L’antiquata «visione minoritaria» delle rinnovabili

533
Tempo di lettura: 2 minuti

Mentre per il nucleare italiano siamo ancora lontani anche dalla fase iniziale, il Piano nazionale per le rinnovabili afferma che il 32% della domanda elettrica al 2020 dovrà essere soddisfatta da rinnovabili. E altri paesi valutano scenari che puntano a coprire a metà secolo il 100% del fabbisogno elettrico con le fonti pulite

 

Quale spazio può avere l’atomo? Proponiamo l’editoriale di Gianni Silvestrini, Direttore scientifico di QualEnergia.

 

La realizzazione delle centrali nucleari in Italia influirebbe sul soddisfacimento elettrico del Paese per una buona parte di questo secolo: il parco dei reattori preventivati sarebbe operativo dal 2030 con 40-60 anni di funzionamento. Inoltre, come sappiamo, le ambizioni dichiarate del Governo sono quelle di coprire la domanda elettrica al 2030 per il 25% con le rinnovabili e per il 25% con il nucleare, anche se la spinta propulsiva nei confronti di quest’ultima opzione si è molto ridotta negli ultimi mesi per l’assenza del Ministro competente.

Ancora non è stato indicato il Presidente dell’Autorità di Sicurezza, cioè non è stato fissato il «punto 0» da cui far partire i tempi di realizzazione del programma.
Lo stesso Ministero ha reso pubblico lo scorso mese il Piano di azione nazionale per le fonti rinnovabili, come previsto dalla Commissione europea. Da questo documento si evince che nel 2020, il 32% della domanda elettrica dovrebbe essere soddisfatta dalle rinnovabili (il 29% con produzione nazionale). Al 2030 questo valore dovrebbe/potrebbe salire di altri 5 punti percentuali. Insomma, con questi numeri, non si capisce quale potrebbe essere lo spazio per il nucleare.

Inoltre è opportuno chiedersi anche cosa potrebbe succedere sul lungo periodo. È proprio quello che ha fatto il Governo tedesco di centrodestra con uno studio reso pubblico nei giorni scorsi in cui si esamina la fattibilità tecnica-economica della copertura di tutta la domanda elettrica della Germania delle rinnovabili entro il 2050.

Non era la prima volta che si affrontava questo tema. Ultimamente però sono stati pubblicati diversi rapporti che mirano a verificare la possibilità di riuscire a soddisfare con l’energia verde il 100% di tutta la domanda elettrica in Europa già entro la metà del secolo.
L’aspetto più interessante dello studio tedesco è però rappresentato dall’analisi dettagliata della possibilità di soddisfare le variazioni orarie della domanda con le energie rinnovabili. Una politica spinta sul versante dell’efficienza energetica, una gestione intelligente dei carichi elettrici, la presenza di sistemi di accumulo e l’utilizzo appropriato di fotovoltaico, eolico, biomasse, idroelettrico e geotermia dovrebbero consentire di coprire la domanda complessiva del paese.

Cosa vuol dire tutto ciò? Che in alcuni paesi (ad esempio, Germania, Danimarca, Spagna) si è abbandonata la «visione minoritaria» delle rinnovabili come risorse complementari per passare con decisione a scenari in cui il loro ruolo diviene centrale. Tutto ciò rende ancora meno credibile e velleitario qualsiasi ipotesi di rilancio del nucleare nel nostro paese.

(Fonte QualEnergia)