Gas serra in calo, più vicini gli obiettivi Ue

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Presentato l’Inventario nazionale Ispra delle emissioni in atmosfera dei gas serra e le proiezioni al 2030. Nel 2017 si registra l’aumento del Pil e la diminuzione dei gas serra. Nel 2016 risultano in calo le emissioni di gas climalteranti

-> I grafici delle emissioni

Dal caldo estremo alle inondazioni, Europa “impreparata”

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(Adnkronos) – In Europa i rischi climatici minacciano la sicurezza energetica e alimentare, gli ecosistemi, le infrastrutture, le risorse idriche, la stabilità economica e la salute dei cittadini. In base alla valutazione dell’Agenzia europea dell’ambiente (Aea), pubblicata oggi, molti di tali rischi hanno già raggiunto livelli critici, che potrebbero diventare catastrofici in assenza di interventi urgenti e decisivi.  Secondo i risultati della prima European Climate Risk Assessment (Eucra) (valutazione europea dei rischi climatici), “in Europa le politiche e gli interventi di adattamento non tengono il ritmo con la rapida evoluzione dei suddetti rischi. In molti casi, un adattamento incrementale non sarà sufficiente. Inoltre, poiché numerose misure volte a migliorare la resilienza ai cambiamenti climatici richiedono molto tempo, possono essere necessari interventi urgenti anche per rischi non ancora critici”.  Alcune regioni d’Europa, poi, sono aree in cui si concentrano rischi climatici multipli. In particolare, “l’Europa meridionale è particolarmente a rischio a causa degli incendi boschivi nonché degli effetti delle ondate di calore e della scarsità di acqua sulla produzione agricola, sul lavoro all’aria aperta e sulla salute umana. Le inondazioni, l’erosione e l’infiltrazione di acqua salata minacciano le regioni costiere europee a bassa quota, comprese molte città densamente popolate”.  “Dalla nostra ultima analisi – dice Leena Ylä-Mononen, direttrice esecutiva dell’Aea – si evince che l’Europa si trova di fronte a rischi climatici urgenti che si acuiscono più rapidamente di quanto le nostre società riescano a prepararsi. Per garantirne la resilienza, i responsabili politici europei e nazionali devono agire immediatamente con interventi volti a limitare i rischi climatici, sia mediante una rapida riduzione delle emissioni sia con l’attuazione di politiche e di interventi di adattamento forti”.  La valutazione dell’Aea individua in Europa 36 principali rischi climatici nell’ambito di cinque grandi gruppi: ecosistemi, alimenti, salute, infrastrutture, economia e finanza. “Sono già necessari interventi più incisivi per oltre la metà dei principali rischi climatici individuati dalla relazione – avverte l’Agenzia – di cui otto da attuare con particolare urgenza, principalmente per preservare gli ecosistemi, limitare l’esposizione umana al calore, proteggere la popolazione e le infrastrutture da inondazioni e incendi boschivi e garantire la sostenibilità dei meccanismi di solidarietà europei, come il Fondo di solidarietà dell’Ue”.  Quasi tutti i rischi nel gruppo ecosistemico richiedono “interventi urgenti o più incisivi; di questi, i rischi per gli ecosistemi marini e costieri sono valutati come particolarmente gravi”. Come ricorda la relazione dell’Aea, “poiché gli ecosistemi rendono molteplici servizi alle popolazioni, questi rischi hanno un elevato potenziale di ricaduta su altri settori, tra cui quelli della produzione alimentare, della salute, delle infrastrutture e dell’economia”. I rischi posti dal caldo eccessivo e dalla siccità alla produzione agricola “sono già a un livello critico nell’Europa meridionale, ma interessano anche i paesi dell’Europa centrale”. Sul fronte della salute, “il calore è il fattore di rischio climatico più grave per la salute umana e quello che richiede gli interventi più urgenti”. Quanto alle infrastrutture, “eventi meteorologici estremi più frequenti aumentano i rischi per l’ambiente urbano e i servizi critici in Europa, tra cui l’energia, l’acqua e i trasporti”. Numerosi rischi climatici interessano, poi, anche l’economia e il sistema finanziario europei. In conclusione, secondo l’Agenzia, “l’Ue e i relativi Stati membri hanno compiuto notevoli progressi nella comprensione dei rischi climatici e nella preparazione ad affrontare tali rischi. Tuttavia, la preparazione della società in generale è resa insufficiente dal ritardo nell’attuazione delle politiche rispetto al rapido aumento dei livelli di rischio”. La valutazione dell’Aea sottolinea che, “per affrontare e limitare i rischi climatici in Europa, l’Ue e gli Stati membri devono collaborare coinvolgendo anche i livelli regionali e locali laddove si rivelino necessari interventi urgenti e coordinati”.  —sostenibilitawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Le estati torride diventeranno la norma

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Una ricerca di studiosi americani e cinesi mostra che gli anticicloni subtropicali tenderanno a intensificarsi sempre più durante la stagione estiva. E con il loro intensificarsi le situazioni di ondate di caldo eccessivo e di siccità prolungata nelle aree prospicienti la fascia subtropicale, come il sud dell’Europa e la regione sud-occidentale del nord America, diventeranno la norma piuttosto che l’eccezione

Clima, l’Alleanza mondiale accusa l’Ue: fa poco

Tempo di lettura: 3 minuti «Crediamo che la Commissione dovrebbe concentrarsi sui soggetti maggiormente colpiti dal cambiamento climatico e far confluire quanto appreso sia nelle future azioni di contrasto del cambiamento climatico che nelle future […]

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Clima – Aumentati anidride carbonica e metano nel 2008

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Nonostante la crisi economica sono cresciuti di 16,2 miliardi di tonnellate e 12,2 miliardi di tonnellate

Permafrost, ecco quanto ne va in atmosfera

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Il permafrost in Siberia si scioglie e l’effetto serra globale aumenta: scoperta età e quantità del carbonio rilasciato dalle acque interne della tundra. Fem nella ricerca pubblicata su «Nature Communications» che fornisce informazioni su come gli ambienti artici reagiscono ai cambiamenti climatici

Ancora variabilità

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Venerdì tempo primaverile quasi ovunque, anche se a partire dalle regioni nord occidentali inizierà a peggiorare. Segno questo che il prossimo week end al nord e al centro sarà caratterizzato ancora dalla variabilità, con qualche temporale nelle zone più interne del centro nord. Meglio la situazione al Sud, in particolare sulle due isole maggiori

Settimana a rischio piogge

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Verso giovedì rasserenamenti interesseranno il nord e il centro e poi successivamente il sud, ma da venerdì è previsto un ulteriore peggioramento del tempo quasi ovunque

Clima – Debolissimo accordo nell’Ue

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A Bruxelles accordo al ribasso sul clima. l’Ue rinuncia alla sua leadership. Brilla per non interventi l’Italia. «I cittadini europei vogliono energia pulita, ma i loro leader politici sembrano non accorgersi della crescita delle fonti rinnovabili. O forse se ne sono accorti e vogliono contrastarla. L’Europa deve e può fare più di così, se vuole evitare che gli impatti dei cambiamenti climatici siano ancora più devastanti di quelli riscontrati negli ultimi tempi»

Bel tempo senza bolle di calore

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Verso la fine della settimana nuovamente possibili temporali sulle aree alpine e sull’Appennino settentrionale

Raddoppiato il tasso di innalzamento del Mediterraneo

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Dal 1850 a oggi rispetto agli ultimi 4.000 anni. L’Università di Pisa unico partner italiano dello studio internazionale pubblicato sulla rivista «Nature Communications»

Ecco l’inverno

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Per il prossimo week end poco sole e ulteriori nevicate anche a quote basse al Sud mentre variabile al Centro con residue nuvolosità e qualche precipitazione anche nevosa sul versante adriatico e al nord invece prevarrà bel tempo quasi ovunque

La barriera corallina si sta… cuocendo

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«I cambiamenti climatici stanno rendendo le acque sempre più calde, cuocendo viva la barriera corallina – afferma Alix Foster Vander Elst di Greenpeace Australia -. Questi sono i segni più chiari degli effetti dei cambiamenti climatici e i governi non si muovono abbastanza velocemente per fermarli. Possiamo ancora interrompere la distruzione della barriera se riduciamo drasticamente le emissioni globali»

Il clima non aspetta, cittadini presenti governanti no

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È tempo che i cittadini, quelli che sanno, conoscono e sono informati, facciano sentire la loro voce ma non ad una cinquantina di amici su FB, ma nelle stanze giuste, sui media, tutti i media, senza tacere di fronte ai negazionisti che sono i portavoce di interessi contrari al pianeta e ai suoi abitanti per un effimero e temporaneo interesse che abbraccia il misero arco di una vita

Ecco le evidenze dei cambiamenti climatici

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La seconda giornata Scienza e Ambiente all’Università dell’Aquila, organizzata da tre docenti dell’Università dell’Aquila (Giovanni Pitari, Gabriele Curci e Antonio Di Sabatino) è stata dedicata alle «Evidenze del cambiamento climatico» svolta come un viaggio multidisciplinare «Dalla scala globale a quella locale». L’interesse dei giovani presenti. Dati e documentazioni dallo spazio agli adattamenti di insetti e piante

Più aridità più asma: uno studio lo conferma

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Individuata una correlazione tra gli indici climatici che controllano le fluttuazioni dell’aridità e i tassi di mortalità per asma negli Stati Uniti. Lo studio, condotto da ricercatori degli Istituti Ismar, Isac e Irib del Cnr, potrebbe aprire la strada a ulteriori ricerche su altre malattie e in Paesi diversi (compresa l’Italia), al fine di prevenire danni per la salute, in parte indotti o enfatizzati dalla variabilità climatica

Forse il caldo africano trasloca

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Nel week end essendosi aperto un corridoio tra l’Islanda, le isole britanniche e il centro del Mediterraneo, per cui correnti fresche atlantiche influenzeranno il clima dell’Italia soprattutto al nord e al centro, con altre precipitazioni anche violente. Meglio al Sud dove questo fenomeno dovrebbe fermarsi tra la Campania e il Molise e quindi toccare molto marginalmente la Puglia, la Calabria e le isole principali. Al Centro e al Nord le temperature saranno sotto la media stagionale

Eventi climatici estremi e variabilità delle temperature

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Tempo di lettura: 2 minuti Uno studio del Cnr-Isac getta nuova luce sul comportamento degli eventi estremi nel clima presente e futuro, e sui meccanismi responsabili della loro intensificazione. La ricerca, pubblicata su «Nature Communications», individua nella variabilità […]

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Il vento come motore del clima nella formazione e nell’estensione del ghiaccio marino

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Il ghiaccio marino o banchisa di ghiaccio è un elemento fondamentale del sistema climatico e il suo ciclo stagionale influenza la dinamica globale del clima a causa della sua interazione con l’albedo planetario, la circolazione atmosferica e oceanica oltre ad essere un essenziale componente dell’ecosistema marino polare.

I meccanismi che guidano la variabilità del ghiaccio marino a causa delle forzanti ambientali naturali ed antropiche sono ancora poco compresi.

La ricerca pubblicata sulla rivista «Nature Communications» ha, per la prima volta, spiegato i processi ambientali che hanno guidato la variabilità del ghiaccio marino e la presenza dei pinguini e degli elefanti marini durante gli ultimi 10mila anni nel Mare di Ross in Antartide.

Lo studio è stato condotto da ricercatori italiani del Programma nazionale di Ricerche in Antartide (attuato dall’Enea per gli aspetti logistici e dal Cnr per la programmazione e il coordinamento scientifico) in collaborazione con colleghi francesi, nell’ambito dei progetti internazionali Holoclip e Taldice e di un dottorato di ricerca svolto in collaborazione tra le università di Trieste e Siena dalla dott.ssa Karin Mezgec.

«Il nostro studio – spiega Massimo Frezzotti ricercatore dell’Enea – ha messo in evidenza come i venti che spirano in Antartide abbiano un ruolo fondamentale, analogo (se non addirittura superiore) a quello delle temperature e delle precipitazioni, nel guidare il clima e nel condizionare gli ecosistemi polari. I modelli climatici devono essere in grado di riprodurre la forza e la persistenza dei venti negli ultimi millenni per simulare i cambiamenti climatici in Antartide indotti dall’utilizzo dei combustibili fossili».

«Le variazioni di estensione del ghiaccio marino nel passato si possono ricostruire per mezzo di indicatori climatici, denominati proxy, presenti negli archivi naturali polari, spiega Barbara Stenni, paleoclimatologa e docente dell’Università Ca’ Foscari Venezia. Questi sono rappresentati sia dalle carote di ghiaccio sia da quelle di sedimento marino raccolte nelle vicinanze del Mare di Ross».

«La variabilità dell’estensione e della persistenza del ghiaccio marino ha condizionato nel tempo l’evoluzione delle aree costiere e l’accessibilità alle spiagge, offrendo agli elefanti marini e ai pinguini di Adelia diverse opportunità di colonizzare le coste del Mare di Ross, condizionandone anche la dieta, come testimoniato dal ritrovamento di numerose colonie abbandonate che conservano la stratigrafia delle diverse fasi di occupazione», spiegano Carlo Baroni e Maria Cristina Salvatore (docenti del Dipartimento Scienze della Terra dell’Università di Pisa e ricercatori associati del Cnr-Igg di Pisa).

«Per la prima volta è stato creato un legame di conoscenza fra i dati atmosferici, le carote di ghiaccio e le carote dei sedimenti marini. Grazie alle diatomee, alghe silicee che dominano nei freddi mari antartici, si è potuto capire che l’ambiente marino, dalla colonna d’acqua ai sottostanti sedimenti, ha risposto alle variazioni dell’estensione dei ghiacci ed in ultima analisi alle variazioni climatiche negli ultimi 10mila anni. La presenza-assenza di alcune specie caratteristiche ha evidenziato la grande variabilità climatica di questa finestra temporale così vicina al nostro mondo attuale» affermano Ester Colizza, sedimentologa, e Romana Melis, micropaleontologa del Dipartimento di Matematica e Geoscienze dell’Università di Trieste.

Costretti a dire addio alla birra

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I cambiamenti del clima, l’aumento della frequenza e dell’intensità degli eventi meteorologici estremi di siccità e delle ondate di calore, causano riduzioni sostanziali dei raccolti di orzo in tutto il mondo