Se la ricerca chiude alla natura

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Tutto nella biosfera è collegato anzi, è proprio il risultato di questo collegamento, a volte invisibile all’uomo, che ne fa quasi un organismo vivente che sta alimentando, da Lovelock in poi, un interessante e affascinante filone di ricerca.C’è bisogno di una nuova visione deontologica per il ricercatore

La ricerca è come il colesterolo. C’è quella buona e quella cattiva. Non nel senso della ricerca in sé ma come visione globale.

Sul rapporto fra economia e ricerca ne abbiamo parlato diverse volte e questa volta trascuriamo completamente quest’aspetto. Certo i ricercatori integralisti stanno arricciando il naso se non hanno già cambiato pagina o addirittura sito. Un po’ di pazienza.

La plastica ci ha cambiato la vita, ma possiamo definirla una ricerca cattiva? No. Le biotecnologie vorrebbero cambiarci la vita, ma possiamo definirle ricerche cattive? No. Gli Ogm e tutte le ricerche di ingegneria genetica possono essere definite ricerche cattive? No. La ricerca è ricerca punto. Ma oggi c’è spazio per una ricerca assediata dalla necessità di sopravvivere e che non rispetta le basi più elementari della sperimentazione?

Questo è il punto.

Tutto nella biosfera è collegato anzi, è proprio il risultato di questo collegamento, a volte invisibile all’uomo, che ne fa quasi un organismo vivente che sta alimentando, da Lovelock in poi, un interessante e affascinante filone di ricerca.

C’è bisogno di una nuova visione deontologica per il ricercatore. Esaminare con microscopi elettronici o telescopi computerizzati porzioni sempre più piccole di vita e di spazio portano lontano dai contesti in cui siamo immersi e dalle necessità reali del vivere.

Che senso ha oggi, quando i meccanismi che regolano la biosfera ne svelano le interdipendenze, intervenire per spezzare l’armonia esistente senza una sufficiente sperimentazione e senza entrare nelle cause, quasi sempre determinate dall’uomo, che hanno creato la discontinuità?

Se nell’aria c’è troppo metano, e una delle cause è individuata negli enormi allevamenti, perché creare in laboratorio un mangime che determina meno flatulenza nei buoi e non ridurre i buoi? E no, la scusa è che il mondo ha bisogno di cibo ed intanto la carne si getta (tanto che si creano mangimi a base di carne anche per gli erbivori… con le note epidemie accadute…) e i poveri sono sempre di più…

Questo è il perverso meccanismo che si è impossessato della nostra società falsando ogni cosa: i rapporti fra gli uomini, i rapporti con la natura. Se non si va verso una nuova etica il nostro futuro sarà sempre più oscuro e pieno di sorprese che diventeranno ingovernabili. Perché la natura ha un’etica, ha un efficace sistema di controllo. Ma se tutto passa in mano all’uomo, e alla sua «intelligenza», tutto diventa instabile perché l’uomo comprende solo il meccanismo del potere con tutto quello che comporta.

A noi piace contaminare i saperi, per questo l’esempio dell’amore, già trattato in altri numeri, ci sembra quanto mai appropriato. La Natura è governata da regole semplici, ed anche se a noi sembrano ripetitive e poco creative, un’immaginaria telecamera, che osservasse una pietra o una parte di bosco, nel tempo, potrebbe smentire questa nostra credenza della staticità della natura e vedremmo come un bosco si difende e crea le sue difese. Nel tempo. E con tanto amore. Perché non danneggia nessuno. Alla base c’è un rispetto infinito per l’altro.

Quando fra due persone finisce ogni tipo di rapporto? Quando l’amore e il rispetto prendono strade diverse. Può anche finire la fiammata iniziale ma se resta il rispetto l’amore non finisce mai e, fino a quando c’è vita, ci può sempre essere un calore silenzioso che riscalda quelle vite. Fatto anche di piccole fiammate che spazzano via l’orgoglio ottuso.

Il ricercatore che si avvicina a ciò che non conosce con rispetto, ne osserva le azioni o le reazioni, che scruta un bosco e ne interpreta il respiro, che esamina una provetta con la speranza e la curiosità di un bambino, certamente non danneggerà il futuro dell’uomo.