La multifunzionalità del sistema agricolo per uscire dalla crisi

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Gli orientamenti europei conducono il dibattito su un piano integrato, che assimila produzione di qualità, cultura agricola e sostenibilità ambientale

La crisi economico-finanziaria che dal 2008 sta spazzando tutto e tutti non ha risparmiato i ventisette Paesi europei anzi, il vecchio continente sta attraversando una fase recessiva che non accenna a concludersi. Il 2012 però è anche il cinquantesimo anniversario dell’inizio della politica agricola comunitaria (Pac). Questo importante appuntamento è celebrato con seminari tematici presso il salone Agrimed della 76esima Fiera del Levante di Bari.

La giornata di oggi è stata l’occasione per parlare di multifunzionalità, «questo concetto – come precisa il professor Simone Vieri della Facoltà di Economia dell’Università “La Sapienza” di Roma, è il canale attraverso cui l’Unione europea continua a sostenere il settore agricolo, la cui produzione dopo la regolamentazione del 1994 non può più essere sostenuta». In effetti recentemente gli orientamenti europei conducono il dibattito su un piano integrato, che assimila produzione di qualità, cultura agricola e sostenibilità ambientale. Di questo si è parlato durante il seminario «Multifunzionalità: i recenti orientamenti europei in materia di politiche per la qualità, il territorio e la sostenibilità ambientale», organizzato dagli uffici Europe Direct della Puglia, di Reggio Emilia, di Forlì, del Trentino, del Veneto e dell’Umbria. Dunque la multifunzionalità che sembra una nuovissima forma di concepire il lavoro agricolo, «in realtà – continua Vieri – è un ritorno al passato, quando la teoria della multifunzionalità era applicata quotidianamente».

Successivamente le decisioni politiche e in particolare «la pianificazione urbana del passato – ha affermato Fabio Lazzari, ricercatore presso il Dipartimento di Scienze agro-ambientali e territoriali dell’Università di Bari – ha reso il territorio agro-forestale marginale o, per meglio dire, extraurbano. Un esempio è il territorio della Valle d’Itria, in Puglia». Lazzari su questo punto ha fatto cenno al Piano paesaggistico territoriale regionale (Pptr) varato recentemente in Puglia e articolato in cinque progetti territoriali di rilevanza strategica.

Partendo dalla riorganizzazione strategica in corso la prospettiva sembra quella di una nuova centralità delle aree agricole, con un contestuale ritorno sulla scena pubblica di un settore e dei suoi protagonisti per troppo tempo relegati al margine. E proprio della necessità di restituire al mondo agricolo la dignità negata per decenni ha parlato Enzo Lavarra, tra i massimi esperti italiani di politiche agroalimentari e già europarlamentare. Il suo intervento è seguito alla discussione del tema di un altro seminario dal titolo: «Il paesaggio degli oliveti monumentali di Puglia, patrimonio dell’umanità». Lavarra ha concluso affermando «che gli olivi monumentali di Puglia devono essere considerati dei monumenti vegetali, al pari delle sequoie americane», soltanto in questo modo il peso della tutela potrà non ricadere soltanto sui produttori olivicoli già oberati dalle difficoltà del mercato. «Gli olivi monumentali devono obbligatoriamente essere trattati – ha continuato Lavarra – alla stregua di un bene comune e pertanto deve essere la collettività a farsi carico in parte della tutela e della valorizzazione».

Inoltre in questo secondo seminario è ritornato prepotente il concetto della multifunzionalità in netta opposizione al modo di pensare l’agricoltura degli ultimi decenni. Occorre integrare i saperi per farne la cartolina perfetta da spedire in tutto il mondo: qualità delle produzioni, bellezza del paesaggio, tutela ambientale e cultura agricola devono essere le peculiarità di un mondo, quello agricolo, che deve diventare sempre più la bandiera del nostro Paese. E proprio pensando in quest’ottica i «monumentali di Puglia devono – secondo Gianfranco Ciola, direttore del Parco delle Dune costiere – essere diversamente tutelati, poiché la legge regionale pugliese ha stretto eccessivamente le maglie, rendendo difficile la convivenza tra tutela e produzione». Il dottor Ciola insiste sul fatto che andrebbero etichettati come monumentali soltanto gli ulivi secolari e non tutto l’uliveto. Su questa linea di pensiero al tavolo dei relatori non sono emerse divergenze. In più ciò che è emerso dalla discussione è l’urgenza di tracciare in modo inequivocabile l’origine dell’olio prodotto da ulivo monumentale, poiché ciò inciderebbe non poco sulla commerciabilità del prodotto e sulla sua appetibilità.

I seminari per parlare di politiche agricole proseguono fino al 16 settembre, oggi si è parlato di «strumenti finanziari europei a gestione per la Pac e l’ambiente», di «strategie di formazione e informazione per la tutela della sicurezza dei lavoratori agricoli e dei cittadini esposti ai trattamenti fitosanitari» e in conclusione di giornata sarà proiettato il film documentario «Europa in Campo: 50 anni di Pac».