Ospiti inattesi in giardino

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La presenza di rettili nel giardino di casa non deve essere considerato un evento funesto o pericoloso. I serpenti ricoprono infatti un importante ruolo nella catena ecologica che può rivelarsi utile anche per l’uomo

Udire il fruscio prodotto da un ospite inatteso che scivola sull’erba del nostro giardino, osservare una coda squamosa che scompare fra i tronchi della legnaia, o semplicemente vedere un serpente che si crogiola al sole nel viottolo che conduce alla nostra abitazione, sono esperienze spesso vissute con sconcerto dai protagonisti inesperti. Il più delle volte si è indecisi se scappare o tentare di schiacciare l’animale, altre volte, se non si riesce nell’intento, si ricorre alla collaborazione di ferrati erpetologi al fine di stanare ed allontanare il «pericolo».
Generalmente i rettili, e tra essi i serpenti che troviamo in giardino o in campagna, sono componenti essenziali dei sistemi ecologici che valorizzano i nostri paesaggi. Predatori che contribuiscono a contenere le popolazioni di topi, ratti e insetti, evitando l’insorgere di potenziali squilibri ecologici e sanitari. Anche il legislatore, in molte regioni italiane, ha riconosciuto il ruolo ecologico di queste importanti specie, attraverso l’emanazione di norme che vietano e sanzionano l’uccisione, la cattura e la detenzione di rettili ed anfibi. Delle diciannove specie di serpenti presenti nella nostra penisola, quindici appartengono alla famiglia dei colubridi, sprovvisti di ghiandole velenifere, innocui per l’uomo. Questi sono certamente gli ospiti più comuni dei nostri parchi urbani e giardini, normalmente timidi e schivi, possono divenire aggressivi se afferrati o calpestati. Il biacco ad esempio, serpente che può superare il metro di lunghezza, se catturato può essere mordace, ma difficilmente esemplari di medie dimensioni riescono a perforare la pelle umana producendo ferite. Alcuni di essi come la natrice dal collare possono entrare nelle nostre cantine o seminterrati per deporre le uova al riparo di cataste di scatole o casse di legno, alla schiusa, che avviene a settembre, i proprietari delle abitazioni si trovano, loro malgrado, invasi da numerosi serpentelli innocui. Le altre quattro specie presenti, appartengono alla famiglia dei viperidi, dotati di ghiandole velenifere, alcune di esse come la vipera dal corno e la vipera comune sono pericolose per l’uomo, anche se raramente mortali possono costituire un rischio per gli anziani ed i bambini.

Sono specie poco aggressive che amano habitat tranquilli e ricchi di ripari, ma possono essere anche ospiti indesiderati dei nostri orti e giardini soprattutto in montagna e nelle aree meno antropizzate. Per distinguere le vipere dagli innocui colubri è indispensabile osservare alcuni caratteri tassonomici, trai quali il corpo tozzo non più lungo di 80 cm, testa triangolare, pupille degli occhi schiacciate e verticali andamento più lento degli altri serpenti.

Altri recenti ospiti occasionali dei nostri parchi cittadini sono i rettili esotici. Sono sempre più frequenti le segnalazioni, che giungono ai Servizi Cites Territoriali del Corpo forestale dello Stato, di serpenti o iguane che scorrazzano disorientati sotto le siepi dei giardini delle nostre città e campagne. Il fenomeno è legato al crescente utilizzo di rettili come animali da compagnia, acquistati nei negozi ed alle fiere come piccoli serpentelli di poche decine di centimetri, possono superare i tre metri di lunghezza, come il maestoso pitone reticolato.

Tuttavia i ritrovamenti più frequenti riguardano boa costrittore e pitone reale, specie dalle dimensioni contenute e pressoché innocue, spesso abituate alla presenza umana perché nate ed allevate in cattività nei terrari domestici. Le condizioni di salute di questi animali, estranei ai nostri climi ed ambienti, ed incapaci di procurarsi autonomamente il cibo sono solitamente pessime, molto spesso vengono raccolti dal personale della Forestale, curati da veterinari specializzati ed affidati a strutture adeguate.

L’introduzione di queste specie non è consentita dalla normativa nazionale.

Attenzione alle vipere

Le zanne della vipera non sono in grado di iniettare il veleno oltre il terzo strato dell’epidermide. È sconsigliato incidere la ferita perché si agevola l’entrata in circolo del veleno. Anche l’uso del siero antivipera è sconsigliato, in passato infatti ha causato più morti per shock anafilattico dello stesso veleno. Indispensabile verificare che il morso sia quello di una vipera e non di un colubride innocuo, è infatti documentato che nel 64% dei casi in cui si denuncia il morso di vipera si tratta in realtà di un altro serpente. Il morso è di solito evidenziato da due piccoli forellini distanziati di circa 1 cm l’uno dall’altro e nelle vicinanze si possono notare le impronte degli altri denti mascellari. In molti casi il morso viene inferto con un solo dente mentre le impronte circostanti sono virtualmente invisibili, perciò non è sempre agevole individuare la zona morsa. Se il morso è di vipera il veleno produrrà un dolore prolungato e locale. La lenta azione del veleno di vipera ci consente di raggiungere in tutta tranquillità il centro ospedaliero più vicino prima del sopraggiungere dei sintomi da avvelenamento. Il consiglio quindi è di rimanere calmi evitando di aumentare la normale circolazione sanguigna, raggiungere il più vicino centro medico, utilizzando se possibile un mezzo di locomozione, e farsi assistere da un medico il quale può contrastare il sopraggiungere di eventuali effetti collaterali fino al termine dell’azione del veleno.