Le molte dimensioni della foresta

0

Tempo di lettura: 2 minuti Anche la Foresta, come il mondo delle cose reali, possiede molteplici Dimensioni: benché l’Umanità non sia in grado di riconoscerne che un paio, e la teoria Einsteiniana della relatività non […]

Non puoi leggere tutto l'articolo perché non sei un utente registrato!

Registrati oppure esegui il login.

Abstract Elio

Tempo di lettura: < 1 minuto

Continental degassing of helium in an active tectonic setting (northern Italy): the role of seismicity
Dario Buttitta, Antonio Caracausi, Lauro Chiaraluce, Rocco Favara, Maurizio Gasparo Morticelli, Attilio Sulli

In order to investigate the variability of helium degassing in continental regions, its release from rocks and emission into the atmosphere, here we studied the degassing of volatiles in a seismically active region of northern Italy (MwMAX = 6) at the Nirano-Regnano mud volcanic system. The emitted gases in the study area are CH4–dominated and it is the carrier for helium (He) transfer through the crust. Carbon and He isotopes unequivocally indicate that crustal-derived fluids dominate these systems.
An high-resolution 3-dimensional reconstruction of the gas reservoirs feeding the observed gas emissions at the surface permits to estimate the amount of He stored in the natural reservoirs. Our study demonstrated that the in-situ production of 4He in the crust and a long-lasting diffusion through the crust are not the main processes that rule the He degassing in the region. Furthermore, we demonstrated that micro-fracturation due to the field of stress that generates the local seismicity increases the release of He from the rocks and can sustain the excess of He in the natural reservoirs respect to the steady-state diffusive degassing. These results prove that (1) the transport of volatiles through the crust can be episodic as function of rock deformation and seismicity and (2) He can be used to highlight changes in the stress field and related earthquakes.

Fichi secchi

Tempo di lettura: < 1 minuto

The use of autochthonous fruit as raw material for the production of old and new food may act as a functional tool in favour of the protection of vegetal biodiversity. In this article there will be a description of the technological transformation and sensory analysis of a new food product “dry fig little disks” (Ficus carica L.), obtained by autochthonous varieties of Apulia, with the relative results.

(Utilizzare frutti autoctoni come materia prima per la produzione di vecchi e nuovi alimenti potrebbe rappresentare uno strumento funzionale a favore della tutela delle biodiversità vegetali. In questo articolo verranno descritte la trasformazione tecnologica e l’analisi sensoriale condotta su un prodotto alimentare nuovo, “dischetti essiccati di fichi” (Ficus carica L.) a partire da delle varietà autoctone pugliesi, con i relativi risultati).

Fondazione ITS, Istituto tecnico superiore Agroalimentare Puglia, Locorotondo (Ba)

0
Tempo di lettura: < 1 minuto

La Fondazione si propone, attraverso una strategia formativa mirata, di trasferire le innovazioni al settore agroalimentare, favorendo l’innalzamento del capitale umano al fine dello sviluppo dell’intero sistema-territorio. Opera sulla base di piani triennali con l’obiettivo di assicurare, con continuità, l’offerta di tecnici superiori a livello post-secondario in relazione a figure che rispondano alla domanda proveniente dal mondo del lavoro. Infine, in relazione alle priorità strategiche per lo sviluppo economico del Paese e della programmazione regionale, la Fondazione conduce attività di studio, ricerca, progettazione, informazione e formazione per il sistema agroalimentare.

Abstract – Ingv

Tempo di lettura: 2 minuti

Cavallaro, D., Coltelli, M., 2019. The Graham Volcanic Field Offshore Southwestern Sicily (Italy) Revealed by High-Resolution Seafloor Mapping and ROV Images.

The understanding of submarine monogenetic volcanic fields, especially if located near to coastal areas, is fundamental for volcanic risk assessment. Using high-resolution bathymetric data and ROV images, the submarine Graham volcanic field, located 40–50 km offshore southwestern Sicily (Italy), has been described in detail. The field comprises a ten of monogenetic volcanic seamounts aligned along a N-S trending belt at 150–250 m water depths and includes the relict of the short-lived “Ferdinandea Island” produced during the well-documented 1831 “Surtseyan-type” eruption. The present-day morphology of the cones is the result of the interplay between volcanic activity, wave and current erosion, mass-wasting and depositional processes, in relationship with sea-level change, acting in both subaerial and submarine environments. The analysis of the morphometric parameters allowed a detailed morphological classification of the cones. The seamounts are composed of poorly consolidated tephra and show steep slopes and pointy or flat tops, often characterized by sub-vertical knolls. Taking into account analogies with other volcanic seamounts worldwide, the analysis of some morphological characteristics, such as presence and depth of terraces on top and along the slope of the cones in relationship with sea-level fluctuations, allowed us to hypothesize a Late Pleistocene-Holocene age for the volcanism forming the field. The probably older Terribile volcanic field was also identified on the adjacent Terribile Bank and analyzed. Numerous mass-transport deposits and pockmarks were identified in the surroundings of the volcanic fields, suggesting the occurrence of diffuse slope failures and fluid releases, respectively. The distribution and shape of the cones within the volcanic fields provided important insights into the interaction between volcanism and tectonics. The alignment of the cones and the main axis of the clusters in which they are grouped revealed two preferred directions, N-S and NW-SE, respectively, which are consistent with those of the main tectonic structures of the Sicily Channel. The detailed bathy-morphological analysis of the cones proved the monogenetic nature of this volcanism, which represents a peculiarity since it took place outside the typical geodynamic settings of other volcanic fields worldwide such as subduction or oceanic rift zones, and far from long-lived volcanic systems.

I meccanismi che attivano i consumi

0

Tempo di lettura: 4 minuti Un'azione rilevante, nel promuovere i consumi, è svolta da un fondamentale e immediato ma poi distorto bisogno: quello di riconoscersi in un'identità personale ed eventualmente, poi, anche collettiva. Il pensare […]

Non puoi leggere tutto l'articolo perché non sei un utente registrato!

Registrati oppure esegui il login.

L’uomo da consumatore a merce consumata

0

Tempo di lettura: < 1 minuto Da parte di alcune agenzie, che hanno accesso al mondo che fa informazione, già si preannunciano cambiamenti epocali che non riguardano però il controllo del clima o delle politiche ambientali […]

Non puoi leggere tutto l'articolo perché non sei un utente registrato!

Registrati oppure esegui il login.

Qual è il prezzo dei vantati successi tecnologici

0

Tempo di lettura: 3 minuti A fronte di queste letture, volendo dare un'interpretazione più ampia dello stato di degrado attuale dell'ambiente sia locale sia globale, non si può non evidenziare come la deriva climatica, l'inquinamento […]

Non puoi leggere tutto l'articolo perché non sei un utente registrato!

Registrati oppure esegui il login.

Le asimmetrie e la realtà vitale che viene meno

0

Tempo di lettura: 9 minuti Siamo tutti di fronte al pressante sopravanzare di un «fare» (del quale la guerra è una rilevante parte), imposto senza alternative, che sottrae tempo alla valutazione delle responsabilità e alla […]

Non puoi leggere tutto l'articolo perché non sei un utente registrato!

Registrati oppure esegui il login.

Parco Italia Viva: Più della metà di quelli europei è a rischio estinzione

Tempo di lettura: 2 minuti

Dal Portogallo agli Urali e dalla Svezia alla Sicilia, il regno vegetale del continente europeo condivide con quello animale una vera e propria lotta per la sopravvivenza che sta spingendo più della metà degli alberi nativi sull’orlo dell’estinzione. Il sorbo, l’ippocastano, il peccio, il frassino maggiore: solo alcune delle 454 specie arboree che rischieremmo di perdere, insieme al patrimonio di uccelli, scoiattoli, piccoli mammiferi e invertebrati ai quali offrono rifugio e cibo. A fare il punto in occasione della Giornata nazionale degli Alberi che cade oggi 21 novembre è il Parco Natura Viva di Bussolengo, Lista Rossa degli Alberi Europei alla mano, che introduce un dato sostanziale: la prima minaccia di scomparsa ai nostri patriarchi verdi risulta essere la proliferazione di specie aliene invasive. E lo fa dalla collina morenica sul Lago di Garda sulla quale sorge: uno degli ultimi antichi angoli di biodiversità rimasti, ancora popolato da specie autoctone come la rovere, il cerro, la roverella, la farnia e il leccio.
«Di 454 specie arboree selvatiche censite nel vecchio Continente — spiega Cesare Avesani Zaborra, direttore scientifico del Parco Natura Viva — sono 181 quelle classificate come a rischio estinzione, delle quali 162 vivono solo sul suolo europeo e in nessun’altra parte del mondo. A queste se ne aggiungono 57 alle quali non è stato possibile assegnare uno stato di conservazione e che porterebbero oltre il 50% il numero dei colossi vegetali in pericolo. Ma non è tutto: “gli alieni” hanno attaccato a vario titolo il 38% delle specie, superando la deforestazione e il consumo di suolo nella determinazione delle cause di scomparsa».

È difatti il caso dell’ippocastano, che viveva in Europa ben prima dell’ultima era glaciale, diffuso in Italia fino ai 1.200 metri. Oggi sopravvive con una popolazione totale inferiore ai 10mila esemplari, assediata in tutto l’areale dalla Cameraria ohridella, un lepidottero di provenienza sconosciuta che scava profonde gallerie nella lamina fogliare, provocando il disseccamento dell’intera pianta.

Stessa sorte tocca al frassino maggiore, anch’esso diffuso in tutta la nostra Penisola, asserragliato da un fungo che da solo causa la mortalità del 75% degli esemplari di questo albero; e come non ricordare la Xylella asiatica, che dal 2013 fa strage di ulivi nel Meridione.

«L’azione degli “alieni” poi — prosegue Avesani Zaborra — non è solo diretta ma si manifesta anche per via indiretta: la diffusione di specie arboree ornamentali alle quali le nostre soccombono e la diffusione di animali esotici tanto nelle aree forestali che in quelle urbane, amplificano quella che è diventata una vera e propria piaga». E come accade per gli animali, anche per gli alberi vale una parola d’ordine: «Mitigare l’impatto dell’uomo sugli ecosistemi».

La Giornata nazionale degli alberi al Parco Natura Viva

Sarà domenica 24 novembre la giornata dedicata dal Parco Natura Viva alle celebrazioni della Giornata nazionale degli Alberi. L’appuntamento è alle 14:30 presso il tendone all’inizio dei sentieri d’Africa e special guest sarà Nicola Bussola, arboricoltore e socio fondatore dell’Associazione Arboricoltori, che racconterà a grandi e piccini i tanti aspetti segreti della vita delle piante. L’inverno sta per arrivare ma cosa fanno gli alberi in questo periodo dell’anno? Perché alcuni perdono le foglie e altri no? A queste e a molte altre domande risponderà durante l’evento di sensibilizzazione per la tutela del patrimonio arboreo e boschivo italiano.

 

(Fonte Parco Natura Viva)

Wwf: Urgente strategia e piano di adattamento ai cambiamenti climatici

0
Tempo di lettura: 2 minuti

Ciò che sta succedendo in questi giorni a Venezia è l’ennesimo disastro annunciato, per il quale il WWF in primo luogo vuole esprimere solidarietà alle famiglie delle vittime e di chi ha subìto danni, oltre alla preoccupazione per i danni al grande patrimonio della città. Il record dell’acqua alta a Venezia e l’eterna vicenda del MoSE dimostrano come non basti mai operare con la sola logica delle grandi opere pubbliche quando si debbano affrontare fenomeni naturali esponenzialmente più frequenti e intensi per effetto dei cambiamenti  climatici, quindi ampiamente prevedibili e «previsti» sottolinea il Wwf.

Invece di sposare acriticamente un progetto affidato senza gara, che non è «mai stato sottoposto a Valutazione di Impatto Ambientale» e che va avanti da circa 20 anni, nonché travolto dalle vicende giudiziarie qual è il MoSE,  per la Laguna di Venezia sarebbe stato meglio, come più  volte richiesto anche dal Wwf, che fossero stati messi a raffronto progetti meno complessi dal punto di vista tecnologico e meno costosi, più rapidi nella loro realizzazione e più flessibili rispetto alla geomorfologia lagunare, quali i 9 presentati a suo tempo dal Comune di Venezia tra il 2005 e il 2006, e che nel contempo garantissero risorse per quegli interventi diffusi che sono sempre necessari per mantenere il delicato equilibrio idraulico e naturalistico della Laguna di Venezia. In questo drammatico contesto c’è chi chiede il ripristino delle quote di profondità del canale petroli per facilitare l’ingresso delle grandi navi, riproponendo una delle cause principali dell’ingovernabilità dell’acqua alta, segnalata come tale in tutti gli studi sin dagli anni 70.

L’acqua alta record che si è registrata a Venezia dimostra come sia stato un errore madornale affidarsi alle virtù miracolistiche di una grande opera quale il MoSE, a cui è stato dato il via nel 2003 e che forse sarà completata nel 2021, affidata senza gara al Consorzio Venezia Nuova, dal costo stimato a consuntivo di circa 5,5 miliardi di euro, che sta venendo realizzato sulla base di ben 150 stralci esecutivi (come denunciò la Corte dei Conti nel 2009) e che costerà all’anno, a regime, almeno 80 milioni di euro (per la manutenzione e per il personale che ne deve assicurare il funzionamento), come  ha rivelato nel gennaio 2018 il provveditore alle opere pubbliche Roberto Linetti se e quando verrà completata.

Il Comune di Venezia, peraltro, deve urgentemente approntare una propria strategia e un proprio piano di adattamento al cambiamento climatico, coinvolgendo anche Regione e Governo. Non si può continuare a parlare degli impatti del riscaldamento globale previsti, incluso l’innalzamento del mare, solo nei convegni e nelle riunioni scientifiche, omettendo di adottare le doverose strategie e gli interventi più efficaci, tra cui i più efficaci riguardano proprio il ripristino dei sistemi naturali. Ricordiamo che l’Italia non ha ancora rivisto e approvato il Piano nazionale di Adattamento, ma questo non può rappresentare un alibi per le altre istituzioni coinvolte che devono comunque lavorare sulla propria parte. Resta la certezza che se non limiteremo il riscaldamento globale a +1,5°C, e comunque ben al di sotto dei +2°C, non ci sarà adattamento che tenga, e il rischio per alcune delle perle costiere italiane diventerà altissimo.

 

(Fonte Wwf)

Abstract, Campi Flegrei caldera

Tempo di lettura: < 1 minuto

Troiano, A., Isaia, R., Di Giuseppe, M.G., Tramparulo, F.D.A., Vitale,S., 2019. Deep Electrical Resistivity Tomography for a 3D picture of the most active sector of Campi Flegrei caldera. Scientific Reports. DOI: 10.1038/s41598-019-51568-0

Abstract

0
Tempo di lettura: < 1 minuto

Magmatism Along Lateral Slab Edges: Insights From the Diamante‐Enotrio‐Ovidio Volcanic‐Intrusive Complex (Southern Tyrrhenian Sea)
R. De Ritis, F. Pepe, B. Orecchio, D. Casalbore, A. Bosman, M. Chiappini, F. Chiocci, M. Corradino, R. Nicolich, E. Martorelli, C. Monaco, D. Presti, C. Totaro

Cause-effect relationships between magma and earthquakes during the Etna lateral eruption of December 2018 revealed

0
Tempo di lettura: 4 minuti

The rise of deep magma could be the cause of the seismic swarm that accompanied the 24-27 December 2018 lateral eruption of Mount Etna; this crisis culminated on 26 December with a strong earthquake (ML 4.8) which provoked significant damage in the southeastern region of the volcano. The relationships between magma intrusion and earthquakes are described in a study conducted by Cnr and Ingv, in collaboration with Dpc, published on the international review Geophysical Research Letters

Scheda tecnica, i nuovi valori limite

0

Tempo di lettura: 4 minuti Idrocarburi (C10-C40) ≤1.000 (mg/kg tal quale), sommatoria degli IPA elencati nella tabella 1 dell’Allegato 5 alla parte IV del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 ≤6 (mg/kg SS), PCDD/PCDF […]

Non puoi leggere tutto l'articolo perché non sei un utente registrato!

Registrati oppure esegui il login.

Che cosa sono i Pfas

Tempo di lettura: < 1 minuto

I composti perfluorurati (Pfas) sono sostanze chimiche di sintesi che vengono utilizzate per rendere resistenti ai grassi e all’acqua tessuti, carta, rivestimenti per contenitori di alimenti, ma anche per la produzione di pellicole fotografiche, schiume antincendio, detergenti per la casa; possono essere presenti in pitture e vernici, farmaci e presidi medici.

I Pfas sono ritenuti contaminanti emergenti dell’ecosistema data la loro elevata resistenza termica e chimica, che ne impedisce qualsiasi forma di eliminazione favorendone l’accumulo negli organismi.

In alcune regioni del mondo (Mid-Ohio valley negli Usa, Dordrecht in Olanda, e Shandong in Cina) ed in particolare in alcune zone della Regione Veneto, soprattutto nelle falde acquifere delle Province di Vicenza, Padova e Verona, è stato rilevato un importante inquinamento da Pfas nel territorio.

FITO-glossario – Focus sulla terminologia

Tempo di lettura: < 1 minuto

La maggior parte di termini legati alle tecnologie che utilizzano piante per il recupero di matrici ambientali contaminate contengono il prefisso «fito», dal greco ϕυτόν, pianta.

Le tecnologie qui descritte sono state studiate e sviluppate dalla comunità scientifica internazionale a partire dagli anni 80 e dunque sempre discusse in lingua inglese, si sono poi diffuse e ampiamente applicate per lo più in paesi anglofoni (Stati Uniti e Australia). Soltanto nell’ultimo decennio in Italia si sta diffondendo l’interesse per questo tipo di sistemi, il che spiega il fiorire di molti neologismi «fito», spesso sinonimi con significati sovrapponibili, che sono alla base dell’attuale confusione lessicale presente nella lingua italiana.

Per fare un po’ di chiarezza sull’argomento si citano di seguito i termini più utilizzati.

Fitorimedio, fitorisanamento, biorimedio fitoassistito, fitorimediazione: sono termini analoghi che fanno riferimento alla bonifica di suolo tramite le piante, con l’obiettivo di rimuovere l’inquinante.

Fitocontenimento, fitostabilizzazione: indicano la messa in sicurezza di un sito per mezzo di organismi vegetali con l’obiettivo di limitare la diffusione del contaminante nel suolo e nel sottosuolo.

Fitodepurazione: tecnica di trattamento delle acque basata sull’uso delle piante.

Per non sbagliare, in tutti questi casi si può parlare di «fitotecnologie», termine generale che riunisce nel suo significato tutte le tecniche di ripristino ambientale che utilizzano piante erbacee o alberi per il trattamento o il contenimento di inquinanti nel suolo, nell’aria, nelle acque superficiali, nelle acque di falda, e in scarichi agricoli, civili o industriali.

 

Laura Passatore, Fabrizio Pietrini, Serena Carloni e Massimo Zacchini, Istituto di Ricerca sugli Ecosistemi Terrestri (Iret), Consiglio nazionale delle Ricerche (Cnr)

Canapa, le relazioni

Tempo di lettura: < 1 minuto

Queste alcune delle relazioni tenute al convegno di Acquaviva delle Fonti (Bari), il 10 novembre 2018.