bari. Prima li hanno decapitati e poi li hanno bruciati, vivi. Li vendono, li tagliano, li incendiano: li massacrano. Pensavamo di averle viste tutte ed invece l’uomo riesce sempre a superarsi, in peggio».

Inizia così una nota del circolo Legambiente di Mola di Bari, «I capodieci, dalla campagna al mare».

Che siano ulivi o pietre dei muretti a secco o chiancarelle di copertura dei trulli, il problema è sempre lo stesso: l’insensibilità e la mancanza di cultura profonda. La stessa che ha fatto e continua a fare danni «in alto» fra quei professionisti che progettano interventi nei centri storici, sulla costa o che nascondono i rifiuti nocivi e pericolosi.

Non può essere una legge o una sanzione che trasforma la cultura individuale. Serve ben altro… un qualcosa che parta da lontano… diciamo dalle scuole elementari. E intanto siamo qui a fronteggiare danni senza fine.

La contrada Pozzovivo, è una delle più fertili di Mola di Bari, una volta c’erano olivi e poi frutteti e poi vigneti e carciofeti, che davano frutti prelibati. Già nei mesi, sottolinea l’associazione, «avevamo notato (e segnalato alle autorità competenti) la distruzione di alcuni olivi a Pozzovivo (era il 18 aprile). Ieri sera una decina di olivi secolari bruciavano come torce. Stamattina li abbiamo fotografati di nuovo e abbiamo notato che gli stessi alberi erano stati prima amputati, forse per ricavare legna, e poi bruciati con il solito metodo di dare fuoco alle sterpaglie.

«Chi è interessato alla produzione di olive pota in modo equilibrato gli alberi ed evita che intorno agli stessi alberi cresca erba alta. Invece, chi vuole liberarsi di alberi per realizzare magari un altro investimento, soprattutto se tra di loro ci sono alcuni alberi “monumentali” (come da definizione della legge della Regione Puglia 24/2007), ricorre al fuoco».

L’Associazione chiede agli organi competenti di intervenire e di salvare gli olivi monumentali, anche in attuazione della legge regionale 24/2007 che prevede pesanti sanzioni.

Ecco, le sanzioni ci stanno bene ma nel frattempo che il cittadino che va alle elementari cresca perché al «padre» non si dà un equivalente indennizzo per la mancata produzione di olive? Perché un olivo secolare o una tomba peuceta che si trova nel proprio podere devono essere vissuti come una punizione?