Clima, c’è chi brinda ma sarà vera gloria?

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Vediamo i termini dell’accordo e cerchiamo di leggere fra le righe. Esaminiamo i punti salienti. Che cosa manca e non convince. Qual è il solo merito di questa Cop21. Il confronto con la realtà di altri accordi internazionali come quello sul disarmo. Un giallo iniziale

Il testo dell’accordo

I punti salienti 

– Corteo contro i «bizantinismi climatici»

– Greenpeace: «L’accordo sul clima è un punto di svolta, ma non basta e contiene una grande ingiustizia»

Esce allo scoperto un’alleanza inaspettata

L’accordo sul clima c’è ed è vincolante (ma volontario), a parte la sostanza e la capacità di mantenere gli impegni, la svolta storica consiste nell’aver ammesso che il problema dei cambiamenti climatici esiste e dipende dall’uomo tanto che si scandiscono le iniziative da prendere.
Finisce l’incertezza, la confusione, il gioco al ribasso, i ricatti. Ora c’è solo da lavorare perché i petrolieri non staranno a guardare ed hanno già stracciato il prezzo del barile…

Intanto c’è da segnalare un giallo iniziale. Infatti la Bozza dell’Accordo di Parigi sul clima è bloccata da alcune ore e quindi rimane ancora una bozza.
Al fine di dare sufficiente tempo alle delegazioni per rivedere (ed eventualmente emendare) la bozza di «Accordo di Parigi sul clima», la riunione finale del Comitato di Parigi è stata convocata per le ore 17,30, ma dopo due ore non era ancora cominciata. La procedura prevede che dopo il consenso generale da raggiungere in sede «Comitato di Parigi», avrà inizio l’Assemblea Plenaria della Cop, che, come da iter delle Nazioni Unite dovrà approvare ufficialmente tutti i documenti e renderli esecutivi. Quindi, al momento attuale, non c’è ancora nulla di deciso, di approvato o di deliberato. Limature? Vedremo cosa è successo.

I partecipanti totali alla Conferenza di Parigi erano 30.372, di cui 19.260 delegati nazionali o rappresentanti governativi di 198 Paesi, 8.314 rappresentanti di 1.202 Organizzazioni non governative, Organizzazioni intergovernative, Agenzie delle Nazioni Unite e altre Agenzie internazionali. Inoltre 2.798 giornalisti in rappresentanza di 1.176 testate. Per l’Italia i Delegati o rappresentanti governativi erano 76.
«La bozza sul clima prevede di limitare il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2 gradi centigradi entro il 2020, forse fino a 1,5 gradi Centigradi. Questo consentirebbe di limitare significativamente i rischi e gli impatti del riscaldamento», ha annunciato Fabius.
Per i Paesi in via di sviluppo si prevedono 100 miliardi di dollari all’anno da qui al 2020.
Per controllare le effettive riduzioni di CO2 i piani nazionali saranno sottoposti a revisione ogni cinque anni. Si punta ad accelerare i tempi per arrivare a «un equilibrio tra le emissioni da attività umane e le rimozioni di gas serra nella seconda metà di questo secolo».

In questa parte finale della Cop21 c’è molta Francia, ed è stato sottolineato il messaggio che si vuole mandare dal luogo dove c’è stato un attacco terroristico.
La politica fa il suo gioco, ma dal punto di vista ambientale, tranne le sottolineature di cui si accennava all’inizio, nella sostanza manca qualcosa che fa di quest’accordo veramente un punto di svolta. Non c’è l’enunciato vincolante dei 2°C e anche meno, gli impegni sono volontari, ma registrati su appositi registri internazionali, accordi che dovranno essere aggiornati ogni 5 anni con impegni sempre più ambiziosi. Un accordo che funzioni dovrebbe prevedere la messa al bando di combustibili fossili entro il 2050 o giù di lì. Come è avvenuto ad esempio con i Cfc (Clorofluorocarburi).

Non è per fare la solita tiritera pessimistica e guastare la festa di Parigi ma i cittadini devono sapere e smetterla di farsi intontire da informazioni che drogano il cervello.
Forse, per rendersene conto, l’esempio del nucleare può chiarire le idee.
Il trattato di non proliferazione nucleare (Tnp) fu sottoscritto da Usa, Regno Unito e Unione Sovietica il 1º luglio 1968 ed entrò in vigore il 5 marzo 1970. Francia e Cina vi aderirono nel 1992 mentre la Corea del Nord lo sottoscrisse nel 1985 ma si ritirò definitivamente dal trattato nel 2001. Attualmente sono 189 gli Stati firmatari ma se si vanno a vedere gli arsenali delle «disponibilità» c’è da non dormire la notte a parte tutte le incertezze che stiamo vivendo in questi anni.
Ed è da sottolineare che il primo trattato è arrivato dopo ben 23 anni dalla fine della guerra…
Di accordi sul clima se ne sta parlando lo stesso da 23 anni! Dal primo summit di Rio de Janeiro mentre il mondo scientifico era già in fermentazione dal 1988 quando James Hansen lanciò i primi allarmi al Congresso americano.
Questi sono i fatti. I cambiamenti climatici sono dirompenti come una bomba nucleare per il cittadino. L’allarmismo qui non c’entra proprio, ognuno, con una semplice ricerca, può vedere la situazione nella diffusione della siccità, nelle carenze di cibo, nell’aumentare delle malattie e della povertà e nel rapporto fra queste situazioni regionali, le guerre e le migrazioni… altro che nucleare che tuttavia è sospeso sulle nostre teste come una spada di Damocle.
C’è solo una cosa da fare: aumentare la nostra conoscenza e informazione.