Torri eoliche al posto di ciliegi e vigne

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E la Corte costituzionale pensa ai bilanci e non al paesaggio

Ad esempio per il caso dell’impianto eolico tra Casamassima e Acquaviva delle Fonti non c’è alcun riferimento a compensazioni ambientali, che pure andrebbero previste

La recente sentenza della Corte costituzionale che ha sancito la validità dei contratti stipulati prima del 3 ottobre 2010 tra enti locali e società produttrici di energia da fonti rinnovabili, salva in qualche modo i bilanci dei primi ma non sembra salvare paesaggio e natura.

Il pronunciamento della Consulta è giunto dopo che il Consiglio di Stato ha sollevato la questione di legittimità costituzionale di una norma contenuta nella legge di bilancio 2018, meritoriamente proposta dal deputato di Santeramo in Colle (ex M5S ed ora di Azione), Nunzio Angiola. La proposta, poi convertita in legge, prevede anche che le misure compensative siano, almeno in parte, specifiche, ossia di effettivo riequilibrio ambientale e territoriale, e non già solo «per equivalente», ossia meramente monetarie. Con la sentenza, le incertezze che avevano dato luogo a contenziosi in cui i Comuni erano stati chiamati a restituire le somme già corrisposte dagli operatori del settore sulla base delle vecchie convenzioni, pur liberamente pattuite, sembrano risolte. «Con decorrenza 1° gennaio 2019 — informa la Corte costituzionale — le vecchie convenzioni dovranno essere riviste dalle parti in conformità alle prescrizioni delle Linee Guida ministeriali. Pertanto, le compensazioni sono dovute se volte al riequilibrio ambientale e territoriale, contenute entro determinati limiti percentuali e concordate nell’ambito della Conferenza dei servizi che coinvolge tutti i soggetti interessati, in vista del provvedimento di autorizzazione della Regione, e non autonomamente tra operatori economici e Comuni». Ma in che cosa consistono queste misure compensative di effettivo riequilibrio ambientale e territoriale? A quali interventi «concreti e realistici» ci si riferisce?

Sembrerebbe che, sia pure in evanescenti conferenze dei servizi, ogni Comune faccia e debba fare da sé in accordo con le società titolari di autorizzazione unica per l’insediamento di impianti industriali di produzione energetica da fonti rinnovabili. Non c’è un abaco degli interventi possibili, né obblighi di sorta perché c’è il rischio che le Linee guida siano, come si dice, soft law, più che altro un invito.

Prendiamo il caso dell’impianto eolico che dovrebbe sorgere tra i Comuni di Casamassima, Acquaviva delle Fonti proposto da Enel Green power ed ora in valutazione di impatto ambientale al ministero della Transizione ecologica. Una vera e propria sostituzione del paesaggio del frutteto con quello delle torri eoliche di 200 metri senza il minimo preventivo coinvolgimento delle popolazioni di quei Comuni del sud-est barese. Espianti di ciliegeti e di vigneti di uva da tavola e di uva da vino per far posto alle fondazioni mastodontiche da 250 mq di ciascuna delle 15 altrettanto mastodontiche torri eoliche da 6 MW, senza rendere più sviluppato e ricco quel territorio.

Nel progetto in esame non vi è alcun riferimento a compensazioni ambientali, che pure andrebbero previste. Né saranno i cantieri effimeri di quell’impianto eolico a dare un contributo sostanzioso alla carenza di occupazione in quell’area. Torri eoliche visibili a decine di chilometri di distanza non rendono migliore quel paesaggio agrario. Lo rendono diverso, sicuramente, ma di una diversità destinata a non integrarsi nel tempo nella percezione di chi lì abita o di chi lì arriva per svariati motivi. Quindi, salvati i bilanci dei Comuni che hanno sottoscritto anche patti scellerati per l’eolico (ricordiamo, al principio di questo secolo, un Comune del nord barese che mise letteralmente all’asta il proprio territorio per ospitare fino a 260 torri eoliche), non si salvano il paesaggio, che subisce gli impatti maggiori, la biodiversità, in termini di impatti soprattutto su avifauna e pipistrelli, e la ricca economia agricola di Casamassima e di Acquaviva della Fonti. E nessuna compensazione potrà lenire le ferite profonde che potrebbero essere inflitte a quel territorio.

 

Fabio Modesti