Crescono le foreste italiane… per abbandono

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La superficie forestale italiana è di circa 10 milioni di ettari (9,98 milioni), pari ad un terzo del territorio nazionale e al 5% della superficie boschiva europea. Una crescita dovuta soprattutto al «progressivo abbandono dell’agricoltura, in particolare nelle zone di montagna, e alla conversione naturale di pascoli e terreni coltivati in foresta»

Ogni anno in Italia ci sono 100mila ettari in più di boschi, una crescita dovuta soprattutto al «progressivo abbandono dell’agricoltura, in particolare nelle zone di montagna, e alla conversione naturale di pascoli e terreni coltivati in foresta». Il quadro della situazione emerge dall’ultimo rapporto della Fao «Valutazione delle Risorse Forestali Mondiali 2005», presentato ieri a Roma e che valuta la situazione di 229 tra Paesi e territori, considerati nel periodo compreso tra il 1990 ed il 2005.
In totale, la superficie forestale italiana è di circa 10 milioni di ettari (9,98 milioni), pari ad un terzo del territorio nazionale e al 5% della superficie boschiva europea. L’Italia in Europa è al sesto posto per estensione forestale, dietro a Svezia, Finlandia, Spagna, Francia e Germania (escludendo la Russia). In Italia, diversamente dal trend che si afferma a livello mondiale, la proprietà delle foreste è soprattutto in mano ai privati (65%).
In aumento anche il numero di alberi che negli ultimi 15 anni è stato destinato alla conservazione e alla protezione della biodiversità, pari a un totale di circa 3 milioni di ettari, il 30% della superficie forestale nazionale. Le foreste primarie, quelle aree di foresta nelle quali non vi sono segni di alterazione antropica e in cui i processi ecologici risultano inalterati, ammontano a circa 160mila ettari e sono prevalentemente costituite da riserve forestali integrali e da altre aree protette.
Le foreste sono anche una preziosa riserva di legno: in tutto vengono usati materiali per circa 10 milioni di metri cubi, per il 60% rappresentato dalla legna da ardere proveniente in gran parte da boschi cedui, vale a dire quei boschi che possono essere tagliati o sfrondati periodicamente.
«Un aumento significativo e importante, che conferma il trend positivo iniziato nel 2000»: così ha commentato i dati Angelo Mariano del Corpo forestale dello Stato, responsabile della sezione italiana del rapporto «Valutazione delle risorse forestali mondiali 2005». Se, infatti, i dati positivi registrati all’inizio del nuovo millennio in parte si potevano attribuire alla definizione «ampia» di foresta scelta dalla Fao, la situazione attuale può, invece, essere attribuita a «una crescita reale», spiega l’esperto. Secondo l’organizzazione internazionale si può infatti definire foresta una porzione di territorio «che superi gli 0,5 ettari di superficie, che abbia alberi di un altezza superiore ai 5 metri e una copertura arborea superiore al 10% dell’area totale». A contribuire al rimboschimento del Bel Paese, «sicuramente il crescente abbandono dei terreni agricoli ? afferma Mariano ? che fa sì che a causa del fenomeno naturale a poco a poco quelle aree tornino a essere abitate dagli alberi», ma anche la politica agricola europea (Pac) che «ha stanziato incentivi a chi ha voluto destinare parte dei propri terreni agricoli alle piantagioni forestali». Una mano, infine, l’hanno data anche le operazioni di rimboschimento fatte «su tutto il territorio da parte delle Regioni, di Comuni e degli Enti Locali», ha concluso Mariano.

(Fonte Corpo forestale dello Stato)
(17 Novembre 2005)