Chi ce l’ha con la Lince?

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Dopo anni di inutili polemiche sembra dipanarsi il velo della superficialità e delle accuse ingiustificate e aumentano gli studi e le ricerche, anche in altri paesi europei su questo meraviglioso felino

La rinnovata e intensa azione del Gruppo Lince Italia sta incominciando a produrre gli effetti sperati. Notizie di avvistamenti recenti si susseguono, e riprende vigore anche la memoria storica. A questo proposito, dopo l’ampia monografia di Francesco Mossolin già recensita (Apollinea novembre-dicembre 2009), un altro interessante lavoro viene oggi diffuso in Italia: si tratta della nota scientifica «Presenza storica della Lince nell’Appennino centrale» (Cisdam – Rosello, 2009) di Aurelio Manzi, Angela Natale e Mario Pellegrini, tre naturalisti da sempre impegnati nella difesa del patrimonio naturale d’Abruzzo.

È tempo quindi di riaprire il dibattito, qualche dubbio affiora anche nei più scettici e la curiosità aumenta: possibile che il mitico Lupo cerviero sia sopravvissuto fino ad oggi, nascosto ed elusivo, a due passi da noi? Sembrano ormai lontani i tempi in cui ricercatori un po’ miopi che si erigevano a «vati» dello scientismo proclamavano apoditticamente: «Che un imprecisato numero di linci sia stato lanciato nel Parco Nazionale d’Abruzzo e, quasi certamente, in altri siti dell’Appennino, è una realtà della quale non si può far altro che prendere atto e sperare che non si verifichi ancora, come negli attentati terroristici» (Ango, 1994). (Sublime esempio di rigore scientifico! Indichiamo volutamente il personaggio in questione con uno pseudonimo, perché al contrario dei nostri nemici noi non combattiamo per denigrare qualcuno, ma solo per ristabilire la verità, ridicolizzando non individui, ma menzogne e calunnie: un elenco di bugie assai nutrito, proveniente dai più eminenti professori, di cui daremo conto in un prossimo Florilegio. Generalità, coordinate e documenti verranno prodotti, e poi pubblicati, nelle sedi competenti). Oggi nessuno oserebbe affermare che non vi siano linci nell’Appennino, ma nonostante ciò occorre riconoscere che la verità resta ancora piuttosto sconfortante.

Perché l’Italia è quella terra meravigliosa dove tutto si dice e tutto si nega, si nasconde e si svela, si allude e si benedice, si accusa e si assolve, senza mai arrivare al cuore dei problemi. «Perché tutto cambi – come insegna il celebre romanzo “Il Gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa (anche questo titolo sembra davvero emblematico, singolare coincidenza) – e tutto resti come prima».

In effetti, il Bel Paese vanta anche un singolare primato: è l’unico d’Europa dove la sopravvivenza della Lince non viene ammessa né accettata, e impera al riguardo la «procedura del silenzio». Al contrario, prove e testimonianze abbondano, e di esse il Gruppo Lince promuoverà prossimamente la diffusione. E presto verranno pubblicati anche gli Atti dello storico Seminario Naturalistico Internazionale che venne organizzato dallo scrivente il 1° Giugno 1991 a Pescasseroli, centro del Parco Nazionale d’Abruzzo.

Attuale situazione della Lince in Europa: il Gruppo Lince indaga sulla Bulgaria

Le analogie della storia naturale di molti Felini scomparsi in silenzio, e poi d’improvviso ricomparsi, non soltanto in Europa, sono molte e impressionanti: diversamente che da noi, però, in altri Paesi la verità si sta facendo lentamente strada. Dopo il precedente dell’Austria, prenderemo oggi in esame il caso della Bulgaria. Un autorevole e scrupoloso volume della serie «Fauna Bulgarica» (n.27, Mammalia) viene pubblicato nel 2004 dall’Accademia delle Scienze di Sofia. Scritto in lingua originale, con caratteri cirillici, offre una buona traduzione inglese, e fa riferimento alla nomenclatura zoologica binomia latina. In questo libro, però, non vi è traccia della Lince, che pure in passato era sempre esistita in Bulgaria. Almeno fino a quando un distinto specialista non ne aveva decretato ufficialmente la scomparsa: senza svolgere in proposito ricerche particolari, ma semplicemente perché nessun resto di questo animale era mai pervenuto nei musei e laboratori più accreditati di quella nazione.

Eppure la gente continuava a parlare del Felino, c’era chi l’aveva visto e si narrava anche di abbattimenti clandestini avvenuti nelle montagne: boscaioli, pastori e soprattutto guardie di frontiera, perché non bisogna dimenticare che ai confini un tempo invalicabili tra Ovest ed Est la sorveglianza era davvero rigorosa, e intorno a quei valichi la fauna selvatica poteva prosperare indisturbata.

Fu deciso allora di svolgere una attenta indagine nei luoghi da cui provenivano le più numerose e attendibili segnalazioni. Il risultato fu sorprendente, perché la presenza del felino non veniva riportata soltanto da Osogovo, o da altre zone vicine ai confini con Romania ed ex Jugoslavia, dove la Lince è sicuramente presente in modo stabile, e potrebbe periodicamente spostarsi penetrando in Bulgaria: ma anche da una remota catena sudorientale assai poco nota, i Monti Strandza vicini alla Turchia.

Ipotizzare un arrivo in quella zona, senza alcun segno di presenza nel vasto territorio intermedio, sarebbe stato veramente troppo azzardato… E allora? Le prove di presenza si accumulavano, e la risposta della specialista Diana Zlatanova non si fece troppo attendere: «Se la presenza della lince potrà essere provata ufficialmente a Strandza, sarebbe la più stimolante delle ricomparse. Questa presenza è possibile soltanto se la specie non si era mai estinta dalla regione».

Le ricerche continuano, e forse presto si potrà avere una conferma certa e inoppugnabile: mentre resterà da capire se si tratti di una Lince nordica o mediterranea, in base all’ipotesi che non solo due vere Linci diverse tra loro (Lynx lynx e Lynx pardina) abitino il continente europeo, ma che vi siano forme intermedie e poco note, come da vari studiosi ipotizzato. Un caso dunque sorprendentemente analogo a quello italiano, dove però pochi sembrano finora aver preso coscienza della realtà.

Nel frattempo, la prova regina della presenza del Felino in Bulgaria è venuta proprio da Osogovo, dove durante una ricerca con trappole fotografiche operanti anche ai raggi infrarossi sono comparse due chiare immagini di vera Lince. La fine di un mistero? L’epilogo delle indagini? No, soltanto l’inizio di un nuovo approfondimento, per scoprire la verità. Perché «La ricerca – come insegna il maestro della relatività della scienza Karl Popper – non ha mai fine».