Non va in orbita il satellite della CO2

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Satellite co2
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Il modulo che trasportava l’Orbiting Carbon Observatory non è riuscito a separarsi dal razzo propulsore immediatamente dopo il lancio

Delusione cocente. Battuta d’arresto inflitta dal caso capriccioso ad un tentativo di studio scientifico di notevole importanza: fallisce la missione del satellite Usa lanciato per misurare la distribuzione nell’atmosfera terrestre dell’anidride carbonica, gas ritenuto tra i principali responsabili del riscaldamento globale.
Il satellite è stato lanciato dalla Vanderberg Air Force Base, in California, ma il modulo che trasportava l’Orbiting Carbon Observatory non è riuscito a separarsi dal razzo propulsore immediatamente dopo il lancio.
Se la missione fosse andata a buon fine, si sarebbe rivelata fonte inesauribile di dati preziosi da analizzare nel prossimo futuro, dato che la CO2 è davvero la sostanza più pericolosa per la salute del nostro pianeta e l’uomo non sa ancora come intervenire, neanche sul lungo termine.
L’inquinamento crea anidride carbonica che deve essere in qualche modo frenata e solo lo smaltimento dei rifiuti impedisce l’inquinamento atmosferico e del suolo. Problema comune davvero a tutti se addirittura gli astronauti in missione vivono situazioni simili con i propri rifiuti organici; solo che, a causa della microgravità, la loro raccolta e la loro eliminazione è sul serio un gran grattacapo.
Un’attrezzatura simile ad una normale toilet deve essere dotata di contenitori per la raccolta delle scorie liquide e sacchetti di plastica per quelle solide.

Il dramma della costante crescita di CO2 nell’atmosfera provoca sempre più danni: pare che l’aumento della temperatura globale causi la morte anche di alberi secolari.
A rilevarlo è uno studio americano, pubblicato sulla rivista scientifica «Science», che sostiene che la causa dell’aumento della mortalità degli alberi secolari sarebbe dovuta al riscaldamento climatico e allo stress da siccità. Le situazioni monitorate riguardano alcune zone degli Stati Uniti. Fra le vittime di questo fenomeno alcune famose foreste americane: la Giant Sequoia National Forest a nord di Los Angeles, con piante anche millenarie e alte fino a 80 metri, il Parco di Yosemite e la foresta Eldorado in California.
Fra le probabili cause della mortalità sono stati considerati molteplici fattori: quali inquinamento, incendi, malattie e normali dinamiche delle foreste. La spiegazione più plausibile sembra però essere l’aumento della temperatura. Le temperature medie annuali della costa occidentale Usa sono aumentate dagli anni 70 a oggi di 0,3-0,4 gradi ogni dieci anni, con picchi anche più alti alle altitudini maggiori, tipicamente occupate dalle foreste. A ciò si sono aggiunti anche cambiamenti idrogeologici dovuti alla riduzione delle precipitazioni di acqua e neve.

(Valentina Nuzzaci)
(24 Febbraio 2009)