Invasione biologica, pesca illegale o insostenibile e acquacoltura insostenibile, esplosioni algali di alghe tossiche, catastrofi naturali. I principali problemi causati dall’Italia sono gli scarichi urbani e gli scarichi agricoli. Ma non meno importanti sono anche gli scarichi industriali e quelli provenienti dai trasporti marittimi soprattutto nelle aree portuali a più intenso traffico
È stato pubblicato oggi il nuovo rapporto dell’Agenzia Europea dell’Ambiente sui problemi cruciali e prioritari per l’ambiente mediterraneo. Il rapporto, che è il frutto della collaborazione tra Agenzia Europea dell’Ambiente ed Unep (l’Agenzia delle Nazioni Unite per l’ambiente) focalizza l’attenzione soprattutto sullo stato di salute degli equilibri ecosistemici marini del Mediterraneo, minacciati sia dall’inquinamento delle acque sia dai cambiamenti del clima. I problemi principali del Mediterraneo sono quattro:
1) L’invasione biologica, ovvero l’invasione di specie animali e vegetali estranee alla biodiversità del Mediterraneo che possono provocare significativi cambiamenti o la distruzione degli equilibri ecosistemici tipici del Mediterraneo.
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2) La pesca illegale o insostenibile e l’acquacoltura insostenibile, ovvero lo sfruttamento (legale o illegale) delle risorse marine al di là dei limiti di sostenibilità degli ecosistemi che può provocare modifiche irreversibili agli equilibri esistenti o perdite significative della biodiversità marina mediterranea.
3) Le esplosioni algali di alghe tossiche, ovvero la proliferazione abnorme di alghe, anche di origine mediterranea, che può minacciare la salute della popolazione costiera, dei bagnanti, dei pescatori, ecc., ma anche la salute degli ecosistemi mediterranei.
4) Le catastrofi naturali, ovvero il verificarsi di eventi estremi (alcuni dei quali si stanno intensificando a causa dei cambiamenti del clima) che producono in breve tempo instabilità tali da minacciare anche sul lungo periodo gli equilibri degli ecosistemi marini mediterranei.
Le cause principali di questi problemi sono:
– gli scarichi fognari e di inquinanti organici delle aree urbane costiere: delle 601 città costiere del Mediterraneo con popolazione superiore ai 10mila abitanti, solo il 69% di queste città ha impianti di trattamento dei liquami, il rimanente 31% scarica direttamente in mare;
– gli scarichi di inquinanti contenenti fosfati, nitrati e nutrienti: tali inquinanti provengono soprattutto dall’agricoltura e provocano fenomeni di eutrofizzazione delle acque e di anossia che causano modifiche anche significative delle caratteristiche delle acque marine con ripercussioni su flora e fauna marine;
– i rifiuti solidi urbani: molte delle aree urbane costiere smaltiscono i rifiuti urbani in discariche non controllate o non gestite opportunamente dal punto di vista sanitario o della protezione ambientale, per cui molti di questi rifiuti e prodotti tossici secondari provenienti da tali rifiuti, finiscono in mare;
– gli scarichi industriali, molti rifiuti industriali solidi o liquidi, non vengono opportunamente trattati o smaltiti in condizioni di sicurezza e finiscono in mare moltissime sostanze tossiche e pericolose, come i metalli pesanti, pesticidi, composti organici tossici e persistenti, oli minerali, ecc.;
– lo sviluppo urbanistico lungo le coste: la espansione della urbanizzazione costiera, se non attentamente valutata e pianificata, determina tutta una serie di problemi, quali l’erosione costiera, la modifica delle caratteristiche ambientali dei territori marino costieri, la distruzione di zone umide, ecc., che, poi, si ripercuotono negativamente sull’ambiente marino e sugli ecosistemi marini;
– i trasporti marittimi: la maggior parte degli idrocarburi, compresi quelli più tossici come gli idrocarburi policiclici aromatici, provengono da navi ed imbarcazioni e sono la causa primaria di molte conseguenze negative: dall’accumulo sui sedimenti
causa di incidenti alle petroliere.
A tutto ciò vanno aggiunti, alla fine, ma non ultimi, i cambiamenti climatici ed ambientali globali che possono aggravare le cause di perturbazione dell’ambiente marino o amplificare gli effetti negativi o deleteri di tali cause sugli ecosistemi marini.
La prima azione da compiere, secondo l’Agenzia Europea dell’Ambiente, è quella di stabilire, oltre ad una adeguata pianificazione di uno sviluppo socio economico sostenibile delle risorse marine mediterranee, un regime normativo e legale di regolamentazione internazionale di tutto il sistema marino mediterraneo. Molti accordi e protocolli sono già stati messi a punto, ma non sono stati ratificati e non sono ancora legalmente vincolanti.
Il rapporto presenta anche una analisi Paese per Paese, dei principali problemi che essi causano sull’ambiente mediterraneo. Per quanto riguarda il nostro Paese, i principali problemi causati dall’Italia sono gli scarichi urbani (solo il 63% della popolazione costiera italiana dispone di sistemi di trattamento dei liquami, e di questi ben il 13% funzionano male o saltuariamente) e gli scarichi agricoli (il fiume Po è la più grande discarica di inquinanti eutrofici provenienti dall’agricoltura e dalla zootecnia della valle padana). Ma non meno importanti sono anche gli scarichi industriali e quelli provenienti dai trasporti marittimi soprattutto nelle aree portuali a più intenso traffico.