Il mercato della produzione di latte per le note mozzarelle non consentiva l’allattamento dei piccoli né il latte in polvere è adatto da qui un’alta percentuale di morti nei primissimi giorni di vita con conseguenze igieniche preoccupanti oltre che etiche. Ma l’interesse per la carne ha invertito la tendenza- L’intervista al responsabile del Dipartimento prevenzione e servizi veterinari Asl Caserta 2- Il nostro Dossier
Zoomafie, alta mortalità di bufali maschi, super utilizzazione del latte di bufala a scapito dell’allattamento dei cuccioli, diossina nel latte… insomma le blasonate mozzarelle di bufala della Campania hanno un alto costo dal punto di vista ambientale ed etico.
Un fenomeno che ha messo in piedi negli anni scorsi un florido commercio non sempre trasparente e che ora pare ridotto di almeno il 50 per cento, non perché siano aumentati controlli e sensibilità ma semplicemente perché ora è diventato conveniente lasciar vivere i bufali perché servono per la riproduzione e a breve sarà lanciato alla grande il commercio di carne…
/> Ma la mortalità resta sempre alta e poiché l’abbandono delle carcasse e la macellazione clandestina non sono proprio l’ideale della sicurezza, pubblichiamo un dossier che fa il punto della situazione e una breve intervista con il dottor Pasquale Campanile, responsabile del Dipartimento prevenzione e servizi veterinari Asl Caserta 2, che ha il polso della situazione.
Ma tanti restano gli interrogativi che interpellano la coscienza civile. A parte il problema di etica animale che finisce sempre per diventare secondario di fronte agli interessi economici degli umani, c’è un problema di salute pubblica a cui la Campania, per la mole di problemi irrisolti che ha, non può permettersi di sottovalutare.
Infatti, con i tanti allevamenti presenti soprattutto nel Casertano, pur se minore, la presenza di carcasse animali non dovrebbe lasciar dormire sonni tranquilli. La natalità e la morte vanno controllati, lo smaltimento pure. E i clandestini? È veramente facile così facile nascondere una mandria?
La nostra inchiesta si basa su dati e commenti ufficiali, già resi pubblici in svariati dossier.
Ad esempio, a proposito delle zone destinate all’allevamento bufalino, la stessa Cia (Confederazione Italiana Agricoltori della Campania) ha dichiarato che «l’impressione generale è quella di un territorio al di fuori dello stato di diritto».
Pesanti anche le conclusioni della Dia (Direzione Investigativa Antimafia): «Troppo spesso la criminalità organizzata riesce ad infiltrarsi nel tessuto produttivo del Sud, assoggettando uomini, animali e beni ai propri obiettivi ed esercitando pressioni tali da mantenere una diffusa omertà».
Un discorso ancora ampiamente aperto né la diminuzione della mortalità dei piccoli di bufala può far abbassare la guardia.