Appello al governo da parte di Toscana e Liguria. Circolate notizie su un possibile trasferimento del Segretariato esecutivo del Santuario da Genova in terra monegasca
Nuovo «Sos» per il Santuario dei Cetacei. A lanciarlo stavolta sono gli assessori all’ambiente di Regione Toscana e Regione Liguria, Anna Rita Bramerini e Renata Briano dopo che sono circolate notizie su un possibile trasferimento del Segretariato esecutivo del Santuario da Genova in terra monegasca.
L’appello di Toscana e Liguria viene rivolto direttamente «al Ministero dell’Ambiente italiano perché finalmente batta un colpo a favore della più grande area marina protetta del Mediterraneo – affermano i due assessori – fondamentale per la gestione sostenibile dell’ambiente marino e delle sue risorse e agisca per evitare trasmigrazioni oltre confine di cui non vediamo l’utilità».
Le due Regioni hanno da sempre manifestato attenzione e sensibilità nei confronti del Santuario.
La Toscana istituendo l’Osservatorio dei cetacei, unico esempio in Italia, punto di coordinamento degli studi e delle attività presenti sul territorio sul tema della biodiversità marina e della tutela dei grandi mammiferi, e cuore pulsante del Santuario.
La Liguria ospitando la sede del Segretariato a Genova fintanto che questa non è stata praticamente chiusa (la fece riaprire simbolicamente l’anno scorso per organizzarvi una conferenza stampa sui gravi rischi che correva quell’area marina e sulle iniziative urgenti da avviare per rilanciare il Santuario).
La Toscana ed il Santuario dei cetacei
La Toscana ha avuto storicamente un ruolo di primaria importanza nella rete di recupero dei cetacei spiaggiati e dei grandi vertebrati marini in genere. In questo, il territorio della provincia di Livorno, ha rappresentato un punto di riferimento nello scenario nazionale fin dagli anni 70. Quando poi vennero meno le forze di certe istituzioni, anche universitarie e associazioni che operavano nel settore, il Gruppo di lavoro che oggi in Arpat ha sede proprio a Livorno, presso l’Area Mare e che monitora le risorse e la biodiversità marina da vari punti di vista, si preoccupò di colmare questa lacuna.
Già dagli anni 70-80 il Gruppo lavorava come ufficio della Provincia di Livorno nei programmi regionali e ministeriali. In seguito si costituì un Consorzio tra Regione e Province (Crip), il Gruppo assunse impegni anche in ambito comunitario e nel 1996 confluì in Arpat con l’art. 8bis, mantenendo le competenze in materia di monitoraggio degli organismi marini e dei loro habitat.
Nel frattempo l’Italia aveva ratificato con Francia e Principato di Monaco una convenzione per istituire la più grande area marina protetta del Mediterraneo, l’allora Santuario dei Cetacei. La Toscana continuava a fornire il proprio apporto in termini di dati raccolti sul campo. Dati che hanno suggerito come l’area vasta del bacino tirreno-ligure costituisca un luogo critico e al tempo stesso strategico per i popolamenti dei mammiferi marini.
Che il nord Tirreno e il Ligure siano aree tra le più ricche di nutrienti e di biomassa ittica di tutto il Mediterraneo lo sanno bene i pescatori, ma anche i cetacei. Non è un caso quindi che quest’area sia stata scelta allo scopo.
Le informazioni di carattere popolazionistico e di salvaguardia delle specie (vedi ad esempio il monitoraggio sul morbillivirus) che Arpat raccoglie ormai da oltre 20 anni nelle varie vesti istituzionali, hanno consentito di supportare il percorso che la Regione ha intrapreso in merito all’Osservatorio Toscano dei Cetacei, e di riuscire oggi ad affermare, con grande convinzione, l’importanza strategica della Toscana su questo aspetto. Tutto ciò non riconosce solo l’efficienza di questa Regione, ma altresì dimostra la sensibilità verso criticità che vanno ad investire organismi all’apice della catena alimentare la cui scomparsa avrà e, in certi casi ha già, risvolti preoccupanti per l’intero ecosistema marino e chi come l’uomo trae da questo sostentamento.
Il ritardo dimostrato dal nostro Paese in questa materia è stato reso evidente dall’istituzione dell’Osservatorio Toscano dei Cetacei, che lo ha colto in contropiede e ha costretto il Comitato di Pilotaggio del MiATTM a prendere in considerazione il nuovo scenario che si stava predisponendo. Nell’ultima riunione del Comitato di Pilotaggio, tenutasi a Roma presso il Ministero, che fino ad ora vede la sola presenza della Regione Liguria nel Comitato, vi è stata una dichiarata apertura ad allargare la rappresentanza a tutte e tre le regioni (Liguria, Toscana, Sardegna). Esiste la netta sensazione che nel caso in cui il Segretariato fosse trasferito in terra monegasca, non solo l’Italia perderebbe prestigio e capacità di gestione del Santuario stesso, ma le Regioni che a fatica avevano ottenuto la considerazione dovuta, la potrebbero perdere in breve tempo insieme a qualsiasi velleità operativa di confronto ufficiale.
Arpat sta garantendo un servizio alla collettività in termini di pronto intervento e in piena sintonia con i Corpi preposti al controllo e alla sorveglianza in mare, primo tra tutti la Guardia Costiera. Per questi soggetti Arpat ha sempre costituito riferimento istituzionale con il quale coordinarsi non solo per questi aspetti, ma anche per altre emergenze che possono minare gli equilibri dell’ecosistema marino (es: sversamenti incidentali «oil spill», zone di rifugio per navi pericolose, rifiuti antropici, navi dei veleni, ecc.). Si ricorda a tal proposito la missione di pace italiana in Libano che il nucleo subacqueo Area Mare di Arpat ha sostenuto a stretto contatto, e in situazioni di pericolo costante, con il Comando Generale delle Capitanerie di Porto.Arpat, in qualità di organo strumentale della Regione Toscana, è ora anche impegnata nel Progetto di cooperazione transfrontaliera Gionha (Governance and Integrated Observation of marine Natural Habitat) che promuove la tutela e la valorizzazione della risorsa marina e degli habitat di particolare pregio naturalistico che popolano l’Alto Tirreno.
La salvaguardia delle popolazioni dei mammiferi marini e degli altri valori naturalistici dell’area è promossa attraverso la conoscenza dello stato ambientale, delle fonti di inquinamento e della tendenza evolutiva degli indicatori, nonché grazie a un’azione educativa e di sensibilizzazione. L’obiettivo è potenziare nei cittadini, nei turisti e nei portatori d’interesse pubblici e privati, la consapevolezza del proprio ruolo rispetto alla conservazione dei valori naturalistici marino-costieri dell’area, avviando un processo di confronto partecipativo sulle azioni per uno sviluppo eco-sostenibile di tutto il territorio e delle attività produttive.
(Fonte Arpat, Testo a cura di Fabrizio Serena)