La Compensazione volontaria CO2 opportunità da valorizzare

405
Tempo di lettura: 3 minuti

Il mercato volontario può essere utilizzato nel settore agro-forestale ma sono ancora molte le criticità. L’iniziativa Inea e Compagnia delle Foreste

Punti di forza e di debolezza del sistema volontario di compensazione delle emissioni di CO2 e altri gas clima alteranti attraverso investimenti nel settore forestale. Di questo si è discusso ieri, in occasione dell’incontro organizzato dall’Osservatorio Foreste dell’Inea, Istituto Nazionale di Economia Agraria, dal titolo Mercato volontario per la compensazione della CO2: Opportunità per il settore agro-forestale?

L’incontro è stata un’importante occasione di dialogo per i principali stakeholder, operatori e autorità nazionali competenti in materia con l’intento di confrontarsi sullo stato dell’arte e proporre strategie comuni e condivise nella lotta al cambiamento climatico, che vedano gli imprenditori agricolo-forestali protagonisti nella fornitura di un servizio ambientale sempre più richiesto dalla società civile.

Nucleo centrale anche del sistema volontario, è dato dal credito di carbonio. Ma in che consiste? Nel corrispettivo d’una tonnellata di anidride carbonica equivalente (tCO2eq), non emessa in atmosfera, da qualsiasi attività realizzata attraverso investimenti specifici, contrattabile sul mercato. Apparentemente complicato, in realtà si verifica, in prima battuta, grazie a progetti mirati alla riduzione delle proprie emissioni (emissione di CO2 evitata) e, successivamente, alla compensazione della parte rimanente attraverso interventi di assorbimento di CO2 (forestazione, riduzione della deforestazione e della degradazione delle foreste).

Il Mercato volontario dei crediti di carbonio rappresenta una sorgente di protocolli, alleanze, e progetti con grandi potenzialità di sviluppo. Le criticità derivano, però, da una scarsa regolamentazione di riferimento, standard e certificazioni univoche per tutto il territorio nazionale. Chiaramente questo comporta diverse tipologie di credito, senza trascurare il fatto che ciascuna tipologia fa parte di uno standard o certificazione di un ente terzo indipendente. Sono sette i crediti riconosciuti dal Protocollo di Kyoto, distinti in base alla provenienza, alla computabilità rispetto all’obiettivo di riduzione del CO2 e dalla scambiabilità e trasferibilità al successivo periodo di adempimento.

Quelli derivanti da progetti volontari, invece, vengono definiti o Voluntary Emissions Reductions (VERs) o più semplicemente Emission Reduction, se non verificati da un ente terzo,o diversamente, se verificati Verified Emission Reduction (VER).

Per il Mercato volontario globale le transazioni dei crediti si inseriscono sia nel sistema statunitense Chicago Climate Exchange (CCX), cui partecipano imprese, associazioni, università, municipalità, attraverso la sottoscrizione di impegni di riduzione; sia nel sistema Over The Counter (OTC), che comprende i soggetti che non rispondono a regole comuni. Questo implica la possibilità per le organizzazioni, le imprese e i singoli cittadini di investire direttamente in progetti, centrando l’obiettivo del contenimento delle emissioni.

In Italia dal 2003 ad oggi si è registrata una forte crescita della sottoscrizione di accordi volontari tra chi, attraverso progetti forestali (piantagioni ex novo, miglioramento della gestione, ecc) fornisce crediti di carbonio e chi vuole ridurre e/o compensare le proprie emissioni. Questo è reso possibile attraverso la mediazione da parte di diversi soggetti privati e di enti locali che hanno già attivato un serie di iniziative. Le amministrazioni, infatti, vedono i Mercati volontari come possibilità di nuove entrate economiche.

L’incontro di ieri, partendo dai risultati dell’indagine effettuata tra il 2008 e il 2009 dall’Osservatorio Foreste dell’Inea con la Compagnia delle foreste sul panorama nazionale degli accordi volontari, è servito a comprendere l’evoluzione della realtà in Italia. Ma come si presenta la situazione nel nostro paese? In realtà è alquanto complicata e poco chiara, dal momento che non esistono regole condivise e coordinate con quelli che sono gli impegni sottoscritti dal nostro Paese in ambito internazionale. I processi di riforestazione e gestione forestale, ad esempio, sono impiegati dal Governo italiano esclusivamente per adempiere agli impegni di Kyoto. Nell’ambito delle future regole internazionali, caratterizzanti il post 2012, il Mercato volontario necessiterebbe di una maggiore attenzione politica, in quanto valido strumento per la gestione attiva del patrimonio forestale e del territorio, fornendo indubbi  risultati nella tutela e conservazione ambientale.

Inoltre, non deve essere sottovalutata l’ipotesi di un ulteriore reddito aggiuntivo per gli imprenditori e/o proprietari agricoli e/o forestali, derivante dal servizio ecosistemico fornito e dalla conseguente vendita dei crediti prodotti grazie al loro lavoro di gestione che garantisce un aumento dello stock di carbonio nella biomassa epigea, ipogea, nella lettiera e nel suolo.

In questo senso è imprescindibile una presa di coscienza da parte di amministrazioni, proprietari e gestori di foreste e da parte del settore forestale tutto, del ruolo che un serio Mercato volontario nazionale trasparente e regolato secondo criteri condivisi può ricoprire in chiave di lotta ai cambiamenti climatici.