Il gas non è combustibile di transizione

1528
petrolio ricerca
Tempo di lettura: 2 minuti

Pubblicato il Rapporto Onu su emissioni di metano. Greenpeace: «il gas è solo greenwashing dell’industria dei combustibili fossili e occorre limitare gli allevamenti industriali»

Il Global Methane Assessment, un rapporto pubblicato dall’Unep e dalla Climate and Clean Air Coalition, sottolinea che tagliare le emissioni di gas metano è ancora più urgente e importante di quanto si pensasse finora per limitare il riscaldamento globale.

«Se i governi sono seriamente intenzionati ad affrontare l’emergenza climatica non possono continuare a ignorare l’elefante nella stanza. Il gas fossile è composto per oltre l’80% da metano e non può essere trattato come un combustibile di transizione — commenta Georgia Whitaker, European Lead Campaigner di Greenpeace for a Fossil-Free Revolution —. Il metano, che ha 84 volte più potenziale di riscaldamento globale in un periodo di 20 anni rispetto alla CO2, è la sporca realtà dietro il greenwashing dell’industria dei combustibili fossili. Per affrontare l’emergenza climatica e le crisi sanitarie che l’accompagnano, dobbiamo eliminare gradualmente tutti i sussidi ai combustibili fossili e garantire che le nostre economie si riprendano dalla pandemia di Covid-19 in modo da consentire una transizione energetica sicura, equa e pulita necessaria», conclude Whitaker.

Il rapporto sottolinea la necessità di un’azione reale per fermare gli investimenti in ulteriori infrastrutture di gas fossile, la cui espansione è incompatibile con il mantenimento del riscaldamento globale entro la soglia di sicurezza di 1,5°C. Il rapporto evidenzia inoltre come la riduzione delle emissioni di metano sia una delle strategie più convenienti per ridurre il riscaldamento globale e come «il settore dei combustibili fossili ha il maggior potenziale di mitigazione mirata entro il 2030». Il rapporto stima che l’adozione di queste misure aiuterebbe a prevenire 255.000 morti premature e 775.000 visite ospedaliere legate all’asma ogni anno.

«Mentre grandi riduzioni delle emissioni possono essere ottenute agendo sull’industria dei combustibili fossili, questo rapporto sottolinea anche il grande contributo legato alla produzione di cibo e all’agricoltura al cambiamento climatico», aggiunge Reyes Tirado, Senior Research Scientist, Greenpeace International Research Laboratory, Università di Exeter.

A causa della rapida crescita dell’agricoltura industriale e del consumo eccessivo di carne e latticini, l’agricoltura è già responsabile del 40% delle emissioni globali di metano. Le emissioni di metano del settore zootecnico sono aumentate drammaticamente del 70% dal 1961 a oggi, e si prevede che rappresenteranno una quota crescente delle emissioni future di metano.

«I responsabili politici devono agire per ridurre il numero di animali allevati, stimolare una riduzione del consumo globale di carne del 50% entro il 2050 e avviare una transizione delle pratiche agricole. Questo significa sostenere gli agricoltori che adottano metodi ecologici di coltivazione e di allevamento e produrre solo la quantità di carne e latticini che il Pianeta è in grado di sostenere. Come primo passo, queste misure in ambito agricolo dovrebbero rientrare tra le priorità dei recovery plan legati al Covid-19», conclude Reyes Tirado.

 

(Fonte Greenpeace Italia)