Kyoto – L’Europa può farcela se…

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La direttiva sul commercio delle emissioni dovrà valere anche per i paesi oltre l’Europa. Si dovrà razionalizzare la gestione dei rifiuti e il settore agricolo. E secondo l’Aea, soprattutto, si dovrà rivedere il sistema dell’energia puntando su quelle rinnovabili, integrate con l’uso di energia nucleare? Gli Usa cambiano rotta

Un nuovo rapporto dell’Agenzia Europea per l’Ambiente, presenta possibili scenari e possibili soluzioni affinché l’Europa nel suo complesso possa raggiungere non solo gli obblighi del Protocollo di Kyoto al 2012, ma anche andare oltre nel post-Kyoto fino a pervenire ad una riduzione delle emissioni di gas serra, rispetto al 1990, del 20% entro il 2020, del 40% entro il 2030 e del 65% entro il 2050
Se vogliamo limitare il surriscaldamento terrestre a non più di 2°C, limite entro cui le conseguenze dei cambiamenti climatici sono tali da poter essere ancora affrontati con adeguate tecnologie e sistemi di adattamento, dobbiamo stabilizzare le concentrazioni atmosferiche di anidride carbonica ad un livello non superiore a 550 ppm (attualmente siamo a 380 ppm). Questo significa che le emissioni globali (Paesi industrializzati ed in via di sviluppo) di anidride carbonica e degli altri gas serra non potranno crescere, entro il 2020, non oltre il 35% delle emissioni globali del 1990, per poi decrescere entro il 2050 a valori via via sempre minori.
Quali i possibili percorsi? Se l’Unione Europea si limita solo alla direttiva sul commercio delle emissioni, l’obiettivo massimo di riduzione che si potrà raggiungere al 2030 sarà compreso tra il 16 ed il 25%. Se dobbiamo ottenere riduzioni maggiori, questo strumento del commercio delle emissioni dovrà essere uno strumento valido non solo entro la UE ma in tutto il mondo.

Un’altra sostanziale riduzione delle emissioni si potrà avere dalla razionalizzazione della gestione dei rifiuti e dal settore agricolo, ma non basterà, perché il contributo maggiore per la riduzione delle emissioni verrà solo dal settore energetico (produzione e consumo). In altre parole dobbiamo modificare profondamente e rivoluzionare tutto ciò che riguarda la produzione ed il consumo di energia, spostandoci verso le energie rinnovabili, integrate con l’uso di energia nucleare.

Ma la riduzione maggiore delle emissioni si avrà sviluppando nuove tecnologie che dematerializzano la società e lo sviluppo socio economico e questo significa anche un forte impulso verso la ricerca scientifica.
Vengono poi fornite alcune valutazioni economiche sui costi che comporterebbe una operazione a così lungo respiro. Tali costi aggiuntivi ammonterebbero complessivamente a circa lo 0,6% del Pnl (Prodotto nazionale lordo) europeo, ma con forti differenze tra settore industriale e settore servizi. Il settore industriale, infatti, avrebbe un aggravio dell’1,6% sul proprio valore aggiunto, mentre il settore servizi avrebbe solo un aggravio dello 0,2% sul valore aggiunto del proprio settore.

Il rapporto completo è disponibile sul sito reports.eea.eu.int/eea_report_2005_1/en.
(02 Luglio 2005)