Metalli pesanti? meno che in passato

560
Tempo di lettura: 2 minuti

Si chiude oggi la sedicesima edizione della Conferenza internazionale sui metalli pesanti nell’ambiente coorganizzata dall’Istituto sull’inquinamento atmosferico (Iia) del Cnr. L’impatto sull’ambiente e sulla salute di questi elementi è in netto calo, grazie al controllo scientifico e normativo. Resta però l’allarme nei siti a rischio

Quest’anno è stata l’Italia a ospitare l’Ichmet. La Conferenza internazionale sui metalli pesanti nell’ambiente, giunta alla sedicesima edizione e in corso sino a oggi presso il centro Angelicum di Roma, è stata coorganizzata dall’Istituto sull’inquinamento atmosferico del Consiglio nazionale delle ricerche (Iia-Cnr) in collaborazione con università ed enti di ricerca internazionali.

«Le emissioni di metalli pesanti sono significativamente diminuite nel corso degli ultimi vent’anni, grazie alla messa al bando del piombo dalle benzine e a miglioramenti tecnologici nel controllo delle emissioni in atmosfera e rilascio nelle acque reflue industriali – spiega Nicola Pirrone, direttore dell’Iia-Cnr -. In Europa le emissioni in atmosfera di cadmio ammontano oggi a circa 75 tonnellate annue (dato del 2010), con una riduzione di circa il 60% dal 1990, e giungono prevalentemente da impianti di produzione siderurgici ed energetici. Nello stesso arco temporale si sono registrate riduzioni di circa la metà delle concentrazioni in atmosfera, mentre le emissioni di piombo sono scese da 25.000 a 6.000 tonnellate circa, una riduzione dell’87% cui ha fatto riscontro quella di circa il 60% delle concentrazioni in aria».

Dati confortanti anche dall’Osservatorio mondiale sull’inquinamento da mercurio (Gmos), per quanto riguarda un metallo pesante fra i più pericolosi per l’uomo: «Le emissioni in Europa ammontano oggi a circa 70 tonnellate annue, con una riduzione di circa il 60% dal 1990 – prosegue Pirrone -. Il rischio per la popolazione però aumenta in funzione della prossimità ai siti contaminati. In Italia contiamo una cinquantina di questi Sin (Siti di interesse nazionale), per i quali sono stati riscontrati fattori di inquinamento ambientale particolarmente significativi, anche con riferimento alla contaminazione da metalli pesanti».

Nonostante i dati incoraggianti, è insomma opportuno non abbassare la guardia. «Alcuni di questi metalli sono soggetti a bioaccumulo, cioè permangono nell’organismo per tempi lunghi, e biomagnificazione, per cui la quantità di inquinante aumenta all’aumentare della massa corporea – ricorda il direttore dell’Iia-Cnr -. Gli alimenti rappresentano la principale fonte di esposizione ad alcuni metalli pesanti come cadmio, mercurio ed arsenico. Per questo l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) ha ridotto la dose settimanale ammissibile (Twi) per il cadmio a 2,5 microgrammi per kg di peso, basandosi sull’analisi di nuovi dati epidemiologici e tossicologici».

(Fonte Cnr)