Verso un nuovo Rinascimento

Tempo di lettura: 2 minuti

La sobrietà però non basta. È condizione necessaria, ma non sufficiente per la decrescita. Deve affiancarsi all’autoproduzione e allo scambio non mercantile di beni, che non solo possono contribuire in maniera determinante alla decrescita, ma liberano dall’onnimercificazione l’immaginario collettivo, la conoscenza, i rapporti sociali, i criteri di interpretazione della realtà. Non si limitano a rallentare la velocità con cui la crescita sta portando la specie umana verso un precipizio senza ritorno, ma guidano in un’altra direzione il suo cammino.

L’autoproduzione e gli scambi non mercantili di beni riscoprono e valorizzano elementi del passato che sono stati abbandonati in nome della modernità e del progresso. In questo senso si inscrivono nel contesto di una cultura conservatrice. Ma non per questo costituiscono un’alternativa alle innovazioni. Consentono invece di scegliere quali di esse abbiano una reale potenzialità di futuro. Di distinguere, per usare le parole di Pasolini, il vero dal falso progresso.
In questo senso si inscrivono nel contesto di una cultura autenticamente progressista. Dal versante del passato ripropongono, per esempio, il sapere e il saper fare elaborati nell’unica attività umana davvero indispensabile: la produzione, la trasformazione e la conservazione degli alimenti. Ma consentono anche di implementarlo orientando gli sviluppi scientifici e le innovazioni tecnologiche alla sempre più piena realizzazione del concetto espresso con la parola agricoltura, che deriva dalle parole latine ager «terreno coltivato», e cultura, derivante a sua volta dal verbo colere «aver cura, onorare, rispettare, abbellire», la stessa radice della parola cultus, la venerazione che si deve alla divinità.
Nel versante del futuro, l’autoproduzione e lo scambio non mercantile di beni caratterizzano le tecnologie che hanno le maggiori potenzialità di ridurre l’impatto ambientale e il consumo di risorse dei processi di produzione: l’informatica e l’energia. Gli sviluppi del software libero sono stati ottenuti mettendo in rete sotto forma di doni reciproci le successive implementazioni elaborate da una comunità virtuale liberamente costituitasi. Le energie rinnovabili, per raggiungere i massimi livelli di efficienza e ridurre al minimo gli impatti ambientali, dovranno svilupparsi in impianti di piccola taglia finalizzati all’autoconsumo, collegati in una rete di piccole reti locali dove si possa realizzare lo scambio reciproco delle eccedenze. La stessa metodologia dell’agricoltura di sussistenza, dove in ogni podere si produce un po’ di tutto e si vende il surplus, ma anche la stessa struttura della rete informatica.

La decrescita è elogio dell’ozio, della lentezza e della durata; rispetto del passato; consapevolezza che non c’è progresso senza conservazione; indifferenza alle mode e all’effimero; attingere al sapere della tradizione; non identificare il nuovo col meglio, il vecchio col sorpassato, il progresso con una sequenza di cesure, la conservazione con la chiusura mentale; non chiamare consumatori gli acquirenti, perché lo scopo dell’acquistare non è il consumo ma l’uso; distinguere la qualità dalla quantità; desiderare la gioia e non il divertimento; valorizzare la dimensione spirituale e affettiva; collaborare invece di competere; sostituire il fare finalizzato a fare sempre di più con un fare bene finalizzato alla contemplazione. La decrescita è la possibilità


di realizzare un nuovo Rinascimento, che liberi gli uomini dal ruolo di strumenti della crescita economica e ri-collochi l’economia nel suo ruolo di gestione della casa comune a tutte le specie viventi in modo che tutti i suoi inquilini possano viverci al meglio.

Profilassi

Tempo di lettura: < 1 minuto

Non esiste un vaccino nei confronti di Leishmania e l’efficacia della somministrazione di farmaci anti-Leishmania in cani sani a scopo preventivo non è stata dimostrata. Per tali ragioni, la profilassi si basa esclusivamente sul controllo della popolazione del vettore e sull’evitare il contatto fra quest’ultimo ed il cane. Il flebotomo è più attivo al tramonto e nelle prime ore del mattino, inoltre ama rifugiarsi nelle crepe dei muri, dove, periodicamente, è possibile applicare trappole e/o insetticidi. Infine, anche l’uso di sostanze repellenti direttamente sul cane o permettere a quest’ultimo di dormire in un ambiente chiuso durante la notte costituisce probabilmente uno dei metodi di prevenzione più semplici ed efficaci.
È importante ricordare che la presenza di cani infetti costituisce una fonte continua di infestazione, non solo per altri cani, ma anche per l’uomo. A tal proposito, alcuni autori suggeriscono l’abbattimento dei soggetti infestati, soprattutto se randagi, e in effetti, in alcuni paesi, tale soppressione è obbligatoria.

I legni da evitare

Tempo di lettura: < 1 minuto

Dal canto suo Greenpeace chiede ai produttori di approvvigionarsi esclusivamente con legname certificato secondo gli schemi del Fsc ed agli acquirenti di boicottare tutti i manufatti di dubbia provenienza.
Per questi ultimi ha approntato una guida di semplice consultazione, la cosiddetta «casa virtuale del legno» ci si può aggirare nelle varie stanze, facendosi guidare da un apposito semaforo per la scelta responsabile delle varietà di legnami. La luce verde dà il via libera all’abete, al faggio e al castagno di provenienza italiana, così come al ciliegio americano. Alla quercia si accende il giallo, perché occorre controllare che non provenga da tagli illegali dell’est europeo. Il rosso scatta per il ramino, il mogano e l’afrormosia provenienti dalle foreste tropicali e per il teak della Birmania, ove il suo mercato finanzia da decenni la guerra civile. In sintesi, occorre una certa cautela quando si ha a che fare con legni provenienti dalle foreste pluviali e li si deve decisamente evitare quando non sono garantiti dal Fsc.
Altrimenti, per indagare più a fondo al momento di eventuali acquisti, ci si può servire del motore di ricerca ufficiale del Fsc. Puntualmente aggiornato, consente l’accesso al database di tutte le aziende (segherie, cartiere, mobilifici e quant’altro) che acquistano e lavorano esclusivamente legnami certificati.

Pollino: lo scioglimento del direttivo è una vittoria della società civile

Tempo di lettura: 2 minuti

L’avvio del procedimento di scioglimento del Consiglio Direttivo dell’Ente Parco Nazionale del Pollino, da parte del Ministero dell’Ambiente, è una prima vittoria della società civile Lucana e Calabrese che in tutti questi anni si è battuta contro la degenerazione amministrativa e il degrado ideologico dell’Ente, nonostante il disinteresse del mondo politico e amministrativo e del servizio radio-televisivo pubblico.
Siamo certi del buon esito della verifica del Ministero dell’Ambiente che individua le motivazioni dello scioglimento, nello sperpero di denaro pubblico come nel caso del calciatore Gattuso, nella nomina di collaboratori esterni non necessari, nella mancata capacità di valorizzare le risorse umane interne pianta organica, nella mancanza di legittimità in molte sedute del consiglio direttivo, nella mancata realizzazione del Piano del Parco.
Pur consapevoli che si tratta di contestazioni unicamente di carattere amministrativo, non possiamo che ricordare che lo stesso Consiglio Direttivo è sempre stato, a maggioranza, disinteressato e incapace di realizzare una politica di tutela ambientale e di valorizzazione del territorio.
L’incarico di Commissario che si profila al direttore generale Conservazione della Natura del ministero dell’ambiente, Cosentino, che in tutti questi anni con il Presidente Fino ha fatto il gioco delle tre scimmie (non vedo, non sento, non parlo), ha un sapore oscuro e inquietante, che rifiutiamo.
La Ola ritiene pertanto necessario che si passi subito alla nomina del nuovo presidente scegliendolo tra personalità di notevole spessore culturale che possano trasformare la discussione del bilancio del parco, da un mero bilancio contabile (costantemente caratterizzato da una pura spartizione di fondi), ad un bilancio ambientale che contabilizzi ad esempio l’incremento della superficie forestale, la crescita della popolazione della Lontra o di Pino Loricato, i chilometri di sentieri escursionistici gestiti e manutenuti, il numero di sentieri natura realizzati, il numero di imprese eco-turistiche stabilizzate, l’efficienza e la qualità dei servizi turistici.
Le nostre indicazioni sono rivolte a personalità, come già detto in altre occasioni, del calibro di Franco Tassi, Piero Angela, Philippe Daverio. Proponiamo anche il Prof. Luca Mercalli, personalità che potrebbe dare consistenza pratica e culturale, proprio nel Pollino, al fondamentale ruolo svolto da una area protetta per la difesa dai cambiamenti climatici globali e per la difesa del patrimonio forestale essenziale per contrastare gli effetti dei gas serra sul sovrariscaldamento globale. Ribadiamo il nostro no alle candidature di personalità di pura espressione politica, come l’on. Pappaterra, in quanto rappresentante di un mondo politico responsabile del fallimento dell’esperienza del parco del Pollino. Lo stesso Pappaterra, infatti, nell’Ottobre 2002 in Commissione Ambiente espresse parere favorevole alla nomina dell’allora commissario Fino a Presidente del Parco e riteniamo sia fortemente compromesso con l’attuale degradante gestione. Inoltre, lo stesso, non ha mai assunto posizioni contrarie o critiche rispetto alla realizzazione dell’Elettrodotto Rizziconi, la Centrale del Mercure, il punto vendita al Santuario della Madonna delle Armi, l’assurda riperimetrazione disegnata senza competenza che vorrebbe escludere aree di pregio come la Valle del Lao e quella del Mercure per consentire l’insediamento di impianti eolici, discariche, cave, centrali e cemento, solo per citare degli esempi.


(Fonte Organizzazione Lucana Ambientalista)

L’Altraeconomia

Tempo di lettura: < 1 minuto

Ogni incontro presenta una prospettiva teorica ed una o più esperienze concrete da cui trarre esempio. Gli incontri che sono già iniziati il 14 aprile termineranno il 12 maggio, saranno aperti a tutti ed avranno i seguenti temi:

1. FINANZA ETICA E POLITICHE PUBBLICHE – I risparmiatori a sostegno di un sistema che necessita credito, è stato il tema trattato mercoledì 14 aprile, con Alessandro Messina e il sen. Francesco Martone, e l’introduzione di Giulio Tagliavini

2. SOSTENIBILITA’ E BIOECONOMIA – Stili di vita per un equilibrio tra economia, ambiente e società – mercoledì 21 aprile 2004, ore 21 – Sala Primavera di Legambiente (vicolo S. Maria) – con Mauro Bonaiuti e Antonio Onorati, introduce Francesco Dradi

3. CONSUMO CRITICO – scelte quotidiane per un’economia equa, solidale e cooperativa – giovedì 29 aprile 2004, ore 21 – Ristorante Altra Marea (via Bixio) – con Paolo Chiavaroli e Alberto Castagnola, introduce Mauro Serventi

4. FREE SOFTWARE – contributi collettivi per la crescita di tutto il territorio – giovedì 6 maggio 2004, ore 21 – Aula Newton del Dipartimento di Fisica (Campus) – con Alessandro Rubini e Gabriele Francescotto, introduce Andrea Scrimieri

5. IMPRESE RESPONSABILI – cosa chiedere agli imprenditori e come ottenerlo – mercoledì 12 maggio 2004, ore 21 – Sala Balestrieri di Legacoop Parma (via Menotti) – con Massimo Chiocca e Fabrizia Paloscia, introduce Luciano Mazzoni.

La «creazione» del Pil

Tempo di lettura: 2 minuti

Apparve però subito che una contabilità fisica comportava la necessità di confrontare e sommare «cose» estremamente eterogenee, ferro con patate, macchine con legname, carbone con zucchero, eccetera. Infine si andava incontro a problemi di duplicazioni contabili: lo stesso chilo di ferro va contato quando il minerale viene venduto alle acciaierie, quando le acciaierie vendono acciaio alle fabbriche dei trattori, quando l’industria meccanica vende i trattori al settore dell’agricoltura, eccetera: il chilo di ferro è sempre lo stesso ma viene contato quattro (e magari molte altre) volte.

Ben presto l’ambizioso progetto, pur concettualmente corretto, fu abbandonato e le prime tavole intersettoriali dell’economia sovietica furono scritte in unità monetarie; quanti rubli ciascun settore economico cedeva a, o riceveva da, tutti gli altri. Il bilancio dell’economia sovietica per il 1923-’24, elaborato da P. I. Popov, era rappresentato con una «matrice» intersettoriale, o input-output, nella forma che sta alla base, ancora oggi, dei bilanci economici nazionali in tutto il mondo.

Anzi, proprio sulla base delle tavole intersettoriali redatte in ciascun paese viene elaborato, con opportuni artifizi contabili, il «prodotto interno lordo», basato sulle ricerche di Colin Clark in Inghilterra, da Simon Kuznets negli Stati Uniti e dell’inglese Richard Stone; per evitare, anche qui, duplicazioni contabili (gli stessi mille euro sono pagati dall’industria saccarifera al coltivatore di barbabietola, dal negoziante all’industria saccarifera, e dalle famiglie al negoziante quando comprano lo zucchero, e sono gli stessi mille euro che i componenti delle famiglie ricevono in cambio del loro lavoro dalle fabbriche o dagli uffici, eccetera) il Pil è stato definito come la somma della quantità di denaro che arriva ai settori dei «consumi» finali delle famiglie e dei servizi, più la quantità di denaro che viene investita per macchinari, edifici, eccetera, a vita media e lunga, più il costo delle merci e dei servizi importati, meno il prezzo delle merci e dei servizi esportati.

Uso efficiente delle risorse

Tempo di lettura: < 1 minuto

L’Unep pone particolare attenzione nella costruzione e gestione efficiente degli edifici consumano circa un terzo dell’energia e sono responsabili di circa un terzo delle emissioni globali di gas serra.
L’uso efficiente dell’energia riguarda non solo il riscaldamento/raffreddamento ma anche tutti gli elettrodomestici e le attrezzature commerciali. Uguale attenzione viene posta sul trasporto e la mobilità che sono responsabili del 20% delle emissioni di gas serra a livello globale con una forte impennata alla crescita di tali emissioni, a mano a mano che i paesi in via di sviluppo procedono verso la loro industrializzazione.
Questo significa che il problema già cruciale nei paesi industrializzati, lo sarà ancor di più nei prossimi 20 anni quando l’attuale parco dei mezzi di trasporto, stimato in 650 milioni di veicoli circolanti, si raddoppierà. Infine, l’Unep, considera l’uso della risorsa acqua, una risorsa che è indisponibile per 880 milioni di persone dei paesi più poveri e che è scarsamente disponibile per altri 2,5 miliardi di persone.
La disponibilità di acqua e l’uso corretto delle risorse idriche rappresentano una priorità mondiale ed un presupposto fondamentale per eradicare la povertà, le malattie ed il sottosviluppo.

Wwf – Energia: il piano d’azione del governo sia l’inizio di un cambio di rotta

Tempo di lettura: 2 minuti

Il Wwf accoglie positivamente i primi passi verso una politica nazionale integrata per l’energia ed il clima ed indica con soddisfazione l’intervento in prima persona del Presidente del Consiglio: è indice di tempi maturi per affrontare il nodo cruciale della politica energetica del Paese come vera urgenza e priorità nazionale.

«Il tema strategico e, aggiungo, cruciale, dell’energia, così come affrontato fino ad oggi – spiega Michele Candotti, Segretario generale del Wwf Italia – ha mancato sempre due pilastri fondamentali: l’assenza di una strategia e di un piano energetico nazionale e la stretta ed imprescindibile connessione tra sicurezza energetica e sicurezza climatica. Prendiamo oggi atto, invece, di due importanti novità: un riacquisito senso d’urgenza e di unità d’intenti, sancito dal diretto coinvolgimento della Presidenza del Consiglio; e segnali significativi di un cambio di rotta strategica che introduce temi quali la generazione distribuita sul territorio ed il risparmio energetico al centro dell’arena politica del paese, dopo anni di abbandono delle politiche per il clima».

Il Wwf sostiene attivamente le iniziative di promozione dell’efficienza energetica e delle fonti rinnovabili introdotte con la finanziaria 2007 ed il nuovo decreto di incentivazione del solare fotovoltaico, al centro della presentazione del «pacchetto ambiente» presentato oggi dai ministri delle Sviluppo Economico, Pierluigi Bersani, e Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio.
«Se si vuole vincere la difficile sfida dei cambiamenti climatici – continua il Segretario generale del Wwf Italia – è necessario che i nuovi scenari energetici promossi dal Governo facciano presto il loro ingresso nella cultura di ogni cittadino e di ogni imprenditore. Noi faremo la nostra parte».

Efficienza energetica in casa vuol dire consumare meno energia a parità di benessere. Questa differenza si può quantificare in circa 41 TWh all’anno, una quantità enorme di energia equivalente a quella prodotta da 10 centrali di Fusina (VE) o da 13 centrali di Taranto o da 7 centrali di Fiumesanto (SS). Tutte centrali fra le centrali più sporche in assoluto, quelle a carbone, olio combustibile e fonti assimilate.

LE 4 CONTROMOSSE CHE IL WWF SI ASPETTA DAL GOVERNO

1. Abbandonare l’attuale sistema d’incentivazione delle energie rinnovabili e introdurre un meccanismo di promozione dell’energia verde efficace ed efficiente in grado di rimettere il paese il linea con gli obiettivi di Kyoto e della direttiva 77/2001 sulla promozione delle energia rinnovabili, oggi elusa ed illusa solo a parole.
2. Raccogliere, quantificare ed accompagnare gli attuali provvedimenti di promozione dell’efficienza con riforme tariffarie e fiscali in maniera da poter portare ad una riduzione dei consumi energetici, in linea con gli obiettivi della direttiva europea sull’efficienza energetica ed i potenziali di risparmio nazionale.
3. Introduzione di politiche per i trasporti in grado di rispettare i limiti di concentrazione degli inquinanti introdotti della direttiva europea sulla qualità dell’aria e perennemente ignorati attraverso l’individuazione di nuovi compiti e responsabilità delle Regioni.
4. Perseguire nello sforzo di promuovere l’efficienza e l’energia rinnovabile senza rovinare tutto investendo in nuovi impianti a carbone, il combustibile principale responsabile dei gas serra, e rinunciando alla revisione delle


convenzioni Cip6 degli impianti assimilati, palla al piede delle politiche per il clima come recentemente palesato nella presentazione del piano d’allocazione nazionale delle quote di CO2, per nulla coerente con gli obiettivi sopra illustrati.

(Fonte Wwf)

Il fascino della Sicilia

Tempo di lettura: 2 minuti

La Sicilia, a sorpresa, diventa meta di ritrovo anche per il lontano turista giapponese.
Ciò che difatti quest’isola riesce ad offrire ai visitatori provenienti da tutte le parti del globo va ben oltre quello che si potrebbe immaginare e cioè sole bruciante, mare cristallino, sabbia finissima e tanto, tantissimo relax.
Le potenzialità di questa regione a statuto speciale devono certamente essere di gran lunga superiori a ciò che gli standard per il settore terziario impongono per rientrare tra i fortunati che rispettano e mantengono nel tempo la «media nazionale» per qualità dei servizi e delle strutture.
Quindi cosa esattamente la Sicilia riesce a dare al visitatore d’oltreoceano tanto da invogliarlo ad uscire dal forzato ed obbligato sentiero del turismo artistico-culturale monopolizzato da mete quali Roma e Firenze, almeno per quanto riguarda l’Italia?
Prima di tutto la Sicilia è un’isola, più precisamente l’isola più grande del Mediterraneo e questo influenza senza ombra di dubbio l’atmosfera che si respira… suggestioni senz’altro esotiche che evocano in ogni componente naturale (acqua, terra, aria) la propria storia così antica ed arricchita da secoli di dominazioni disparate; ne è permeata la materia stessa delle vestigia del suo passato, ed anche la natura con le sue «belve» addormentate ed addomesticate dal torpore imposto dalla liquidità del tempo: vulcani solo apparentemente e temporaneamente sedati, difatti pronti a sorprenderci ed atterrirci con tutta la loro improvvisa e spiazzante violenza repressa.
Pianura, collina e rilievi montuosi vari, naturale continuazione dell’Appennino Calabro, fanno di questa terra l’ideale connubio tra superficie e profondità marine, solcate nei secoli da navi e battelli battenti bandiere straniere, incuriosite da questa terra posta al centro del Mar Mediterraneo e per questo ambita e più volte dominata. Immensa è infatti l’eredità artistica lasciata in questa regione a testimonianza del loro passaggio.
Infine la tradizione gastronomica siciliana addolcisce col suo zucchero e col suo sapore deciso, così evocativo di sapori mediorientali, il palato anche del più ritroso dei turisti.
Visitare la Sicilia significa riconciliarsi con una terra sbalorditiva per la disarmante bellezza dei suoi paesaggi, troppe volte violentata, insanguinata ed uccisa dentro ad ogni assassinio di mafia.

Usa e Canada ultimi nella classifica Wwf dei paesi del G8

Tempo di lettura: 2 minuti

Gli Usa e il Canada sono risultati ultimi nelle Climate Scorecards del Wwf, una classifica che esamina lo stato delle politiche sul clima dei paesi del G8. Lo studio (eseguito da Ecofys e co-finanziato da Allianz, Gruppo finanziario che già da due anni collabora con il Wwf in Italia e al livello internazionale per la realizzazione di studi di scenario sui cambiamenti climatici) prende anche in esame le emissioni attuali di CO2 e le proiezioni e gli impegni futuri. In testa alla classifica Germania, Francia e Regno Unito, sebbene tutti questi paesi potrebbero vedere aumentare le proprie emissioni, se non verranno applicate presto politiche e misure più aggressive. Nella classifica negativa l’Italia è quarta (dopo Usa, Canada e Russia). Il rapporto del Wwf fornisce anche informazioni aggiornate sulle economie emergenti (i +5) vale a dire Brasile, Cina, India, Messico e Sud Africa.

«Appare evidente che il Canada deve abbandonare la politica collaterale agli Usa degli ultimi anni e ricostruire la propria reputazione di paese leader nella lotta al cambiamento del clima», dice Hans Verolme, Direttore del Global Climate Change Programme del Wwf.
Secondo l’analisi, gli Usa e il Canada non hanno messo in campo politiche atte a limitare le emissioni di gas serra ed evitare i cambiamenti del clima più pericolosi.
Per affrontare la situazione, il cancelliere tedesco, Angela Merkel, sta cercando di raggiungere un accordo al Summit del G8 in Germania.
Per il Wwf, tale accordo deve comprendere un chiaro impegno a tenere il riscaldamento globale al di sotto dei 2°C; ridurre, entro la metà del secolo, le emissioni di gas serra della metà rispetto ai livelli del 1990; assicurare l’attuazione di un mercato del carbonio a lungo termine. Per il Wwf, la sede multilaterale, e in particolare la Convenzione quadro sul Clima dell’Onu, è la sede per condurre i negoziati e raggiungere un accordo con impegni precisi e legalmente validi.

«Ma i Paesi più industrializzati, riuniti nel G8 hanno la responsabilità di dare impulso a tale processo – ha dichiarato Michele Candotti, segretario generale del Wwf Italia – impegnandosi in profondi tagli alle proprie emissioni e imprimendo un impulso ai finanziamenti per l’efficienza energetica e le energie rinnovabili anche nei paesi in via di rapido sviluppo e nei paesi più poveri. Anche gli attori tradizionalmente più refrattari ai cambiamenti indotti dalle crisi ambientali,come ad esempio l’industria ed il mondo della finanza, hanno ora intrapreso senza esitazione la strada del cambiamento e dell’innovazione in chiave ecologica. È questo un segnale che vorremo che anche i governi d’Europa ascoltassero con molta attenzione per non essere travolti da questa ?ondata? inevitabile e restare rinchiusi in un ruolo di semplici spettatori del cambiamento».

(Fonte Wwf)

I danni alla biodiverisità

Tempo di lettura: 2 minuti

I danni delle fiamme non si limitano al mondo vegetale, ma coinvolgono pesantemente anche quello animale. Una recente ricerca dell’Università degli Studi di Palermo (i cui risultati sono stati condivisi con il Corpo Forestale dello Stato e verranno pubblicati a breve sulla rivista di aggiornamento tecnico-scientifico della Forestale, Silvae) fornisce un preciso quadro di riferimento.
Lo studio ha il titolo «La perturbazione da incendi nella comunità di Vertebrati terrestri nei boschi mediterranei», ed è articolato in una tesi di dottorato di ricerca e in quattro tesi di laurea, realizzate presso il Laboratorio di Ecogeografia ed Ecologia Animale del Dipartimento di Biologia Animale dell’ateneo palermitano.
Gli scienziati hanno tenuto sotto osservazione per quattro anni un’area protetta di 1.200 ettari di querceti e macchia mediterranea colpita nel 2001 da un incendio, per verificare i tempi e le modalità di ricolonizzazione della fauna selvatica sfuggita alle fiamme. L’area è stata monitorata a intervalli fissi rendendo così possibile la ricostruzione di una sequenza post-incendio. Per una maggior affidabilità statistica, e per la creazione di un modello di riferimento, i risultati sono stati verificati sovrapponendoli a quelli ottenuti in aree di controllo, nella sequenza temporale: 1 anno, 4-5 anni e, a stadi intermedi, fino a boschi maturi.
I risultati sono stati i seguenti: la diversità ecologica (misurata come ricchezza specifica) nelle aree bruciate da 1-2 anni è in media di 20-22 specie contro le 48-50 delle aree di confronto. L’incendio provoca la sparizione locale di circa il 55-60% delle specie animali che formano la comunità tipo di vertebrati mediterranei.
Le specie che per prime hanno ricolonizzato le aree bruciate, praticamente subito dopo l’evento, sono le più opportuniste e generaliste: merlo, gazza, topolino domestico. Tra le specie protette e vulnerabili, incluse nella Lista Rossa dei Vertebrati d’Italia, prima presenti nell’area, si sono estinti localmente: quercino (piccolo roditore), rospo smeraldino, tartaruga terrestre di Hermann. La densità di popolazione di almeno 6 specie, in Sicilia rare e minacciate: martora, moscardino (piccolo roditore), ghiro, tordela, rigogolo (passeriforme), raganella, discoglosso (anfibio simile alla rana), è diminuita notevolmente.
Dopo l’incendio la scarsezza di predatori quali martora, volpe, gatto selvatico e allocco, morti tra le fiamme o che si sono allontanati dal territorio, ha scatenato un invasione del ratto nero, competitivo con micromammiferi rari e specializzati come il quercino, il ghiro e il moscardino.
In poche parole, l’incendio impoverisce la fauna in termini di diversità, la banalizza, e permette il proliferare di specie come il ratto, preoccupanti anche dal punto di vista igienico-sanitario, prima tenute sotto controllo dai fenomeni di competizione e predazione.
I ricercatori concludono «per ripristinare la diversità tipica del bosco maturo, sono necessari almeno 25-30 anni, sempre che nel frattempo le stesse aree non vengano scosse da nuovi incendi, fatto che allunga indefinitivamente il recupero della successione e che disunisce inesorabilmente la biodiversità locale».

(Fonte Corpo forestale dello Stato)

Cenni di storia geologica

Tempo di lettura: 2 minuti

Per quanto riguarda la sua storia geologica, il Mediterraneo è il mare, con profondità rilevanti, più giovane del pianeta (Fredj e Laubier, 1985). La sua attuale posizione geografica si sovrappone, con un’estensione notevolmente minore, a ciò che nell’era Mesozoica (circa 220 milioni di anni fa) era occupato dal Mar della Tetide. Le profonde variazioni subite da questo antico mare, dovute al movimento delle masse continentali, a fenomeni di orogenesi e a variazioni del livello degli oceani, hanno dato origine al Mediterraneo. In particolare, durante il Cretaceo (circa 120 milioni di anni fa) il Mar della Tetide collegava l’attuale regione atlantica con quella indo-pacifica ospitando organismi di acque calde di tipo tropicale e sub-tropicale.
Nell’era Cenozoica, a partire dall’Oligocene (circa 30 milioni di anni fa), iniziò a ridursi e nel Miocene (tra 10 e 6 milioni di anni fa) rimase chiuso tra il continente africano e quello euro-asiatico; isolato prima dall’Indo-Pacifico e poi dall’Atlantico, acquisì la configurazione geografica dell’attuale bacino mediterraneo. Fu proprio questo isolamento, associato ad un bilancio idrico negativo, che determinò il quasi completo essiccamento del Mediterraneo (Messinian salinity crisis) provocando la quasi totale estinzione del biota originario della Tetide, soprattutto in acque profonde.
In questa fase i margini continentali furono sottoposti ad una intensa erosione, soprattutto dovuta all’azione dei fiumi, che diede origine ai numerosi canyon che incidono il profilo Mediterraneo dalla piattaforma fin giù lungo la scarpata continentale, l’area che oltre i 100-200 m scende con maggiore pendenza fino ad oltre 3.000 m di profondità. Durante il Pliocene (circa 5 milioni di anni fa), si ripristinò il collegamento con l’Oceano Atlantico, attraverso lo Stretto di Gibilterra, e così il Mediterraneo tornò a riempirsi e a ripopolarsi di specie atlantiche. La successione di periodi glaciali ed interglaciali verificatasi nel Pleistocene consentì, di volta in volta, l’ingresso di specie atlantiche di acque temperato-fredde o di acque calde sub-tropicali (Emig e Geistdoerfer, 2004).

I frutti antichi

Tempo di lettura: 2 minuti

Negli ultimi anni, nel momento in cui questa perdita di varietà locali è risultata evidente, si è cercato a diversi livelli di contrastare questo fenomeno. Si sono ad esempio formate associazioni senza scopo di lucro, tipo l’italiana «Civiltà Contadina», che ha ideato e realizzato diversi progetti contro la dispersione della biodiversità culturale e colturale presente nelle campagne italiane, con la realizzazione di una Banca dei semi, un progetto legato al recupero della antica razza di pollo Ancona, la costruzione di un frutteto storico, lo sviluppo del portale Biodiversità rurale e della Mappa del Cibo Locale.
Anche a livello comunale si sta facendo qualcosa. Ad esempio la Pro loco e il Comune di Casola Valsenio (Ravenna) propongono la «Festa dei Frutti Dimenticati» che si svolge annualmente il terzo fine settimana di ottobre, e che riguarda la presentazione e la commercializzazione di tutti quei piccoli frutti autunnali, come sorbe, noci, avellane, cazzeruole, cotogni, mele da rosa, pere volpine, corniole, melegrane, prugnoli, giuggiole, castagne, nespole, che non trovano spazio nella grande distribuzione, e di cui si è ormai perso (almeno nelle grandi città) il ricordo del gusto e del profumo. Gli agricoltori casolari commercializzano i piccoli frutti raccolti da vecchie piante sopravvissute ai mutamenti colturali o da nuove piante collocate dopo la ripresa di interesse verso il mondo contadino tradizionale e verso una alimentazione naturale che tenga conto del variare delle stagioni. La ripresa di interesse verso i frutti di un tempo è rivolta anche al recupero di antichi metodi di conservazione, lavorazione e consumo alimentare, un tipo di biodiversità, quindi, prettamente di tipo culturale.

Numerose iniziative volte alla creazione di banche di germoplasma e collezioni di antiche varietà coltivate, sono state messe in essere dagli Enti di ricerca. Diversi istituti di ricerca ed università lavorano in questo senso anche in funzione delle caratteristiche che queste varietà esprimono e che potrebbero essere di importanza per il mercato. È il caso di determinate proprietà nutraceutiche, di caratteri di resistenza a determinate malattie o caratteristiche ambientali, che potrebbero essere isolate e riprodotte in altre specie o altre varietà della stessa specie, o utilizzate per un rilancio della varietà sul mercato. Ad esempio si è scoperto che i frutti del nocciolo, relativamente al tipo di varietà considerata, possiede particolari proprietà nutraceutiche, ovvero oltre a possedere componenti nutrizionali caratteristici quali l’alta digeribilità e l’ipoallergenicità, possiede anche le proprietà curative di principi attivi naturali, di comprovata e riconosciuta efficacia. L’Enea, in collaborazione con diversi partner europei provenienti da Grecia, Spagna, Francia Slovenia e Portogallo sta attualmente svolgendo un progetto denominato «Safenut», finanziato con fondi della Comunità europea. Il progetto è incentrato sul recupero, l’identificazione e la gestione delle risorse genetiche tradizionali di Corylus avellana (Nocciolo) e Prunus dulci (Mandorlo) in ambito europeo, per la valorizzazione delle caratteristiche nutrizionali e nutraceutiche delle nocciole e delle mandorle, con aspetti legati sia alla salute umana sia a problematiche economiche e socio-culturali.

Effetti biologici

Tempo di lettura: 4 minuti

La scienza delle interazioni tra biosistemi e campi elettromagnetici divide lo studio degli effetti biologici secondo lo spettro delle frequenze, da cui gli effetti sulla salute dell’uomo dell’esposizione a campi Em statici, Elf, Rf: gli effetti cosiddetti acuti e temporanei sono noti e riguardano livelli di esposizione elevati, non presenti nella vita reale e quotidiana; oggetto di preoccupazione e di percezione di rischio sono soprattutto gli effetti di esposizioni prolungate (croniche) a livelli bassi.
Come già descritto, i campi Elf e quelli Rf hanno interazioni con la materia vivente molto diverse, e gli stessi studi già portati a termine consentono di individuare effetti biologici diversi, ricordando che l’esistenza di un effetto biologico non significa necessariamente l’esistenza di un danno o di un rischio per la salute. Anche se gli effetti, i bersagli ed i meccanismi biologici possono essere diversi, le procedure sperimentali sono nella maggior parte sovrapponibili per quanto riguarda Elf e Rf, anche perché i sistemi di indagine sono comuni allo studio degli effetti biologici già applicati sia alle radiazioni ionizzanti sia alla tossicologia ambientale.

I campi magnetici ed elettrici Elf interagiscono con i tessuti viventi mediante l’induzione di correnti e l’intensità di tali correnti è, per esposizioni che normalmente si riscontrano nel nostro ambiente, minore di quella delle correnti prodotte naturalmente all’interno del corpo.
La letteratura scientifica degli effetti biologici dei campi magnetici e dei campi elettrici Elf mostra la numerosità delle attività sperimentali messe in campo negli ultimi 30 anni per definire l’azione e l’interazione biologica di questo tipo di radiazione. Molte linee cellulari, tessuti, organi e sistemi animali sono stati a lungo investigati: il sistema endocrino, dove sono stati osservati, sia per il campo elettrico sia per il magnetico, variazioni negli ormoni circolanti e/o nei metaboliti di alcuni neurotrasmettitori; l’immunologico in cui sono stati osservati variazioni nella conta dei leucociti per il campo elettrico, ma effetti non consistenti, e non riproducibili per quanto riguarda il campo magnetico; il sistema cardiovascolare; il sistema nervoso, in cui sono stati osservati cambiamenti nelle trasmissioni sinaptiche e sono state riportate variazioni nei potenziali evocati. Il significato fisiopatologico di queste variazioni non è comunque chiaro, anche per la scarsa riproducibilità dei risultati finora ottenuti. La maggior parte di queste osservazioni rimangono comunque qualitative, e difficilmente si può costruire una curva dose-effetto, in quanto esistono effetti finestra, effetti tutto-nulla che rendono difficile trarre considerazioni generali. Non vi è comunque evidenza sperimentale, confermata, che i campi magnetici Elf possano influenzare la fisiologia ed il comportamento dell’uomo, alle intensità che si riscontrano in casa o nell’ambiente.
Nello studio degli effetti delle Elf, cambiamenti fenotipici nella struttura della cellula come risultato di una mutazione, non sono state mai comprovate. Alcuni studi isolati hanno mostrato una influenza sulla sintesi del Dna, sulla trascrizione e sulla divisione cellulare.
Il cancro è una malattia che comincia da un danno all’informazione genetica della cellula, quindi sulla molecola del Dna. Le sostanze che causano tale tipo di danno sono definite genotossiche. Le sostanze carcinogene possono non avere soglia


per i loro effetti: se la dose di sostanza genotossica somministrata si abbassa, diminuisce il rischio di induzione di malattia , ma non arriva mai a zero. Gli agenti genotossici possono attaccare vari tipi di cellule e possono causare più tipi di tumore. Ci sono molti approcci per misurare la genotossicità e la cancerogenicità: alcuni test sono in vitro altri in vivo, altri ancora hanno bisogno di entrambe le metodologie. Gli studi su animali possono essere utilizzati per vedere se l’esposizione causa cancro, mutazioni o danno ai cromosomi.
Vengono svolti da tempo esperimenti che investigano sulla cancerogenesi, in tutti i suoi aspetti, ma anche sulla valutazione di parametri biologici correlati con lo sviluppo, la crescita e l’attività metastatica del tumore, per aiutare la valutazione di impatto sanitario sulla insorgenza di malattia neoplastica dopo esposizione a Cem. A seguito dei risultati ottenuti in laboratorio, insieme con le risultanze degli studi epidemiologici, il campo Elf viene classificato dalla Iarc (Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro) come possibile cancerogeno, al pari di sostanze come il caffè o i sottaceti.

Quando il materiale biologico è esposto a campi elettromagnetici nell’intervallo delle Rf, la risposta termica è certamente l’effetto finale di una serie di reazioni precedute da numerosi processi prima molecolari e poi metabolici, che sono alla base del cambiamento della temperatura. Il cambiamento della temperatura può essere facilmente misurato in termini di effetto biologico, sia in colture cellulari, sia in un tessuto, organi, o organismi complessi. L’effetto termico prodotto dall’esposizione a microonde è ormai relativamente conosciuto e definito e le basi della citotossicità e del meccanismo bio-molecolare sono sufficientemente caratterizzate; così come sono noti fenomeni molecolari e cellulari di resistenza e tolleranza e la cinetica con cui si sviluppano. Ci sono comunque alcuni studi in cui sono stati osservati effetti biologici, definiti non-termici, il cui significato per la salute dell’uomo è ancora di difficile valutazione, anche perché non confermati da molti altri studi.
Gli effetti sulle cellule del sistema nervoso centrale e periferico sono difficilmente separabili in termini di termici e non-termici, per esposizioni ad alte frequenze, ma numerosi studi hanno dimostrato che il potenziale elettrochimico di queste cellule, a riposo ed in attività, può essere influenzato da Cem; sono stati osservati cambiamenti nelle trasmissioni sinaptiche e sono state riportate variazioni nei potenziali evocati. Il significato fisio-patologico di queste risposte non è ancora chiaro.
L’evidenza scientifica attuale indica che l’esposizione a bassi livelli di campi Rf, compresi quelli emessi dai telefoni mobili e dalle stazioni radio base, non inducono né favoriscono il cancro, poiché gli studi di cancerogenesi animale, a parte poche eccezioni, non hanno fornito evidenze convincenti di un effetto sull’incidenza di tumori. Ulteriori studi verranno svolti per accertare la rilevanza di questi risultati per il cancro nell’uomo.
Anche in test sperimentali effettuati in condizioni di ipertermia non è mai stato possibile dimostrare effetti mutageni (danno genetico), a livello cellulare, indipendenti da altri agenti. Un effetto di iniziazione con danno diretto al Dna non è stato mai dimostrato positivamente


dopo esposizioni a campi a radiofrequenza. Tuttavia, studi recenti supportano l’evidenza del danno strutturale al Dna in tessuti isolati da topi dopo esposizione non termica a campi Rf. I risultati relativi a questi studi potrebbero in ogni caso essere attribuiti a fattori diversi dal danno strutturale diretto da campi Rf.

Effetto serra – E i «sinks» diventano «sources» di anidride carbonica

0
Tempo di lettura: < 1 minuto

Nella torrida estate del 2003, boschi, foreste e suoli europei, invece di funzionare come «sinks» (assorbitori dell’anidride carbonica atmosferica), hanno funzionato come sorgenti di emissione, emettendo complessivamente 1 miliardo e 850 milioni di tonnellate di anidride carbonica, un fatto che non ha precedenti in Europa in questo ultimo secolo

Deforestazione – Ogni anno perdiamo 13 milioni di ettari

0
Tempo di lettura: < 1 minuto

In 20 anni distrutti 250 milioni di ettari: otto volte la superficie dell’Italia. Trasformazione d’uso della terra e taglio illegale degli alberi le cause principali del disastro. Il progetto europeo Flegt per frenare il fenomeno

Abstracts for the Seminar of Governmental Experts

Tempo di lettura: 5 minuti

Abstracts for the Seminar of Governmental Experts (16-17 May 2005) submitted by Luxembourg on behalf of the European Community and its Member States

The Climate Change Challenge

The EU holds the view that the impacts of climate change associated with a temperature increase of 2°C or greater, compared to pre-industrial levels, would be severe enough to be classified as dangerous. Recent scientific research has identified increasing risks above this level and indeed suggests that the risks of climate change may be greater than previously reported. Failure to limit climate change would increase the risk of severe negative impacts on all countries, and particularly on those developing countries most vulnerable to climate change impacts. Technological options for reducing emissions at reasonable costs over the long term already exist and will be most effective if applied as part of a portfolio of options. For some options more work needs to be done to turn them into competitive market options. Delays in action would necessitate greater emission reductions at a later date to meet the same temperature target and would increase the costs and the risks of irreversible damage.

EU Policies and Measures to achieve Kyoto targets: The European Climate Change Programme (ECCP)

How to prepare and implement practical policies and measures to achieve Kyoto commitments, while not limiting economic growth? This is the mission of the European Climate Change Programme: to help the EU decision makers identify the most costeffective measures and to drive forward the implementation of EU policies and measures. ECCP measures focus on issues with an EU dimension and complement Climate Change Programmes that Members States are implementing in their own country.

Since the launch of the European Climate Change Programme, a considerable number of EU measures have been adopted. Most importantly, the EU has implemented an emission trading scheme covering approximately 50% of CO2 emissions in the EU-25, notably of the energy-intensive sectors, so as to achieve emission reductions in the most cost-effective and flexible way. In addition, the “linking Directive” establishes the provisions and rules for enabling economic operators to use credits from Joint Implementation and Clean Development Mechanisms for compliance within the emission trading scheme. Other key measures, related among others to the energy supply and demand sectors, as well as to other gases, will also be addressed briefly. The presentation will aim to share the state of play and EU experience in the development of policies and measures, including lessons learnt, good practices and the planned new phase of the ECCP, that will pave the way for further reductions.

The Innovation challenge – Risks, urgency and opportunities

Climate change requires substantial changes in how the world produces and uses energy. As worldwide demand for energy and transport services will continue to grow, the reduction of greenhouse gas emissions will need to be realised through technologies based on lower carbon intensity per unit of service than current technologies. This risk of rapid


further growth in emissions calls for urgent policy responses. Technological change in all economic sectors will be required. How can we make sure that the technological innovation linked to ongoing investment cycles will reflect the needs of tackling climate change? Long lasting effects of today’s investment decisions could cause lock-in effects into high-emission pathways. What are cost efficient options to avoid this? Many technologies to reduce greenhouse gas emissions either exist already or are at an advanced pilot stage. However many promising technologies face very limited market uptake. How can be ensured that these technologies are taken up by mainstream markets? How can we enhance the transfer and diffusion of technologies across the world?

Two main complementary strategies will be further elaborated:
1. Pulling technological change or: how can we ensure the right incentives?
2. Pushing technological change or facilitating technological breakthroughs

Another issue that will be elaborated is how the UN process could open up for technological policy opportunities.

The investment challenge

The International Energy Agency has estimated that meeting global energy demand will require cumulative investment of around $16 trillion by 2030, for production and distribution, about half in industrialised countries, half in emerging economies and other developing countries. Significant investment is also underway in other sectors, notably urban infrastructure, transport, and building stock. The long-lived nature of these investments means that equipment built now will still largely be around in the middle of the century and decisive for long-term emissions profiles. The right choices will facilitate the transition to a low carbon future. However, the choice of inefficient technologies, infrastructures or technologies that are not compatible with future improvements, will lead either to stranded capital, or to “lock in” which will limit future options to tackle climate change. The challenge is to find ways to influence and to facilitate such decisions over the coming 10-20 years.

The international financial institutions have a key role to play in directing investment decisions, through integration of climate change considerations into their appraisal processes, and their influence on bilateral and commercial practices. However, the real challenge is to influence private investment decisions. A global carbon price is at the heart of creating the incentives needed to meet the investment challenge. The European Trading System is already making emissions trading a reality so that business can start to integrate climate policy into investment decisions, with a link to the Kyoto Protocol project mechanisms (CDM and JI) which provide a further innovative tool. However current arrangements appear inadequate given the scale of the investment challenge. We need to explore options (including e.g. mainstreaming of climate considerations in investment decisions in other policy areas) that build on and strengthen existing bases and provide the visibility and certainty needed to influence these globally crucial and urgent investment choices, particularly in sectors where there is a long period for capital stock turnover. A predictable global framework can provide this certainty.

Policy integration


challenge

The challenge is to integrate effective and appropriate responses to climate change in all relevant policy areas. Greenhouse gas emissions are related to processes and activities in other policy areas: development, land use, investment, transport and environment. For example: energy use is essential for social and economic development, but often leads to greenhouse gas emissions at the same time. On the other hand, emissions lead to climate change impacts that jeopardize development.

These other policy areas have countless other objectives, beyond combating climate change: e.g. access to energy and technology, economic development, combating air pollution, preservation of biodiversity and combating desertification. Co-benefits of policies on climate change and other areas may well exist. Often emission reductions are being achieved for reasons other than climate change, for example reduction of local air pollution for health reasons. The achievement of sustainable development objectives (for example related to energy, land use and local environmental problems) can go hand in hand with controlling greenhouse gas emissions. Likewise, policies aiming at the reduction of greenhouse gases can have benefits in other areas: e.g. developing technologies can lead to positive employment effects.

Approaches to optimise the positive synergies between climate change and other policy areas should be discussed. In this process key decision makers when it comes to e.g. economic development and investments in technologies must be involved. This implies involving stakeholders – both at the domestic and at the international level – other ministries (e.g. energy, development and transport), private sector, multinational corporations and multilateral organisations.

Adaptation and Sustainable Development

Climate change and its adverse physical effects will further impact on social and economic development prospects of nations and livelihoods of households and can have a strong negative impact on nature and biological diversity. Climate change is already happening. Therefore, addressing climate change should be part and parcel of sustainable development policies, including development cooperation and funding policies, now and in the future. Non-action leads to higher adaptation needs and endangers the achievement of the Millennium Development Goals.

Adaptation needs to be tailored into local, sub-national and national decision making to meet local needs and circumstances. Integration of adaptation concerns into sectoral decision-making is key, rather than developing stand-alone adaptation actions. Synergies should also be strengthened at all levels, including action taken under various multilateral environmental agreements (MEAs).

There is a need to increase awareness of climate change and its impacts among policy makers in all sectors. In addition to publicising the problem, knowledge of approaches, tools and methods to address the impacts effectively and efficiently should be enhanced. There is also a need to strengthen the understanding of cause and effect relations: the more successful mitigation efforts are, the less there is a need to adapt. There are also limits toadaptation.

Rifiuti – La Basilicata ha un nuovo modello di gestione

0
Tempo di lettura: < 1 minuto

È la gestione unitaria ed integrata, in cui l’insieme delle attività, dalla realizzazione e gestione degli impianti all’effettuazione del servizio di raccolta, è svolto da un unico soggetto

Qualità dell’aria – Entro il 2015 va ridotto il PM[P]2,5[/P]

0
Tempo di lettura: 3 minuti

La direttiva, oltre a confermare i precedenti limiti per i principali inquinanti, stabilisce che gli Stati membri portino entro il 2015 i livelli di PM2,5 nelle aree urbane al di sotto dei 20 microgrammi/m3 e riducano entro il 2020 l’esposizione del 20% rispetto ai valori del 2010

Manfredonia – Borsette dalle pelli di spigola

0
Tempo di lettura: < 1 minuto

L’idea originale di una giovane imprenditrice foggiana permette di trasformare il costo di smaltimento dei rifiuti in un investimento. In Islanda il pesce di scarto di un allevamento ittico è conciato grazie ad olii vegetali con procedure a basso impatto ambientale