Una luce per ricordarci del paesaggio

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Spesso ci dicono poco o non ci dicono più nulla un paesaggio, i nostri paesini arroccati fra gli Appennini o le Alpi, o le masserie o i casali dispersi fra ulivi secolari, una vigna o un campo di girasoli.

È l’assuefazione, la perdita di cultura e di coscienza.
Non sappiamo più quello che siamo. Pensiamo che la nostra vita debba essere per forza proiettata nel futuro ignorando il passato e spesso, non sapendo da dove veniamo, non sappiamo neanche dove andiamo.

Vogliamo bruciare tutto

in una notte, in un pranzo, in una festa e perdiamo il piacere dell’incontro, del ricordo… della vita.

Molta informazione, in questi giorni, è di maniera, ed anche quando ci fa vedere pezzi di storia locale, è sempre con l’occhio del consumismo, con la fretta di passare al prossimo servizio, perdendo così i profumi, i sapori, il tempo lento della festa. Gli auguri, quando si risponde, sono pochi attimi al telefono o poche righe su una e?mail.

Forse, per sottolineare i valori persi, si cerca di proporre in una veste nuova i nostri paesini, belli tutto l’anno, e che ora si vestono di colori nuovi. Come quelli di una ventina di Comuni della Basilicata, che seguendo il progetto «Ospitalità nei Borghi» si sono illuminati di brillanti e variabili colori.

Sappiamo bene che i popoli presenti sulla Terra hanno feste diverse e sofferenze infinite, cerchiamo di ricordarlo perché le tappe che il calendario ci impone non sono tanti sballi ma i tempi di una memoria che diventa pericolosamente sempre più labile.

Le feste sono post?it sparsi nel tempo della vita per ricordarci la pace, gli eventi umani, le stagioni e… i cambiamenti climatici. E quello che ci circonda e accade non è l’ineluttabilità del tempo ma quello che noi vogliamo.