Un febbraio fra filosofia e scienza

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Un mese pieno di impegni sulla frontiera del pensiero filosofico e scientifico quello che andrà in scena nella Città Eterna. Occasioni per riflettere su metodo, libertà e ricerca evitando di ripetere gli errori del passato…

In un filo rosso di sangue (quello versato da Giordano Bruno il 17 febbraio del 1600 a Campo dei Fiori per mano della Santa Inquisizione), si ripercorreranno il 12 febbraio all’auditorium della Residenza Universitaria di Via De Lollis 20, i percorsi delle memorie da quella genetica a quella biochimica a quella dell’Acqua ecc., sulle quali ancora oggi, conflitti che ricordano il Medioevo, sono in corso, con la sostituzione dei Testi Sacri (a quel tempo la Bibbia oggi i cosiddetti trattati scientifici elevati per l’appunto al rango di nuovi «Sacri Testi»).

Così nel Novecento si sono allegramente bruciate le opere di tanti scienziati spesso proprio in falò (che tristemente ricordano il lontano falò di Campo dei Fiori), perché erano fuori dalle «leggi» della fisica e della cosiddetta «scienza ufficiale» anche se erano fior di scienziati come Sir John Eccles Premio Nobel per la Scoperta delle sinapsi, Wilhelm Reich tra i migliori allievi di Sigmund Freud, Jacques Benveniste padre dell’Immunologia moderna (per la scoperta del Paf), che con Giorgio Piccardi direttore dell’Istituto di Chimico-fisica a Firenze fino al 1965, Giuliano Preparata uno dei grandi protagonisti del Modello Standard, sono stati tra gli scopritori delle proprietà speciali dell’acqua: la cosiddetta Memoria dell’Acqua.

È doveroso ricordare Martin Fleischmann che prima dell’«incidente» della fusione fredda era presidente della Società internazionale di Elettrochimica, e last but not least Nicolas Tesla, padre delle moderne tecnologie elettromagnetiche, morto povero in un motel.

In questi giorni si va giù pesante contro il vecchio preside della facoltà di Scienze di Bologna Sergio Focardi reo di aver guidato un esperimento con l’ing. Andrea Rossi che non rientrerebbe nelle «Leggi della Fisica», e verso lo stesso Luc Montagnier, fresco di Stoccolma, colpevole di aver continuato l’opera di Jacques Benveniste sugli effetti dei deboli campi elettromagnetici a livello biologico, di cui si parlerà a RomaTre il 17 febbraio (data profetica speriamo solo storicamente).

Ci si può domandare se la Storia serva a qualcosa e se la vicenda di Giordano Bruno sia in qualche modo materia di riflessione per alcuni grandi potentati della scienza moderna che troppo spesso sembrano ricalcare le tristi orme della Santa Inquisizione (che aveva da difendere i dogmi religiosi mica dogmi scientifici).

Un tema su cui in qualche modo si è soffermato recentemente Luciano Maiani, Presidente del Cnr, ricordando all’Accademia dei Lincei il contributo di Giuliano Preparata.

Sarebbe bene che si ritornasse ai grandi fasti della ricerca scientifica sui fondamentali e sulle applicazioni.

Non si può continuare a vivere di quel grande avvenire dietro le spalle su cui ci faceva ridere amaramente Vittorio Gasmann. È tempo di guardare avanti memori del metodo scientifico che resta la stella polare della pratica anche oggi dove i grandi trionfi del Novecento debbono essere consolidati e bisogna continuare ad avanzare sulla teoria e sulla pratica scientifica e tecnologica anche nel campo della salute e dell’ambiente pericolosamente in crisi.

A questa impresa sono chiamati tutti gli operatori del mondo scientifico che è bene imparino dai malvezzi del Medioevo che vengono ancora una volta condannati a Campo dei Fiori il 17 febbraio (1600/2011).