I Cfc – Un fantasma ancora attivo

406
Tempo di lettura: 2 minuti

Mai come quest’anno l’Artico ha registrato un dissesto nei propri valori di ozono. Quaranta punti percentuali in meno. 196 nazioni sono impegnate tuttora ad abbassare i valori di Cfc immessi in atmosfera

 

 

Un pugno di giorni fa la Giornata internazionale per il mantenimento dello strato di ozono promossa dall’Unep, il programma per l’Ambiente delle Nazioni Unite, ha avuto una ragione in più per essere celebrata: mai come quest’anno l’Artico ha registrato un dissesto nei propri valori di ozono. Quaranta punti percentuali in meno.

Praticamente un tracollo più che allarmante.

A provocare la perdita di ozono sull’Artico è stato un vortice polare poderoso e intenso che ha distrutto ozono sull’area interessata.

Difatti, se il 2011 è stata un’annata tutto sommato positiva per i livelli di ozono nell’atmosfera, è invece proprio della zona artica la disfatta.

E quando è uno dei due poli a mandare segnali di allerta di questa entità, allora sì che rimane ben poco da sorridere.

Perché le due estremità del globo funzionano quasi come da «cartine di tornasole» che riflettono il grado di salute fisica del pianeta nel suo complesso.

È qui che si registrano i valori che ci dicono se sperare o meno per le sorti così incerte del globo. Lo scioglimento dei ghiacciai, difatti, influisce direttamente sull’innalzamento di tutte le acque terrestri.

16 settembre: questa la data scelta dai vertici dell’Onu per commemorare un evento davvero significativo che ha cambiato le prospettive di visione globale di tutte le nazioni coinvolte: una data che ricorda un lontano «1987»», anno in cui fu firmato il Protocollo di Montreal.

Un patto più che un trattato vero e proprio, perché da quel momento vennero messi al bando i Cfc, i gas principali causa della distruzione dello strato di ozono sopra i poli, nonché del gravissimo cambiamento climatico in corso.

196 nazioni si impegnano tuttora in questo progetto comune.

Un ultimo dato da non sottovalutare: il peggioramento dello stato di salute dell’Artico è iniziato a marzo scorso, mese del disastro nucleare nipponico.

Che si tratti davvero solo di una combinazione spiacevole?