Rimangono irrisolti aspetti critici quali le questioni finanziarie, in particolare quelle legate al «green climate fund» che dovrebbero avviare iniziative di riduzione delle emissioni e di sviluppo pulito. Il nuovo testo elaborato, rispetto a quello precedente, è più lungo, molto più complicato e involuto, insomma praticamente incomprensibile e ingestibile
L’ultima riunione intersessionale, in corso a Panama City, del negoziato sul clima, prima della Conferenza di Durban, si avvia oggi alla conclusione.
Sulla base dei resoconti ufficiali reperibili su: http://www.iisd.ca/climate/ccwg16/ si può osservare che finora è stato fatto qualche progresso nella messa a punto di linee guida, schemi e regole varie per le questioni riguardanti:
– l’adattamento nei Paesi in via di sviluppo e la cooperazione per l’adattamento;
– le tecnologie ed il trasferimento tecnologico per la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici.
Nullo o di entità trascurabile è il risultato del lavoro finora svolto dagli altri «informal groups» e «contact groups». Rimangono irrisolti aspetti critici quali le questioni finanziarie, in particolare quelle legate al «green climate fund» che dovrebbero avviare tutta una serie di iniziative di riduzione delle emissioni e di sviluppo pulito.
Addirittura negativo può considerarsi il lavoro svolto dal contact grup sulla «shared vision», cioè sugli impegni, obiettivi e strategie di lungo periodo che il nuovo trattato sul clima post Kyoto dovrebbe contenere. Il nuovo testo elaborato appare peggiorativo rispetto a quello precedente: è più lungo, molto più complicato e involuto, insomma praticamente incomprensibile e ingestibile.
Sembra di capire che la Conferenza di Durban sarà un’occasione perché i negoziatori, soprattutto quelli dell’emisfero nord (dove avanza l’inverno), si facciano una bella vacanza nel caldo mare del sud Africa. Qualcuno dei negoziatori un po’ «scienziato» ne potrà approfittare per osservare da vicino la corrente di Agulhas che, a causa dei cambiamenti climatici, si è modificata e sta modificando anche le correnti atlantiche, oppure verificare come è cambiata, sempre per colpa dei cambiamenti climatici, la savana nel Transvaal, dove le scarse radure di acacie e di euforbie si stanno trasformando in deserto, o osservare altre interessanti aspetti ambientali e marini che documentano i cambiamenti del clima.
Con queste premesse, di certo, i negoziatori non andranno a Durban per concludere alcun accordo che cercherà di prevenire e di ridurre le cause dei cambiamenti del clima.