Rifiuti Spa, i numeri aumentano

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Cogliati Dezza: «Confidiamo nel governo affinché si attivi concretamente per l’introduzione dei delitti ambientali nel nostro codice penale, una riforma di civiltà, che oltre ad assicurare maggiore protezione agli ecosistemi, alla vivibilità dei territori e alla sicurezza di tutti gli italiani, contribuirebbe a tutelare l’economia sana del Paese»

Sono passati dieci anni dalla prima ordinanza di custodia cautelare emessa per traffico illegale di rifiuti nel nostro Paese. Era il 13 febbraio del 2002 e a farla scattare fu l’operazione Greenland, coordinata dalla Procura della Repubblica di Spoleto e condotta dal Comando tutela ambiente dell’Arma dei Carabinieri. Oggi, le inchieste sviluppate grazie al delitto di «attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti» sono diventate 191 e le ordinanze di custodia cautelare 1.199.

Le aziende coinvolte nelle indagini sono state ben 666, con 3.348 persone denunciate. Nel solo anno 2010 sono state sequestrate oltre 2 milioni di tonnellate di rifiuti speciali e pericolosi gestiti illegalmente e i numeri diventano ancor più impressionanti estendendo la rilevazione agli ultimi dieci anni dove i rifiuti sequestrati sono in quantità pari a circa 13 milioni e 100mila tonnellate equivalenti, cioè, a una strada di 1.123.512 tir, lunga più di 7mila chilometri. E il volume d’affari? Da capogiro; stiamo parlando di circa 3,3 miliardi di euro nel solo 2010 e ben 43 miliardi negli ultimi dieci anni.

Questi alcuni numeri emersi dall’incontro organizzato dall’associazione del cigno, Legambiente, e coordinato dal responsabile del suo Osservatorio ambiente e legalità Enrico Fontana.

Numeri e risultati importanti, che hanno consentito di svelare scenari inediti e di «fotografare» un fenomeno, quello dei traffici illegali nel nostro Paese, e non solo, che rappresenta un’autentica minaccia per l’ambiente, la salute dei cittadini, l’economia.

Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente, ha dichiarato: «L’Italia, grazie all’introduzione del delitto di attività organizzate di traffico illecito di rifiuti, rappresenta oggi a livello europeo e internazionale una punta avanzata nell’azione di contrasto a questo grave fenomeno d’illegalità, ambientale ed economica. Ora, però, serve completare la rivoluzione iniziata dieci anni fa. Confidiamo quindi nel governo affinché si attivi concretamente per l’introduzione dei delitti ambientali nel nostro codice penale, una riforma di civiltà, che oltre ad assicurare maggiore protezione agli ecosistemi, alla vivibilità dei territori e alla sicurezza di tutti gli italiani, contribuirebbe a tutelare l’economia sana del Paese. Le aziende cacciate dal mercato dalle pratiche scorrette sono le prime vittime della Rifiuti Spa».

E i risultati investigativi raggiunti in tutte le inchieste hanno messo in luce il dietro le quinte della gestione illecita di rifiuti, un fenomeno che si dipana, senza soluzione di continuità, su tutto il territorio nazionale e anche oltre confine. Sono in aumento, infatti, le inchieste transnazionali che coinvolgono ben 15 Paesi di tre continenti, Europa, Africa, Asia. Grosse piattaforme logistiche italiane che racimolino rifiuti plastici, cartacei, ferrosi, elettronici, anche provenienti dalla raccolta differenziata e li immettano nei circuiti illegali internazionali, dove attraverso vari passaggi di mano, e di confine, finiscono in mercati dove avvengono trattamenti in barba ai più comuni processi di controllo e senza alcuna precauzione sanitaria e ambientale. Un fenomeno ancora poco conosciuto, una giostra troppo grande per gli operatori preposti ai controlli.

E alla luce della situazione esistente Legambiente propone di: rafforzare da un lato e semplificare dall’altro il quadro sanzionatorio in materia di tutela penale dell’ambiente attualmente in vigore; di rendere pienamente operativa la nuova classificazione del delitto di attività organizzata di traffico illecito di rifiuti, prevedendo, come per tutti gli altri delitti di competenza delle Procure distrettuali antimafia, l’utilizzo di intercettazioni telefoniche e ambientali in presenza di sufficienti indizi di reato; di prevedere una serie di modifiche normative finalizzate a rendere più efficaci, anche dal punto di vista della sostenibilità economica, le procedure di sequestro di rifiuti presso aree portuali e aeroportuali; di sollecitare l’estensione del delitto di attività organizzata di traffico illecito di rifiuti (art. 260 D. Lgs 152/2006) in tutti i Paesi dell’Unione europea, come previsto peraltro dalla direttiva comunitaria 2008/99/CE al fine di contrastare in maniera più efficaci i traffici transnazionali di rifiuti; di inserire stabilmente e rafforzare il contrasto dei traffici illegali di rifiuti nelle attività di organismi investigativi e di controllo europei e internazionali (quali Europol, Interpol e Organizzazione mondiale delle Dogane).

Una ricetta questa che parte dall’apportare modifiche al quadro normativo esistente in termini di efficacia delle disposizioni e di semplificazione delle norme e giunge alla definizione di sanzioni certe e vincolanti. Ora la parola al governo.