Ispra – Mediterraneo a rischio con piattaforme petrolifere

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Silvio Greco, chiamato ad esprimere un parare tecnico in relazione alla marea nera riversatasi in mare a seguito dell’esplosione e dell’affondamento della piattaforma Deepwater Horizon, definisce «sconsiderata» la possibilità di vedere predisposte nel nostro Mediteranno, piattaforme per l’estrazione di greggio

Ed ora è anche l’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), nella persona di Silvio Greco, ad esprimersi in merito a quanto accaduto nel Golfo del Messico. «Negli ultimi 20 anni si sono registrati almeno 20 episodi simili a quello recentemente accaduto al largo del Golfo del Messico; non possono ritenersi, pertanto, rarissimi i casi di incedenti gravi su piattaforma». Questo quanto dichiarato dal dott. Greco, chiamato ad esprimere un parare tecnico in relazione alla marea nera riversatasi in mare a seguito dell’esplosione e dell’affondamento della piattaforma Deepwater Horizon.

E partendo da un avvenimento che gravi ripercussioni avrà sull’ecosistema di un’area vasta ma anche piuttosto distante da noi, non si può che far riferimento alle situazioni, che vedono coinvolte certe scelte politiche «da sconsiderati». Sì, questo è quanto espresso a gran voce da Greco in riferimento alla possibilità di vedere predisposte nel nostro Mediteranno, piattaforme per l’estrazione di greggio.

«Dobbiamo mettere in conto il fatto che si possa creare un incidente del tipo di quello occorso sulle coste americane anche da noi, solo che là si tratta di un oceano che è molto ampio e dove c’è un forte ricambio. L’impatto che avrebbe, un incidente simile, sul Mediterraneo, che ha un ricambio modestissimo, sarebbe devastante perché è un bacino chiuso. Bisogna parlare di moratoria alle piattaforme per tutto il Mediterraneo e questo atteggiamento non deve essere solo mosso dall’Italia ma da tutti quei paesi europei che sul Mediterraneo si affacciano. Risulterebbe, infatti, abbastanza inutile che l’Italia eviti di predisporre piattaforme e poi paesi vicini come, ad esempio, Slovenia, Croazia, Grecia o Malta si mettano a realizzarle».

E se i tecnici hanno questo approccio al sistema e esprimono la realtà dal punto di vista prettamente scientifico-razionale, gli ambientalisti non possono che utilizzare queste conoscenze per muovere campagne di sensibilizzazione che come contenuto hanno l’estremo interesse di difendere l’uomo e il suo ambiente. E delle associazioni è il Wwf ad essersi già espresso chiedendo al governo rassicurazioni, osservato che, dopo il 30 aprile scorso il ministro dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola, ha rilasciato a Shell Italia l’autorizzazione ad effettuare ricerche petrolifera offshore nel Golfo di Taranto. Ma cosa sta succedendo? Abbiamo energie alternative da sfruttare e si continua, invece, ad investire enormi capitali in energie non rinnovabili e, quindi in primis, destinate ad esaurirsi nel tempo ma che, principalmente, è rischioso utilizzare. Che avvenimenti come quello al largo delle coste del Messico possano essere d’insegnamento per tutti e possano far capire, a chi rilascia le autorizzazioni, che l’ambiente non è una componente accessoria da sfruttare ma un bene da proteggere, da tutelare e da valorizzare e che dal suo benessere dipendiamo tutti noi.