Flock the Dodos

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Ancora una proiezione in calendario per il Festival Cinemambiente. Mercoledì 3 giugno è il turno, al Museo regionale di Scienze naturali di Torino, di «Flock tha Dodos. The Evolution ? Intelligent Design Circus» di Randy Olson

Earth

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Dallo zolfo al carbone

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La proiezione, organizzata in collaborazione col Centro Studi La Casa Sicilia, si inserisce all’interno delle manifestazioni in calendario per la celebrazione della giornata mondiale dell’ambiente, in programma il prossimo 5 giugno.

Una storia di immigrazione particolare quella raccontata dal giovane regista nisseno Luca Vullo lungo i 53 minuti di «Dallo zolfo al carbone» e portata alla luce attraverso le parole dei protagonisti della vicenda.

Siamo nel secondo dopoguerra, l’Italia si presenta come un paese sconfitto e profondamente devastato nel corpo e nell’anima. In seguito alla stipula del Patto italo-belga del 1946 a firma del primo presidente Luigi Einaudi, migliaia di minatori e contadini siculi furono costretti ad abbandonare la loro terra per emigrare in Belgio. Una mossa astuta per la neonata repubblica italiana: con la firma del patto, infatti, da un lato si garantiva un lavoro alla moltitudine di disoccupati, specie meridionali; dall’altro l’Italia si assicurava la fornitura energetica indispensabile durante la crisi post-bellica.

Quella che poteva sembrare un’occasione di lavoro si rivelò ben presto una tragedia: gli immigrati furono ridotti quasi in schiavitù, costretti a lavorare in condizioni disumane e a vivere in baracche.
A sessant’anni di distanza da quella terribile esperienza, i protagonisti consegnano alla pellicola i loro ricordi: lo sfruttamento, il distacco dalla famiglia, l’abbandono della terra natale, i sacrifici e i compromessi, la difficoltà ad integrarsi e la perdita dell’identità.
Una pagina triste della storia italiana sconosciuta ai più, ma narrata dal film di Vullo con spirito critico e forte sentimento di denuncia. Il dramma delle famiglie siciliane coinvolte viene raccontato attraverso il linguaggio del documentario sociale, obiettivo e partecipato al tempo stesso, irriverente e rispettoso, critico e coinvolgente, commosso ed energico.
La coerenza narrativa, l’analisi approfondita della vicenda realizzata tramite gli interventi di storici ed antropologi, hanno valso al film il primo premio alla V edizione del Festival delle Memorie Migranti.

(Anna Liberti)

Going North

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Il documentario di Eugenio Manghi, premiato come miglior documentario naturalistico al Pechino Film Festival, un’occasione per riflettere ed una spinta ad agire anche individualmente

I pirati dello spazio

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Il 20 alle 21 una nuova iniziativa collaterale a Cinemambiente, il festival del cinema ambientale in programma a Torino dall’8 al 13 ottobre. Presso la Sala Conferenze del Museo Regionale di Scienze Naturali si terrà la proiezione de «I pirati dello spazio» (2007) di Alessandro Bernard, Enrico Cerasuolo e Paolo Ceretto.

Il film racconta la storia di due radioamatori torinesi, i fratelli Achille e Giovanni Judica Cordiglia, che negli Anni 50 riuscirono ad ascoltare i segnali provenienti dai primi satelliti sovietici ed americani. Le loro imprese suscitarono un tale clamore nella stampa dell’epoca che Mike Buongiorno decise di ospitare i due radioamatori nella sua trasmissione «La fiera dei sogni», dove vinsero un viaggio alla Nasa, la loro massima aspirazione.
Le intercettazioni, riportate nel libro «Questo il mondo non lo saprà» (Minerva Medica, Torino 2007), crearono molto scalpore perché lasciavano intendere l’esistenza di cosmonauti dispersi, di viaggi nello spazio mai resi ufficiali ma che costarono la vita a molti astronauti.

A seguito della proiezione ad ingresso gratuito, interverranno i registi e gli interpreti della pellicola per aprire un dibattito sull’astronomia e sulle missioni spaziali. Un tema nient’affatto casuale, dato che l’Onu e l’Unesco hanno dichiarato il 2009 Anno Internazionale dell’Astronomia.

Lo zio d’America approda a Torino

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Il nuovo appuntamento è per lunedì 4 maggio alle 21 presso la sala conferenze del Museo regionale di Scienze naturali di Torino con la proiezione del film di Alain Resnais «Mon oncle d’Amérique» (1980).
Quale miglior film per aprire il dibattito sull’evoluzione sociale in occasione delle celebrazioni per l’anno darwiniano? Il lungometraggio, vincitore del premio speciale della giuria a Cannes nel 1980, è interamente girato in flashback con i ricordi dei tre protagonisti: Jean Le Gall (Roger Pierre), intellettuale funzionario della tv; Janine Garnier (Nicole Garcia), attrice di teatro; René Ragueneau (Gérard Depardieu), ex contadino diventato dirigente industriale. Tre storie parallele che si incrociano e s’intersecano con le teorie socio-biologiche narrate dalla voce fuori campo del neurofisiologo Henri Laborit.

Nato dall’incontro tra Resnais e lo scienziato francese che voleva inizialmente realizzare un corto pubblicitario per una casa farmaceutica mai portato a termine, il film espone le teorie di Laborit attraverso il passato dei personaggi, sin dalla vita intrauterina. I protagonisti sono considerati dal neurofisiologo alla stregua di topi di laboratorio che, per quanto si sforzino di capire e gestire le proprie pulsioni, non riescono a dare una spiegazione razionale ai propri comportamenti. Come spiega lo stesso Laborit, questo dipende dal fatto che l’evoluzione degli individui è determinata dal contesto sociale in cui vivono e dagli apprendimenti dei primi tre anni di vita. L’evoluzione della specie, insomma, è conservatrice, i nostri atteggiamenti prevedibili perché sono il risultato dei nostri impulsi primitivi.

Il film di Resnais si presenta come un’opera sui generis, una bizzarra sperimentazione in cui si mescolano il racconto scientifico e quello romanzesco. Un film drammatico in cui viene analizzato con estremo rigore scientifico il comportamento umano, portando per la prima volta sul grande schermo il ragionamento deduttivo.

Beni culturali agricoltura e territorio

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di Stella Agostini, Paola Pizzingrilli, Paolo Rausa

edizione Maggioli Editore

 «Beni culturali agricoltura e territorio» è il titolo del libro «riproposto» da Stella Agostini, Paola Pizzingrilli e Paolo Rausa. Si tratta in realtà di una riedizione con aggiornamenti di un precedente saggio, Libreria Clup Soc. Coop. Milano, del 2006.
Il saggio riproposto ora da Maggioli Editore analizza, attraverso la storia degli insediamenti rurali, patrimonio dell’umanità, il rischio di scomparsa delle loro tracce e della cultura materiale, allo stesso tempo esplora le possibilità di un loro utilizzo armonioso con il resto degli edifici urbani.

«Nella sfida quotidiana ? si legge nel risvolto di copertina ? fra consumo di suolo e agricoltura è fondamentale comprendere se i beni culturali prodotti dall’agricoltura possano ancora avere un ruolo nelle nuove politiche di governo del territorio, o se siano solo vuoti agricoli in attesa di altre destinazioni d’uso.
«Una ricerca condotto su quattro insediamenti rurali, inseriti in forti pressioni di trasformazione, è stata l’occasione per sviluppare un originale metodo di analisi del patrimonio rurale che approfondisce le indicazioni internazionali di salvaguardia dei beni culturali.
Attraverso un excursus delle esperienze in corso nell’area urbana e metropolitana milanese, viene presentata una griglia di lettura che individua le caratteristiche d’identità locale degli insediamenti rurali, ne valuta l’incidenza dei nuovi progetti e ne definisce le relazioni con il contesto e la cittadinanza.
«Il volume, nuova edizione aggiornata di una pubblicazione diffusa a livello locale con i primi risultati della ricerca («Il Patrimonio rurale vernacolare al margini della metropoli» ), indica i modi di una pianificazione integrata e partecipata capace di valutare la sostenibilità culturale delle esigenze di sviluppo e gestirne al meglio le risorse e le funzioni ambientali».

Gli autori

Stella Agostini, architetto, dottore di ricerca in Genio Rurale, è ricercatore presso il DiPsa (Dipartimento per la Protezione dei Sistemi Agroalimentare e Urbano e Valorizzazione delle Biodiversità) della Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Milano, dove svolge attività didattica e di ricerca sui temi della progettazione e del recupero dell’architettura rurale. È esperto di patrimonio rurale e paesaggio agrario, consulente di numerosi enti e autore di testi e memorie scientifiche sulla materia.

Paola Pizzingrilli, laureata in Beni Culturali, è impegnata nello studio delle tradizioni popolari. Si occupa di percorsi educativi rivolti all’infanzia e collabora con Legambiente nell’ambito dei progetti legati alla protezione dell’ambiente e delle culture locali.

Paolo Rausa, laureato in lettere classiche, è stato docente di letteratura latina e greca nei licei. Impegnato nell’attività consigliare amministrativa e professionale, opera nel Corpo Forestale dello Stato. Attivo ambientalista, ha fondato nel 1995 l’Associazione per la salvaguardia e la valorizzazione di Viboldone, di cui è Presidente.

La libera arte di Claudia Margadonna

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In programma presso la Rocca Sforzesca dal 9 al 24 maggio

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«Stop the Fever» il tema proposto da Legambiente a tutela della biodiversità. Se è vero, infatti, che gli animali fanno vendere meglio prodotti e servizi è altrettanto vero che possono vendere anche buone pratiche in ambito sociale e ambientale

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Un’iniziativa a metà tra biologia e scultura. Da domani

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Il progetto «Consumi amici del clima» è stato sviluppato dal Dipartimento di Elettronica e Informazione del Politecnico di Milano con il Programma Educazione del Wwf Italia, grazie al contributo della Fondazione Cariplo

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Coinvolti i primi 3.500 studenti della rete T.V.B. Coinvolti 32 istituti in tutta la Regione. Scopo: risparmio idrico e promozione dell’acqua potabile