Dieci azioni per salvare il mare

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Greenpeace segnala una serie di punti su cui intervenire per salvare gli equilibri del mare oggi in pericolo per una serie di cause: dall’inquinamento alla pesca eccessiva, dal traffico navale alle perforazioni off-shore

Inquinamento, pesca eccessiva, traffico navale, perforazioni off-shore. Sono solo alcune delle minacce che ogni giorno aggravano lo stato degli oceani nel mondo. Nella Giornata mondiale degli Oceani, Greenpeace pubblica le linee guida da cui partire per scongiurare il collasso della principale fonte di vita del Pianeta: il mare.

1. RISERVE MARINE: per preservare la biodiversità marina e mantenere vitali le funzioni degli oceani è necessario creare una rete di riserve marine che protegga il quaranta per cento della loro superficie. Tali riserve dovranno tutelare i punti più sensibili e ricchi di biodiversità dei nostri oceani, dai Poli al Mediterraneo, dove Greenpeace ha proposto la creazione di trentadue riserve marine, tra cui una nel Canale di Sicilia.

2. PESCA SOSTENIBILE: per garantire un futuro alle popolazioni ittiche ormai in crisi è necessario ripensare le attività di pesca, da un lato fermando la pesca eccessiva e rispettando i limiti scientifici di cattura per non sovra sfruttare gli stock, dall’altro favorendo la piccola pesca sostenibile. La riforma della Politica Comune della Pesca in Europa è in questo senso una grande opportunità per rendere la pesca sostenibile dal punto di vista ambientale, economico e sociale.

3. NO AI METODI DI PESCA DISTRUTTIVI: fermare la pesca illegale ed eliminare metodi distruttivi come la pesca a strascico d’alto mare o la pesca con reti a circuizioni sui Fad (sistemi di aggregazione per pesci), che stanno avendo un gravissimo impatto sulle risorse e tutto l’ecosistema marino. I Fad sono oggetti galleggianti utilizzati per aggregare i pesci che purtroppo causano la cattura di esemplari giovani di tonno, squali, tartarughe e altre specie marine.

4. RIDURRE L’INQUINAMENTO: è necessario ridurre l’inquinamento che arriva da fonti terrestri, sopratutto in aree che dovrebbero essere a tutela di specie particolarmente sensibili, come il Santuario dei Cetacei.

5. REGOLE SUL TRAFFICO NAVALE: ridurre il traffico navale, e in particolar modo porre limiti e controlli al trasporto di carichi pericolosi in zone sensibili come lo stretto di Bonifacio.

6. CONSUMI SOSTENIBILI: per proteggere gli oceani bisogna fare attenzione al pesce che consumiamo, assicurandoci che non provenga da stock sovra sfruttati o da una pesca distruttiva. È importante che le grandi compagnie, come quelle che producono tonno in scatola, si impegnino a utilizzare solo tonno pescato in modo sostenibile. Vedi: www.tonnointrappola.it

7. NO ALLE PERFORAZIONI OFF SHORE: fermare attività di estrazioni pericolose, come le perforazioni off shore, che minacciano habitat preziosi che vanno dal lontano Artico al più familiare Canale di Sicilia, nel Mediterraneo.

8. DIFESA DELL’OCEANO ARTICO: creare immediatamente una moratoria contro lo sviluppo industriale nell’area dell’Oceano Artico. L’area da tutelare deve comprendere le acque storicamente ricoperte dai ghiacci secondo le medie registrare tra il 1979 e il 2000. Questo periodo, infatti, precede l’inizio della perdita significativa dei ghiacci a causa dei cambiamenti climatici. Fenomeno che ha aperto la strada allo sfruttamento di ambienti incontaminati prima inaccessibili.

9. ATTENZIONE ALLA PLASTICA: l’ottanta per cento della plastica che inquina gli oceani proviene dalla terra ferma. Per limitare l’impatto della plastica sui nostri mari è necessario ridurre l’uso di confezioni e imballaggi prodotti con questo materiale.

10. STOP AL CLIMATE CHANGE: i gas serra stanno aumentando l’acidità degli oceani, distruggendo il delicato equilibrio delle barriere coralline e causando l’aumento del livello del mare. Se vogliamo che gli oceani continuino a fornire cibo, lavoro e ossigeno alle popolazioni del Pianeta, è necessario limitarne il surriscaldamento dovuto alle attività dell’uomo.

(Fonte Greenpeace)