Tecnici hanno fotografato a raggi infrarossi le 16 tipologie di edifici costruiti e distribuiti nelle 19 aree di intervento, riportando notevoli e insospettabili criticità per ciò che riguarda il risparmio energetico
Ricordate il progetto Case, concernente la ricostruzione de L’Aquila? Ferrea bocciatura da parte di Legambiente, almeno sotto l’aspetto sostenibile. L’associazione ambientalista, dopo aver meticolosamente analizzato le abitazioni post terremoto, ha denunciato numerosi casi di inefficienza.
La pianificazione denominata «Complessi antisismici sostenibili ed ecocompatibili» prese il via col governo Berlusconi, che invece di rimettere in piedi il centro storico della città, decise di edificare le «new town», sobborghi destinati a chi aveva perso tutto a causa di quel tragico evento.
Tale riedificazione si è rivelata, però, un parziale fallimento. Avviata in nome dell’efficienza energetica e della sostenibilità, è stata soggetta di una graduale e costante indagine termografica compiuta dai numerosi tecnici di Legambiente, che hanno fotografato a raggi infrarossi le 16 tipologie di edifici costruiti e distribuiti nelle 19 aree di intervento, riportando notevoli e insospettabili criticità per ciò che riguarda il risparmio energetico. Almeno il requisito dell’antisismicità è stato, invece, rispettato, verrebbe da dire «davvero sorprendente»!
Dal dossier presentato recentemente dall’associazione risulta che il 43% delle abitazioni ha palesato gravi carenze nella tenuta termica delle superfici opache esterne, cioè ben 7 tipologie di edifici diverse, in totale 85 stabili, dove il tepore procurato dall’impianto di riscaldamento viene velocemente disperso verso l’esterno.
Nei diversi immobili è chiaramente visibile la non uniforme distribuzione delle temperature, che variano tra i 3 e i 6 gradi, con particolari dispersioni in corrispondenza di pilastri, solai, balconi e nelle stesse superfici di tamponamento. Tutti problemi riconducibili a difetti di progettazione e costruzione, di scelta dei materiali e di messa in posa. Se questi edifici fossero stati sottoposti a periodici controlli ed analisi tipiche dei protocolli di certificazione, tali errori si sarebbero potuti facilmente evitare.
«È un’occasione persa, soprattutto perché per la realizzazione di questi alloggi sono stati investiti molti soldi pubblici – commentano Francesca Aloisi, presidente del circolo di Legambiente L’Aquila e Edoardo Zanchini, vicepresidente nazionale – inoltre in questi edifici si hanno condizioni pessime o di scarso comfort per le famiglie, sia d’inverno sia d’estate».
Eppure un’alternativa c’era eccome. Si noti la brillante e originale idea delle case di paglia auto costruite dai terremotati di Pescomaggiore, solide e confortevoli come quelle in muratura, ed inoltre molto ecologiche, economiche e assolutamente antisismiche, e che hanno, oltretutto, permesso ai cittadini di continuare a vivere nel loro borgo, evitando spiacevoli dispersioni della comunità locale.
Chissà se la lezione verrà appresa in tempo per fronteggiare i disagi conseguenti il terremoto in Emilia.