La dichiarazione di Annibale Formica: «La congiura del silenzio»

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«Quel che è accaduto all’Ente Parco, a scapito del Pollino e mio, è semplicemente allucinante, oltre che vergognoso; ciò che è accaduto è molto di più e peggio di quanto si possa leggere o sentire. Non basta un voluminoso dossier per documentare le gravi nefandezze, tanto più gravi perchè consumate in un “corpo” (il territorio, la comunità, la politica, l’istituzione pubblica, lo Stato) completamente inerme, non reattivo, in silenzio al limite dell’omertà, paludoso, compromesso in ogni ordine e grado. Come è stato possibile tutto questo?
«Perché ci sono stati e ci sono troppe responsabilità e troppi responsabili (tutti rigorosamente in circolazione, anzi in sella). Del Pollino, cioè, nessuno si sente responsabile; nessuno finora è stato costretto a pagare il conto (tranne io!!!).
«Dispiace, perché il Pollino non meritava e non merita queste dannose vicende di cattiva gestione delle sue risorse. Dispiace anche che, al posto di questa seconda, a cinque anni dalla prima, traumatica interruzione dell’attività politica, amministrativa e gestionale del Parco non sia stato possibile far funzionare correttamente e diligentemente tutti i poteri di vigilanza, di controllo, di verifica, che il nostro Stato di diritto prevede nel suo ordinamento.
«Mi dispiace che fin dalla prima interruzione, nel 2001, non si sia fatto mai nulla per conoscere, malgrado visite ispettive e commissioni parlamentari, le reali cause delle difficoltà dell’Ente e delle responsabilità, comprese quelle, anzi soprattutto quelle fuori dall’Ente. Mi dispiace anche di non aver potuto fare, nel periodo del mio incarico, il direttore con la sua autonomia, con la sua responsabilità e, perché no, con la sua giusta remunerazione.
«Basti sapere che, per tutto il tempo del mio incarico, ho fatto il “recluso” nella sede dell’Ente; sono stato “ostaggio” della lunga e faticosa condizione di avvio e di primo funzionamento di un Ente nuovo nel panorama istituzionale, amministrativo e gestionale esistente; e per di più senza personale, senza mezzi, senza ruolo, posizione e funzioni definite, senza procedure tecnico-amministrative note e collaudate. Ho percepito, per diversi anni, inoltre, uno stipendio di appena 2,7-2,8 milioni di vecchie lire. E in un periodo in cui io per il Parco Nazionale del Pollino, dal 1970, ho fatto battaglie durissime ed ho pagato i costi, tutti di persona e nel più illustre anonimato, prima e dopo.
«Mi dispiace, infine, di non avere chance ora per mettere veramente a servizio del bene comune, dell’ambiente, che è il supremo bene comune, la mia esperienza, la mia capacità, la mia competenza, la mia dedizione, il mio impagabile sacrificio per la causa del Parco, come dimostra la mia storia personale, che molti vorrebbero cancellata, se non con la violenza dell’aguzzino che fin qui mi ha incessantemente perseguitato per tutti questi anni, con la più subdola delle cattiverie: “la congiura del silenzio”».

Breve sintesi della promozione della politica della qualità europea

Tempo di lettura: 6 minuti Negli anni 90 del secolo scorso, la Commissione europea (CE) concepì e distribuì in tutta Europa il documento strategico sulla Politica europea di Promozione e Qualità (EQPP) (Giuseppe Quartieri e […]

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Saperi disgiunti

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Questa situazione deriva dalla compartimentalizzazione dei saperi, con gli ecologi che fanno gli ecologi, e gli economisti che fanno gli economisti. Per migliorare le cose, invece, c’è bisogno di collaborazione tra le discipline, in modo da trovare risposte non banali a domande non banali. In modo da diagnosticare i mali (e questo spesso lo fa l’ecologia) e da pianificare terapie (magari a suon di economia).
Pianificare è una parola dal suono sinistro, per gli economisti. Gli stati comunisti, in cui si è cercato di pianificare l’economia, sono falliti, il sistema non ha funzionato. Ma ora stiamo assistendo al crollo dell’altro sistema, di quello deregolato. I beni primari, quelli prodotti dai contadini, vengono pagati una miseria, e la ricchezza si costruisce su giri tortuosi di danaro che, artificialmente, aumentano il prezzo di quel che consumiamo. La legge della domanda e dell’offerta è una favoletta per bambini. Se un prodotto necessario (ad esempio un microscopio) viene comprato da pochi, il prezzo è alto perché non lo vuole nessuno. Mentre se il prodotto viene comprato da tanti, allora il prezzo è alto perché lo vogliono tutti. Ci sono eccezioni, lo so, ad esempio i computer, ma sono eccezioni. Le cose costano molto di più di quel che valgono, e il loro prezzo è dovuto spesso più a speculazioni che al loro valore.

Programma del Convegno sulle staminali

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Le ragioni della ricerca sulle staminali embrionali e della loro legittimità

Coordinatori: Maurizio Mori e Antonino Forabosco

ore 10: Presentazione del Convegno
ore 10,15: Carlo Flamigni

ore 10,30: Le ricerche sulle staminali embrionali in Italia: che ricerche stiamo facendo e perché:
Elena Cattaneo (Milano),
Gianluigi Condorelli (Roma),
Cesare Galli (Cremona),
Fulvio Gandolfi (Milano),
Alessandro Mugelli (Firenze),
Federica C. Sangiuolo (Roma);

ore 11,30: Perché in Italia è giuridicamente lecito fare ricerche sulle staminali embrionali.
Amedeo Santosuosso (Corte d’Appello, Milano)
Emilio Dolcini (Università di Milano),
Mariella Immacolato (Comitato Etico, LTR-CIZ Cremona e Azienda USL 1 di Massa e Carrara)

ore 12,10: Domande dal pubblico e discussione
ore 13,30: Repliche e osservazioni finali
Demetrio Neri: conclusioni filosofiche
Lanfranco Turci: prospettive politiche.

La protezione antincendi

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Dal 1° gennaio al 25 dicembre scorso sono stati 7.838 gli incendi scoppiati in tutta l’Italia. La regione maggiormente colpita è stata la Sardegna (2.874), a seguire Calabria (1.145) e Campania (646); le regione più «virtuose» sono invece la Valle d’Aosta (16), le Marche (27) e il Trentino Alto Adige/Südtirol (33). La superficie percorsa dal fuoco nel 2005 è stata di 40.818 ettari totale, suddivisi in superficie boscata (18.919 ettari) e non boscata (21.899). Mediamente ogni incendio ha interessato 5,2 ettari di terreno.
E a proposito di boschi, ricordiamo anche che quest’anno sono stati stanziati due milioni e mezzo di euro per il programma Forest Focus, che vigila e studia lo stato delle nostre foreste. Un programma che anche quest’anno è proseguito con grande impegno, fornendo risultati precisi e indicando la strada da seguire per ridurre emissioni nocive, polveri e ozono nelle zone basse dell’atmosfera.
Non si può dimenticare la continua lotta del Corpo forestale dello Stato contro l’abusivismo edilizio. Quest’anno sono finiti sotto sequestro, decine e decine di edifici e abitazioni, ma anche alberghi, strutture ricreative, impianti sportivi: insomma un bel campionario di illegalità. Dati da aggiungere alle operazioni condotte per mettere i sigilli alle discariche abusive e per combattere il traffico illegale dei rifiuti. Infine, le operazioni per il prelevamento abusivo di materiale, quindi cave abusive sequestrate e stop alla distruzione illegale di argini e letti di fiumi e torrenti, in un’opera illegale che come conseguenza ha solo l’alterazione del territorio e dell’equilibrio idrogeologico.

(Fonte Corpo forestale dello Stato)

Riferimenti

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[1] Giuseppe Quartieri, La teoria della Qualità nell’Università, De Qualitate (Focus) Aprile 2009, N° 79 e tutte la bibliografia rilevante listata.

[2] Giuseppe Quartieri, Elementi di teoria della qualità dei sistemi, 11° Convegno AICQ «La sfida della qualità negli anni ottanta» Vol. 1 Milano 14/15 maggio 1980.

[3] Francesco Brambilla: Relazione di apertura dell’11° Convegno AICQ, «La sfida della qualità negli anni Ottanta» Vol. 1 Milano 14/15 maggio 1980.

[4] Thomas Kuhn: La struttura delle rivoluzioni scientifiche, Ed. Einaudi, Torino, 1979.

[5] A.V. Feigenbaum, Quality as a management responsibility, 11° Convegno AICQ, «La sfida della qualità negli anni Ottanta» Vol. 1 Milano 14/15 maggio 1980.

[6] ENQA, European Standard and Guidelines for Quality Assurance in the European Higher Education Area, ENQA.

[7] EUA, Creativity in Higher Education, EUA Report 2006-2007.

[8] ISO 9000:2005 Quality Management System: Fundamental and Terminology.

[9] ISO 9001:2008 Quality Management System: design and project control.

[10] Quality Procedures in the European Higher Education Area and Beyond – Second ENQA Survey.

[11] The Set of Quality Assurance docs of EUA, E4 and so on (1° QA Forum, 2° QA Forum, 3° QA Forum).

[12] MURST: La Riforma dell’Università: le regole dell’autonomia, Salerno Editrice Roma MM1, 2001.

[12] MURST, l Ricerca Scientifica: le nuove regole e le scelte operative, Salerno Editrice Roma MM1, 2001.

[13] DDL 137 Del 1° Settembre 2009 (Riforma Gelmini), Disposizioni urgenti in materia di istruzione e università, G.U. n. 204 Del 1° Settembre 2009.

Fantasia e ricerca

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L’ecologia non è spesa aggiuntiva (e quindi potenzialmente superflua). L’ecologia è innanzitutto immaginazione e creazione di modelli innovativi e spesso originali, nella risoluzione dei problemi.
Perché per produrre meno rifiuti e differenziarli ed infine recuperarli o riciclarli bisogna mettere in atto strategie e politiche comunque impegnative innanzitutto per chi le propone: tutto molto meno ovvio e banale che non raccattare tutto e portare in discarica, nonostante i maggiori costi di un sistema basato sulla discarica (o sull’incenerimento).
Perché costruire una viabilità più sostenibile richiede una riflessione sui modi e le articolazioni di una urbanistica meno mediocre di quella basata sulle quattro strade in croce, senza spazi e senza percorsi di qualità: cosa che, con tutta evidenza, non attira né gli entusiasmi di tecnici troppo spesso frettolosi (quando non assolutamente impreparati) né quelli di politici troppo presi dalla logica del consenso immediato, quello basato, per intenderci, sulla realizzazione in sé e non sulla qualità del costruito.
Perché, infine, produrre frutti con meno chimica significa avviare percorsi di studio e qualificazione fra i produttori (oltre che fra i consumatori) con risorse che non fanno certo tremare i polsi (basterebbe una piccolissima parte di quei capitoli fumosi che tutti i comuni si danno per spese finalizzate a promuovere l’agricoltura locale troppo spesso convertite in promozione di festival canori quando non di peggio) ma fanno certo tremare i cervelli.
I cervelli di coloro che ritengono tutto questo troppo impegnativo e faticoso, in un mondo che ama l’improvvisazione e la quotidianità, evitando come la peste la pianificazione e la progettualità.
La politica oggi non ama attendere. Né pensare troppo. È uno dei risultati di un sistema che accentra sempre più in sé funzioni e cariche, senza darsi tempi e modi sufficienti per sviluppare strategie e piani.
Facile, quindi, dire che l’ecologia è un lusso: costoso e spesso superfluo. Più difficile ammettere che l’antinomia non è fra ecologia ed economia (buona economia, almeno) bensì fra ecologia ed improvvisazione. Già, perché la sostenibilità non produce spese ulteriori ma solo guadagni: il problema è solo farlo capire a chi non ha mai il tempo per ascoltare.

I danni economici

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Ci sono poi i danni economici provocati dalle fiamme e l’Università di Padova li ha analizzati. Ogni anno, tra costi relativi al personale regolare (un uomo del Corpo forestale dello Stato ha uno stipendio lordo medio pari a 1.700 euro mensili) e straordinario (i volontari non sono retribuiti, ma l’attrezzatura che il Corpo forestale presta loro, ha un prezzo di circa 1.500 euro), i costi di manutenzione e usura dei mezzi di terra e degli elicotteri (un elicottero a seconda delle sue caratteristiche tecniche ha un costo orario che varia tra: 600 euro del NH500, che è in grado di trasportare 500 litri di liquidi ritardanti o estinguenti; 2.300 euro del AB412 che di liquidi ne trasporta 1.000 litri; 6.000 euro dell’Erickson S64F, un gigante dei cieli con 10.000 litri di carico utile), quelli sostenuti per il ripristino della compagine boschiva (1.500-2000 euro a ettaro). Per il danno causato dalla diminuzione della produzione di prodotti del sottobosco, si giunge a valutare un costo complessivo di oltre 500 milioni di euro.
Ogni anno tutti gli italiani, dagli anziani ai neonati, pagano circa 10 euro pro capite a causa degli incendi, ogni famiglia, in pratica, perde un albero (55.000 ettari di bosco percorsi dal fuoco ogni anno per oltre dieci milioni di piante distrutte).

(Fonte Corpo forestale dello Stato)

Globicefalo di Gray

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Tenerife (luglio e agosto, 2003). La costa sud-est di Tenerife è un’importante area di alimentazione e riposo per questa specie, grazie alle sue acque calme per la maggior parte dell’anno per la presenza del Teide che le protegge dal regime dominante dei venti alisei. Nell’area si sono osservati differenti gradi di residenza, con gruppi familiari visti una o più volte a distanza di vari mesi e allo stesso tempo con alcuni incontrati durante tutto l’arco dell’anno. In questa area si sono osservate 16 specie di cetacei. La osservazione con fini turistici (whale-watching) il traffico marittimo, le imbarcazioni ad alta velocità nella costa sud-est di Tenerife si sono convertiti in una seria minaccia per le specie. Questo progetto pretende offrire una visione più precisa di questa e altre specie nell’area. I partecipanti, inoltre, potranno imbarcarsi in una barca dedicata al whale-watching per conoscere questa attività direttamente.

Biografia del prof. Scrosati

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Bruno Scrosati, nato a Ortisei (Bolzano) il 5 agosto 1937, è professore ordinario di Elettrochimica presso l’Università «La Sapienza» di Roma.
Nel 1990 è per quattro mesi all’Università di Minneapolis, Minnesota USA, in qualità di George T. Piercy Distinguished Visiting Professor. Nel 1991 è Visiting Professor presso il Department of Materials Science della University of Pennsylvania a Philadelphia, USA.
Nel 1996 riceve la laurea «honoris causa» in Scienza, «Honorary Degree in Science» dall’Università di St. Andrews in Scozia.
E’ Editore Europeo della rivista internazionale «Journal Power Sources». Fa parte del pannello editoriale di riviste internazionali, quali il «Solid State Ionics», «Journal of Applied Electrochemistry», «Progress in Solid State Chemistry», «Ionics» e «The Chemical Record». Fa parte del Comitato Scientifico della rivista «La Chimica & l’Industria».
E’ stato eletto prima Vice Presidente (1988-1990) e poi Presidente (1990-1992) della International Society of Solid State Ionics (ISSI).
E’ stato eletto (1993-1995) Presidente della Divisione di Elettrochimica della Società Chimica Italiana e Presidente della Società Chimica Italiana per il triennio 1996-1998. E’ stato il primo Vice-Presidente (2000) e attualmente Presidente europeo (maggio 2003-maggio 2004) della Electrochemical Society, USA. E’ «Fellow» della IUPAC.
Gli è stato conferito (1997) il «Research Award» dalla Battery Division della «Electrochemical Society», USA.
E’ stato membro per invito (2000-2002) del Faraday Division Council of the Royal Society of Chemistry.
E’ autore di oltre 360 pubblicazioni Scientifiche, di 8 libri scientifici, di 16 monografie e 19 brevetti.

Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn)

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Insieme a diversi progetti sviluppati, molteplici poster illustrano la storia dell’Infn: laboratori di alta montagna dove, nella prima metà del secolo scorso, sono state scoperte particelle provenienti dal cosmo, che interagiscono con l’atmosfera. Ad oggi il Pianeta viene usato come convertitore di particelle ineffabili, i neutrini, provenienti da fonti lontane, che hanno subito una trasformazione in una particella carica, il muone, diventando visibili. Testimone di ciò il plastico che riproduce il precorso effettuato dai neutrini dal complesso di acceleratori del Cern di Ginevra fino ai laboratori dell’Infn del Gran Sasso. Le particelle, viaggiando sotto le montagne per 732 km, possono essere esaminate, attraverso una strumentazione tecnologicamente molto avanzata, durante le rare fasi di trasformazioni della loro natura. «I neutrini ? ha dichiarato Andrea Vacchi dell’Infs di Trieste ? possono attraversare molta materia senza interagire con essa, quando poi finalmente interagiscono producono altre particelle che noi possiamo vedere. Il fascio di neutrini prodotto a Ginevra ? ha concluso ? viene spedito verso i nostri laboratori del Gran Sasso, un insieme di caverne situate sotto il Gran Sasso allineate non casualmente con la direzione del Cern, entrano nel rivelatore, che viene chiamato ?opera? costituito di materiale convertitore e rivelatore che ci permetterà di vedere le alterazioni subite dai neutrini nel loro viaggio».
(M. C.)

Specie e Distribuzione

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L’identificazione delle diverse specie di Leishmania è molto difficile dal punto di vista morfologico, ma l’utilizzo di varie tecniche di laboratorio ne ha permesso la descrizione di oltre 18 specie e sottospecie. Le due specie responsabili della leishmaniosi canina sono la Leishmania infantum, presente nel Medio Oriente e soprattutto nel bacino del Mediterraneo (in Italia, la zona più colpita è il Sanremese) e la Leishmania chagasi, caratteristica delle Americhe. Tuttavia, esistono anche altre specie di Leishmania, diffuse sia nel Vecchio che nel Nuovo Mondo, che possono provocare lesioni cutanee e/o mucocutanea nel cane, senza però coinvolgimento viscerale.

La situazione attuale

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Il problema attuale è che siamo di fronte al rifiuto che l’interdipendenze sia un qualcosa di reale e di concreto. L’Unione europea, come tale, ha già gli strumenti giusti per poter attuare una nuova politica dell’interdipendenza ma manca il coraggio di fare determinate scelte condizionate dalla paura per il consenso politico (Vittorio Prodi, parlamentare europeo, membro della Commissione ambiente del parlamento europeo).

L’Europa è ancora la maggiore economia mondiale per dimensioni. Purtroppo è come se ci fosse un divario tra il suo potere potenziale e quello reale (tratto da «Diario Europeo I/2010, Culture, prospettive e progetti per L’Europa», pag. 3). Le potenzialità dell’Europa sono molteplici. La nascita dell’Ue ha permesso un grande mercato unico europeo per milioni di cittadini che ha permesso una crescita comunitaria pacifica comune. In seguito l’apertura agli ex paesi comunisti e infine l’euro. Oggi invece essa è in una situazione di stallo, senza obiettivi, forse per mancanza di una leadership, di personalità forti oppure si è chiuso un ciclo storico e bisogna aprirne un altro.

Quando Romano Prodi aprì ufficialmente il 16 giugno 2003 la Conferenza europea per lanciare la piattaforma sull’idrogeno e le celle a combustibile «Il vettore del futuro» disse cose strategiche importanti che si sono mostrate fondamentali per la Dichiarazione scritta del 2007 (0016/2007) relativa all’avvento della terza rivoluzione industriale in Europa (Angelo Consoli, presidente del Centro europeo per la terza rivoluzione industriale di Bruxelles).

Nel Sahara algerino rinascono 80 oasi

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Rinascono 80 oasi nel Sahara algerino grazie al recupero delle antiche miniere d’acqua, le foggara (nella foto a fianco). Un metodo antico che arresta l’avanzare del deserto. Lo annuncia, per la Giornata mondiale di lotta contro la desertificazione che si celebra domani, l’Itki (Istituto per le conoscenze tradizionali), voluto dall’Unesco, che ha sede a Firenze. Il governo regionale dell’Adrar, in Algeria, ha infatti destinato al restauro di questa antica tecnica 5 milioni di euro: serviranno a rimettere in piedi la rete di gallerie orizzontali che, correndo sotto la superficie del deserto, producono acqua drenandola dall’umidità notturna della superficie. Si tratta di un metodo che evita di intaccare il capitale idrico costituito dalla falda sotterranea cui, in alternativa, attingono i profondissimi pozzi che vengono scavati nel Sahara con le tecnologie moderne.

«Il metodo delle foggara, le gallerie drenanti orizzontali, dà l’acqua che l’ambiente riesce a produrre e sostanzialmente anche quella che le comunità umane degli abitanti del deserto riescono a impiegare senza sprechi per conservare le oasi – spiega Pietro Laureano, presidente dell’Itki ed esperto di conservazione delle oasi -. Per far ripartire questa antica rete, in gran parte abbandonata dopo l’arrivo delle scavatrici che traforano la superficie del Sahara fino ad arrivare alle falde di acqua fossile, il governo dell’Adrar algerino si è impegnato con una importante quantità di risorse economiche. Ma non basta: a restaurare il reticolo di gallerie con materiale tradizionale saranno associazioni locali, le stesse  che nel futuro continueranno a mantenerle in attività». Lavoro che ne crea dell’altro, insomma, con notevoli risparmi economici e ambientali, anche in termini di produzione di gas serra evitata.

Ma è soprattutto l’efficacia generale a contare nella scelta delle tecniche tradizionali per il recupero del suolo, dell’acqua e dell’energia. La lotta contro la desertificazione passa in buona parte per il riuso di metodi semplici e a buon mercato, legati alla tradizione locale. Le 80 foggara che verranno recuperate con i 5 milioni messi a disposizione sono destinate a servire per la coltivazione di altrettante oasi, circa un terzo di quelle esistenti nella regione. «Tra queste – spiega ancora Laureano – ci sono oasi collegate le une con le altre, disposte come un nastro verde all’interno del Sahara, ma anche oasi isolate. La più importante è situata in un’area senza centri abitati o strade per circa 150 chilometri quadrati. Gli abitanti, circa 50 famiglie, hanno rifiutato di abbandonarla per andare a vivere nella capitale della regione, così come era stato proposto loro di fare: ora il restauro della foggara permetterà il mantenimento del palmeto che dà da vivere all’intero villaggio. In quest’area, abbiamo ritrovato nel sopralluogo fatto un graffito paleolitico in cui si vede una mandria di elefanti, a ulteriore dimostrazione del fatto che il Sahara era ancora 15mila anni fa una grande area verde».

La desertificazione, secondo i dati forniti dall’Unccd (la Convenzione delle Nazioni Unite contro la desertificazione), rappresenta una pericolo per le aree aride, semiaride e secche presenti in tutti i continenti. Minaccia un quarto delle terre del pianeta e oltre 1 miliardo di abitanti nei 100 paesi maggiormente interessati. La situazione più drammatica rimane però quella africana, dove la desertificazione mette a rischio il 73% delle terre aride coltivate. Il Sahara, insomma,avanza: per fermarlo, spesso, è più utile ricorrere alle tecniche tradizionali che ai metodi ad alta intensità di spreco energetico e di investimenti.

Itki, International Traditional Knowledge Institute, sta raccogliendo una banca dati mondiale con le antiche tecniche, che diventerà una vera e propria Banca della Terra. L’Istituto agisce presso governi, pubbliche amministrazioni, aziende e cittadini per diffonderle come pratiche sostenibili ed innovative in agricoltura, architettura, gestione delle acque e aree urbane, paesaggio. Il loro utilizzo permette risparmi economici considerevoli in tutti i settori e in particolare nelle emissioni di CO2.

Pietro Laureano ha lavorato come consulente dell’Unesco al restauro ambientale delle oasi del Sahara ed è stato il protagonista del recupero dei Sassi di Matera e della loro iscrizione nelle liste del Patrimonio Unesco. Matera è il primo formidabile esempio europeo di riutilizzo delle conoscenze e delle tecniche tradizionali per un progetto contemporaneo.

(Fonte Silverback Greening the Communication)

Mancanza di cooperazione con la Commissione

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Infine, la Commissione ha inviato all’Italia un parere motivato per aver violato l’articolo 10 del trattato, secondo il quale gli Stati membri devono cooperare con la Commissione al fine di facilitare la Comunità «nell’adempimento dei propri compiti». L’Italia ha costantemente evitato di rispondere alle richieste di informazioni che la Commissione rivolge alle autorità italiane dal 2003 riguardo ad un progetto di opere di dragaggio a Marano Lagunare (Udine) per il quale non si è proceduto ad alcuna valutazione d’impatto ambientale. Non avendo inviato le informazioni richieste da così tanto tempo l’Italia impedisce alla Commissione di svolgere i compiti che le sono affidati dalla direttiva dell’UE sulla Via.

Greenpeace – Durban climate talks: Last Chance for the Usa

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On the eve of the opening of the latest round of climate talks in Durban Greenpeace today declared that it is time for our Governments to stop listening to the carbon-intensive polluting corporations and start listening to the people who want an end to our dependence on fossil fuels and real and immediate action on climate change.

This round of the climate talks, the 17th Conference of the Parties, must be the point where our Governments respond to the international climate crisis by adopting a clear roadmap towards a science based, global agreement, which ensures that all countries take action to reduce greenhouse gas emissions dramatically and that financial and technical support is delivered to the poor countries.

The COP is being held on the African continent which bears the greatest social injustices due to the impacts of climate change. South Africa, as the continent’s highest CO2 emitter, must show climate leadership to reach a meaningful outcome at the end of COP.

“To be clear, Africa is already bearing the brunt of the climate gone awry but that’s not enough for the US government. When the Mississippi basin turns to dust they can hang their heads in shame for letting this opportunity slip through their fingers,” said Kumi Naidoo, Greenpeace International Executive Director from Durban.

The argument that the US is a major emitter and must be part of a global agreement is increasingly looking like an excuse for inaction on the part of other governments, such as the EU, and emerging economies including India and China.

If the US still fails to cooperate and engage in a global fight on stabilising the climate, its time for govts such as the EU, and emerging economies including India and China.to stop using the US as an excuse for inaction.

“The entire global effort must not fail because of the USA,” said Tove Ryding, Greenpeace International Co-ordinator for Climate Policy.

Greenpeace is calling on governments in Durban to listen to the people and not the polluting corporations, and:

  • Ensure a peak in global emissions by 2015
  • Emission reductions: Close the gap between politics and science
  • Ensure that the Kyoto Protocol continues and provide a mandate for a comprehensive legally binding instrument
  • Deliver the necessary climate finance
  • Set up a framework for protecting forests in developing countries
  • Address the needs of the most vulnerable countries and communities
  • Ensure global cooperation on technology and energy finance
  • Ensure international transparency in assessing and monitoring country commitments and actions
  • Ensure transparency, democracy and full participation in the UNFCCC process

“No-one is saying it is easy – if it was easy it would have been done by now. But that’s no reason to keep wasting trillions of dollars investing in dirty energy and instead of spending it on a renewable energy future,” said Tove Ryding Greenpeace International Co-ordinator for Climate Policy.

(Fonte Greenpeace International)

Bibliografia e altre letture

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Bateson G., Verso un’ecologia della mente, Adelphi ed., Milano, 1977.

Adler A., Che cosa la vita dovrebbe significare per voi, Newton & Compton, Roma, 1994.
Rifkin J., La fine del lavoro, Baldini&Castoldi ed., Milano, 1995.
Popitz H., Verso una società artificiale, Editori Riuniti, 1996, Roma.
Adler A., Il senso della vita, Newton & Compton, Roma, 1997.
Sachs W., Loske R., Linz M., (a cura di), Futuro sostenibile, [Wuppertal Institut], EMI ed., Bologna, 1997.
Sen A., La libertà individuale come impegno sociale, Laterza ed., Roma-Bari, 1999.
Robertson R., Globalizzazione. Teoria sociale e cultura globale, Asterios ed., Trieste, 1999.
Bales K., I nuovi schiavi, Feltrinelli ed., Milano, 2000.
Schooyans M., Nuovo disordine mondiale, San Paolo ed., Milano, 2000.
Gallino L., Globalizzazione e disuguaglianze, Laterza ed., Roma-Bari, 2000.
Bauman Z., La solitudine del cittadino globale, Feltrinelli ed., Milano, 2000.
Popper K.R., Le fonti della conoscenza e dell’ignoranza, il Mulino ed., Bologna, 2000.
Beck U., La società globale del rischio, Asterios ed., Trieste, 2001.
Gore Vidal, La fine del capitalismo. Verso un nuovo totalitarismo?, Fazi ed., Roma, 2001.
Bauman Z., La società individualizzata, il Mulino ed., Bologna, 2002.
Sen A., Globalizzazione e libertà, Mondatori ed., Milano, 2002.
Grayling A.C., il significato delle cose, Longanesi Ed., Milano, 2002.
de Maillard J., Il mercato fa la sua legge, Feltrinelli ed., Milano, 2002.
Orati V., Globalizzazione scientificamente infondata, Editori Riuniti, Roma 2003.
Ziegler J., La privatizzazione del mondo, M. Tropea ed., 2003, Milano.
Bonaglia F., Goldstein A., Globalizzazione e sviluppo, il Mulino ed, Bologna, 2003.
AA.VV., Fine della storia e mondo come sistema, Dedalo ed., Bari, 2003.
Bodei R., Destini personali. L’età della colonizzazione delle coscienze, Feltrinelli ed.,
Milano, 2004.
Latouche S., Come sopravvivere allo sviluppo, Bollati Boringhieri ed., Torino, 2004.
Chomsky N., Il bene comune, Piemme ed., Casale Monferrato (AL), 2004.
Deaglio M., Postglobal, ed. Laterza, 2004, Bari
Zolo D., Globalizzazione, una mappa dei problemi, Laterza ed., Roma-Bari, 2004.
Diamond J., Collasso, Einaudi ed., Torino, 2005.
Gesualdi F., Sobrietà, Feltrinelli Ed., Milano, 2005.
Ohmae K., il prossimo scenario globale, Etas ed. – RCS libri ed., Milano, 2005.
Bauman Z., Vita liquida, Laterza ed., Roma-Bari, 2006.
Savater F., Il coraggio di scegliere, Laterza ed., Roma-Bari, 2006.
Bauman Z., Modus vivendi, Laterza ed., Roma-Bari, 2006.
Goleman D., Intelligenza sociale, RCS ed., Milano, 2006.
Bevilacqua P., La Terra è finita, Laterza ed., Roma-Bari, 2006.
Bucchi M., Scegliere il mondo che vogliamo, il Mulino ed., Bologna, 2006.
Attali J., Breve storia del futuro, Fazi ed., Roma, 2006.
Scola A., Reale G., Il valore dell’uomo, RCS ed., Milano, 2007.
Gallino L., Il lavoro non è una merce, ed. Laterza, Roma-Bari, 2007.
Carboni C., La società cinica, Laterza ed., Roma-Bari, 2008.
Barbier R., La ricerca-azione, Armando Ed., Roma, 2008.
Barile N., La mentalità neototalitaria, Apogeo ed., Milano, 2008.
Codeluppi V., Il bio capitalismo, Bollati Boringhieri ed., Torino, 2008.
Bevilacqua P., Miseria dello sviluppo, Laterza ed., Roma-Bari, 2008.
Kempf H., Perché I mega-ricchi stanno distruggendo il pianeta, Garzanti ed., 2008.
D’Ambrosio R., Il potere e chi lo detiene, Centro edit. Dehoniano, Bologna, 2008.
Magatti M., Libertà immaginaria, Feltrinelli ed., Milano, 2009.
Augé M., Che fine ha fatto il futuro?, Elèuthera Ed., Milano, 2009.
AA.VV., Democrazia liberale: dal trionfo all’incertezza, in Aspenia, n. 46, 2009.
Patel R., Il valore delle cose e le illusioni del capitalismo, Feltrinelli ed., Milano, 2010.
Roubini N., Mihm S., La crisi non è finita, Feltrinelli ed., Milano, 2010.
Abravanel R., D’Agnese L., Regole, Garzanti Ed., Milano, 2010.
Canfora L., La Natura del potere, Laterza ed., Roma-Bari, 2010.
Mattei U., Beni comuni, Laterza ed., Roma-Bari, 2011.
Latouche S., Come si esce dalla società dei consumi, Bollati Boringhieri ed., Torino, 2011.
Brezzi F., Russo M.T. (a cura di), Oltre la società degli individui, Bollati Boringhieri ed., Torino, 2011.
Marramao G., Contro il potere, Bompiani/Rcs Libri ed., Milano, 2011.
Segrè A., Basta il giusto, Altraeconomia ed., Milano, 2011.
Bauman Z., Il buio del postmoderno, Aliberti ed., Roma, 2011.
Rea E., La fabbrica dell’obbedienza, Feltrinelli ed., Milano, 2011.
AA. VV., I nuovi limiti dello sviluppo, Monadori ed., Milano, 2012.
Augé M., Futuro, Bollati Boringhieri ed., Torino, 2012.
Bray M., Granata M., L’economia sociale: una risposta alla crisi, Solaris ed., Roma, 2012.
Felber C., L’economia del bene comune, Tecniche Nuove ed., Milano, 2012.
Sennet R., Insieme, Feltrinelli ed., Milano, 2012.
Feynman R.P., Il senso delle cose, Adelphi ed., Milano, 2012
Lyotard J.F., Perché la filosofia è necessaria, Cortina ed., Milano, 2013.
Yunius M., Si può fare!, Feltrinelli ed., Milano, 2012.
Bauman Z., L’etica in un mondo di consumatori, Laterza ed., Roma-Bari, 2012.
Latouche S., Limite, Bollati Boringhieri Ed., Torino, 2012.
Galdo A., L’egoismo è finito, Einaudi ed., Torino, 2012.
Ruffolo G., Sylos Labini S., Il film della crisi, la mutazione del capitalismo, Einaudi ed., Torino, 2012.
Quadrio Curzio A., Economia oltre la crisi, La scuola ed., Brescia, 2012.
Severino E., Educare al pensiero, La Scuola ed., Brescia, 2012.
Latouche S., Cocher Y., Dupuy J.P., George S., Dove va il mondo?, Bollati Boringhieri Ed., Torino, 2013.
Latouche S., La scommessa della decrescita, Feltrinelli ed., Milano, 2013.
Segrè A., Vivere a spreco zero, Marsilio ed., Venezia, 2013.
Acemoglu D., Robinson J.A., Perché le nazioni falliscono, il Saggiatore ed., Milano, 2013
Diamond J., Il mondo fino a ieri, Einaudi ed., Torino, 2013.
Nussbaum M.C., Non per profitto, il Mulino ed., Bologna, 2013.
Bauman Z., La ricchezza di pochi avvantaggia tutti (Falso!), Laterza ed., Roma-Bari, 2013.
AA. VV., È ancora possibile la sostenibilità?, Edizioni Ambiente, Milano, 2013.
Ridley M., Un ottimista razionale, Codice ed., Torino, 2013.

La biografia di Steven Weinberg

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Steven Weinberg è nato nel 1933 a New York. Sin dall’età di 15 anni i suoi interessi si sono rivolti alla fisica teorica. Si è diplomato alla Cornell University nel 1954 e ha trascorso una anno all’istituto di fisica teorica di Copenhaghen (ora Istituto Niels Bohr). Ha terminato gli studi laureandosi a Princeton. Dopo aver ottenuto il dottorato, nel 1957, ha lavorato alla Columbia University e poi a Berkeley. Ha iniziato ad interessarsi di Astrofisica nel 1961, scrivendo alcuni articoli sui neutrini cosmici e un libro «Gravitazione e Cosmologia». Nel 1965 ha iniziato gli studi sulle interazioni forti.
Nel 1967, presso l’Università di Harvard e come ospite al Massachusset Institute of Technology ha iniziato ad affrontare il problema dell’unificazione delle interazioni deboli ed elettromagnetiche. Negli anni 70 ha studiato le implicazioni di una teoria unificata delle interazioni deboli ed elettromagnetiche, e ha cercato di sviluppare una teoria relativa alle interazioni forti, nota come «cromodinamica quantistica», facendo dei passi avanti verso l’unificazione di tutte le interazioni.
Dal 1982 si è trasferito presso il Dipartimento di Fisica e Astronomia dell’Università del Texas a Austin.
Weinber ha ricevuto un gran numero di premi e onorificenze per la sua ricerca scientifica, tra cui il Premio Nobel per la Fisica nel 1979. L’Università di Padova gli ha conferito la Laurea Honoris causa in Fisica il 7 dicembre 1992.

Libri in Italiano di Steven Weinberg:
La teoria quantistica dei campi – Zanichelli
Il sogno dell’unità dell’universo – Mondadori, 1995
Alla ricerca delle leggi ultime della fisica – Il Nuovo Melangolo, Mondadori, 1993
I primi tre minuti – Mondadori, 1986
La scoperta delle particelle subatomiche – Zanichelli, 1986

Libri in inglese di Steven Weinberg:
Glory and Terror: The Growing Nuclear Danger – New York Review of Books, 2004
Facing Up: Science and Its Cultural Adversaries – Harvard University Press, 2003
Gravitation and Cosmology: Principles and Applications of the General Theory of Relativity – John Wiley & Sons, 1972
The quantum theory of fields ? Cambridge University Press ? (vol. I 1995/ vol. II 1996/ vol. III 2000).

Nel solco della tradizione umanistica

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Dunque, insieme all’arte la scienza. Insieme alle grandi mostre (Arnolfo, Alberti, Giambologna, Leonardo, per citare solo quelle in corso o in arrivo a Firenze), l’Ente Cassa promuove e sostiene la ricerca scientifica e l’innovazione tecnologica, nel solco della tradizione umanistica dell’uomo universale e dell’unità del sapere. Un concetto sottolineato dal presidente Speranza: «Siamo orgogliosi di impegnarci in un settore di primaria importanza per il Paese. Contribuendo ai grandi progetti dei centri di eccellenza della nostra Università e del Cnr, confermiamo l’antica vocazione fiorentina che accomuna arti e scienze». I fondi dell’Ente Cassa hanno peraltro calamitato su Firenze investimenti quanto meno analoghi (da Unione Europa, Ministero, enti vari pubblici e privati) e stanno producendo significative ricadute sull’apparato produttivo toscano e sulla qualità della formazione superiore. Ha spiegato Blasi: «Abbiamo concentrato le risorse sui progetti di punta delle istituzioni scientifiche pubbliche, dando priorità alle iniziative che già dispongono di strutture adeguate e personale qualificato. Grazie a questi progetti, Firenze consolida il proprio patrimonio di conoscenze e si conferma al top anche come città della scienza». Brandi dirige il nuovo Centro per lo Studio della Biologia dei Tessuti Calcificati nelle Patologie Osteoarticolari, dove, tra l’altro, si progettano biomateriali per la chirurgia intelligente.

Oltre ai brevetti citati, la professoressa ha ricordato la recente creazione di una sostanza (la stronzioapatite) capace di stimolare la costruzione di nuovo osso, determinante per curare l’osteoporosi, malattia grave assai diffusa. Luchinat ha invece descritto le attività del Cerm dove, con il direttore Ivano Bertini e la collega Lucia Banci, sono tra i maggiori esperti mondiali di Metalloproteinasi di Matrice, particolari proteine con zinco capaci, se in eccesso o troppo attive, di lasciar spazio alla crescita dei tumori. Si cerca appunto di arginare i tumori bloccando queste proteine.

Quanto al progetto Hydrolab, ha già sviluppato alcune promettenti tecnologie. Tra le più innovative, particolari biofermentatori costituiti da batteri specializzati nella produzione di idrogeno da rifiuti vegetali, spugne molecolari che producono idrogeno se illuminate dal sole; batterie che ricavano energia dall’etanolo grazie a speciali catalizzatori. L’Ente Cassa ha finanziato anche 12 assegni di ricerca per giovani laureati fiorentini che operano nella filiera dell’idrogeno. Infine il progetto in assoluto più inedito, il neonato Laboratorio Internazionale di Neurobiologia Vegetale (Linv), punta mondiale della ricerca sul «cervello» delle piante. Ha detto il direttore Mancuso: «Ormai abbiamo capito che, per quanto a modo loro, anche i vegetali ragionano. Ora vogliamo sapere che cosa dicono, come comunicare con loro e come mettere a frutto tutto ciò».

Il Gruppo Orso Italia

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Costituito fin dal 1983 presso il Centro Studi Ecologici Appenninici del Parco Nazionale d’Abruzzo, il Gruppo Orso Italia è uno dei più qualificati nuclei volontaristici di ricerca, impegno e difesa dello straordinario plantigrado, attivo ormai da oltre vent’anni. Dopo aver molto contribuito alla salvezza dell’Orso bruno marsicano, fino a raggiungere risultati davvero confortanti alle soglie del Terzo Millennio, il Gruppo si trova oggi purtroppo a fronteggiare una realtà diversa, e del tutto inattesa: quella di nuovi massicci assalti da parte di tagli forestali, caccia e bracconaggio, strade e impianti, nonché, al fondo di tutto ciò, la febbre del mattone e del cemento, ovvero la più selvaggia speculazione edilizia. E dovrà quindi affrontare di nuovo lotte durissime in difesa del grande e pacifico animale, e degli ultimi territori forestali e montani ancora scampati all’avidità distruttiva dell’uomo.
Negli anni storici della sua «redenzione», il Parco aveva conquistato fama e rispetto in tutto il mondo, e per il resto dell’Europa occidentale rappresentava davvero quasi un «mito», perché era riuscito, come scrisse nel 1991 uno dei maggiori esperti tedeschi, a «realizzare ciò che a tutti appariva impossibile: salvare gli orsi dall’estinzione, e al tempo stesso incrementare i benefici per la gente che vive nel Parco».
Ma negli ultimi anni, venute meno molte delle premesse e delle condizioni che avevano reso possibile quel successo, il quadro che emerge dall’ormai sempre più confusa e nebulosa realtà del Parco sembra davvero assai meno roseo. È stata sospesa la campagna alimentare, che a partire dall’anno 1969 aveva sempre fornito abbondante nutrimento agli orsi, evitandone le eccessive scorribande in zone rischiose. Pastori e allevatori sembrano abbandonati a se stessi, senza ricevere più la continua assistenza delle Guardie del Parco, né percepire tempestivi indennizzi per i danni subiti dai predatori. Quanto alla Sorveglianza nel cuore dell’Area Protetta, essa è ridotta oggi alla pallida ombra di ciò che rappresentava appena qualche anno fa: perché le Guardie non effettuano più servizi notturni ed incursioni a sorpresa, né ore di straordinario, e neppure turni nei rifugi d’alta quota; si limitano a giri di «routine», soprattutto in auto e nel fondovalle, timbrando un cartellino d’entrata e d’uscita, come normali impiegati. Ma ancor più preoccupante appare il fatto che, di tutto ciò che realmente accade, non si riesce a percepire che una piccola parte. E se le informazioni raccolte sull’Orso marsicano fossero confermate, ne emergerebbe una situazione ad altissimo rischio: perché nel Parco e nei suoi dintorni sarebbe stata constatata la perdita di un enorme numero di individui (da una decina a una ventina, per ammissione stessa di alcuni di responsabili).

 

Franco Tassi