Per affrontare questa sfida è stato costituito dal Cnel e dall’Istat un Comitato di indirizzo, composto da rappresentanze delle parti sociali e della società civile. L’obiettivo del Comitato, in analogia a quanto sta avvenendo in altri paesi, è quello di sviluppare un approccio multidimensionale e condiviso del «Benessere equo e sostenibile»
Il dibattito internazionale sugli indicatori di benessere ruota intorno alla consapevolezza che il «cosa si misura» influenza il «cosa si fa»: la scelta degli indicatori coincide con le priorità dell’azione politica e ne rappresenta la base decisionale.
Tuttavia, se le misure utilizzate non appaiono rilevanti o non riescono a cogliere tutte le caratteristiche del fenomeno di interesse, nel migliore dei casi si rivelano inutili, nel peggiore inducono a prendere decisioni inefficaci o sbagliate. La misurazione del benessere, quindi, richiede non solo indicatori affidabili e tempestivi, ma anche la definizione di un quadro di riferimento ampio e condiviso.
I 12 domini del benessere
Per affrontare questa sfida è stato costituito dal Cnel e dall’Istat un Comitato di indirizzo, composto da rappresentanze delle parti sociali e della società civile. L’obiettivo del Comitato, in analogia a quanto sta avvenendo in altri paesi, è quello di sviluppare un approccio multidimensionale e condiviso del «Benessere equo e sostenibile» (Bes).
Partendo dalle indicazioni fornite dai cittadini e dai risultati delle esperienze internazionali già realizzate, nel corso del 2011 il Comitato ha condotto un intenso dibattito che ha permesso di sviluppare una definizione del benessere della società italiana articolata in 12 domini: Ambiente, Salute, Benessere economico, Istruzione e formazione, Lavoro e conciliazione dei tempi di vita, Relazioni sociali, Sicurezza personale, Benessere soggettivo, Paesaggio e patrimonio culturale, Ricerca e innovazione, Qualità dei servizi, Politica e istituzioni.
L’Istat ha inoltre costituito una Commissione Scientifica con il compito di selezionare per ciascun dominio un set di indicatori di elevata qualità. La Commissione, organizzata in gruppi tematici, dopo un anno di lavoro molto intenso ha presentato una proposta che è stata discussa con il Comitato di indirizzo e sarà approvata entro giugno.
La rilevazione sull’importanza delle dimensioni
Gli indicatori scelti per misurare il progresso rifletteranno necessariamente i valori e le priorità di chi è stato incaricato di selezionarli. Per raggiungere una misura condivisa a livello nazionale è quindi essenziale affrontare un confronto e un dialogo tra i diversi attori rispetto ad un’idea di benessere che sia ritenuta comune.
Di conseguenza, l’Istat (unico caso a livello internazionale) ha realizzato, a febbraio 2011, la prima rilevazione statistica sull’importanza delle dimensioni del benessere su un campione di 45mila persone dai 14 anni in poi, rappresentativo della popolazione residente in Italia.
La rilevazione ha dato risultati molto significativi: i cittadini hanno risposto sottolineando un’elevata importanza per tutte le dimensioni del benessere proposte. Raramente i giudizi che i cittadini forniscono su altri aspetti della loro vita quotidiana sono risultati così omogenei in base al sesso, l’età e il territorio.
La salute si conferma come la dimensione in assoluto più importante. Emerge anche come i cittadini diano molta importanza ai temi della sostenibilità e dell’equità intergenerazionale.
In fondo alla graduatoria compare la partecipazione alla vita politica, risultato che riflette forse più un clima di sfiducia che un reale disinteresse dei cittadini.
I risultati della consultazione sono stati utilizzati dal Comitato Cnel-Istat per decidere la lista dei domini che, una volta approvati, sono stati di nuovo sottoposti a consultazione sul sito www.misuredelbenessere.it mediante un questionario e un blog, offrendo la possibilità a cittadini, istituzioni, centri di ricerca, associazioni e imprese di contribuire a definire «che cosa conta davvero per l’Italia».
La consultazione ha mostrato che il consenso sull’importanza di andare oltre il Pil è praticamente unanime e che le 12 dimensioni considerate sono ritenute sufficienti a misurare il benessere dei cittadini. L’unica mancanza che emerge è quella della qualità del cibo, ritenuto da molti uno degli aspetti fondativi del benessere del nostro Paese.
Le sfide del futuro
A breve le misure del benessere equo e sostenibile saranno a disposizione dell’opinione pubblica, del Parlamento e del Governo. L’entusiasmo e la competenza con la quale le parti sociali rappresentate nel Cnel stanno lavorando al progetto, l’interesse crescente da parte degli enti locali, le sfide poste dalla crisi economica e la necessità di trovare nuove prospettive politiche basate su idee di equità e sostenibilità, e i citati sviluppi della materia a livello europeo e internazionale sono tutti elementi che indicano l’irrinunciabilità della prospettiva qui delineata.
L’Italia ha l’opportunità, anche grazie alle caratteristiche economiche, sociali ed ambientali che la contraddistinguono, di svolgere un ruolo chiave in questo processo, ponendosi all’avanguardia in un nuovo modo di intendere la politica ed il rapporto tra quest’ultima, le parti sociali e i cittadini.
(Fonte Adolfo Morrone e Tommaso Rondinella, Newsletter Istat)