Un recente studio divulgato presso l’Istituto superiore di sanità ha dimostrato come gli alimenti originati dalla pesca e dall’allevamento, in mare e in acqua dolce, rappresentino una risorsa importante sia dal punto di vista nutrizionale, sia dal punto di vista economico
A poco più di un mese di distanza dalla giornata di studio sulla qualità e sicurezza dei prodotti ittici alimentari, sul sito internet dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle regioni Lazio e Toscana, sono stati pubblicati gli atti del convegno tenutosi a Roma, presso l’Istituto superiore di sanità.
Scopo dello studio è stato quello di dimostrare come gli alimenti originati dalla pesca e dall’allevamento, in mare e in acqua dolce, rappresentino una risorsa importante sia dal punto di vista nutrizionale, sia dal punto di vista economico.
Tuttavia, numerosi problemi di tipo sanitario impongono controlli costanti e sul pescato e lungo tutta la filiera dell’allevamento, nel rispetto di regolamenti e norme emanate sia a livello comunitario, sia a livello nazionale.
Consapevoli della vastità delle problematiche derivanti dalla possibile presenza di agenti patogeni e di contaminanti chimici nei prodotti ittici e nei molluschi eduli bivalvi destinati al consumo umano, alcuni Istituti zooprofilattici sperimentali in collaborazione con il Dipartimento sanità pubblica e sicurezza degli alimenti dell’Istituto superiore di sanità e con il coinvolgimento dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano, l’Università degli studi di Genova, l’Università «La Sapienza» di Roma, l’Istituto di ricovero a carattere scientifico «Fondazione Santa Lucia» di Roma e la sezione di Bologna dell’Arpa della Regione Emilia Romagna, hanno intrapreso nel Dicembre 2007, nell’ambito dei progetti di ricerca finalizzata, programma speciale, banditi dal Ministero della Salute nel 2006, un piano di indagine teso a:
– approfondire le conoscenze su aspetti di igiene e sanità dei prodotti della pesca e degli allevamenti ittici situati nelle diverse regioni del paese;
– determinare la presenza e valutare la azione tossica in vivo ed in vitro di residui chimici quali metalli pesanti, idrocarburi policiclici aromatici, policlorobifenili, diossine, pesticidi, ftalati, sostanze capaci di interferire sull’equilibrio ormonale, riproduttivo ed immunitario degli animali e dell’uomo che se ne alimenta;
– studiare l’importanza di una dieta comprendente pesce nei pazienti in fase di neuroriabilitazione ricoverati presso un Istituto specializzato.
Adempiendo a quanto enunciato nel progetto, al fine di divulgare i dati e le possibili prospettive che sono emerse da questa prima fase delle ricerche, si è stabilito di organizzare una giornata di lavoro rivolta in primis agli operatori del servizio sanitario pubblico e privato, nella speranza che quanto discusso possa portare ad ulteriori spunti di ricerca ed intervento ai fini della tutela della salute pubblica e della difesa di una risorsa alimentare tanto preziosa.
Per quanto riguarda gli aspetti di igiene e sanità dei prodotti ittici, dalle relazioni congressuali è emerso che le categorie più a rischio sono senza dubbio quelle rappresentate da bambini, anziani, donne in gestazione e soggetti immunodepressi. I patogeni più insidiosi sono probabilmente quelli ambientali, i contaminanti, primi fra tutti i batteri appartenente al genere Listeria spp.
Dallo studio delle diete, soprattutto nei soggetti anziani o in fase di riabilitazione neurologica, appare chiaro che il consumo di pesce ha sicuramente un effetto positivo, di tipo protettivo nei riguardi dell’ictus. A tal proposito, sembrerebbe indicato un consumo di circa 400 grammi di pesce a settimana, suddiviso in due volte. Fra le specie consigliate, per il loro apporto in acidi grassi polinsaturi della serie omega 3, si annoverano soprattutto pesce azzurro, salmone, pesce spada, tonno fresco, sgombro, halibut e trota. Decisamente poco indicato, invece, il consumo di pesce fritto.
Per ciò che concerne i molluschi eduli bivalvi, ed i mitili in particolare, particolare attenzione va posta nei confronti dei contaminati chimici (metalli pesanti, idrocarburi policiclici aromatici, policlorobifenili) e biologici. Fra questi ultimi, hanno rilevanza soprattutto coliformi, Salmonella spp. e virus dell’epatite A, che, sebbene possano essere molto patogeni, vengono facilmente inattivati mediante cottura.